Conferenza stampa - Gasperini: "Ferguson ha ancora dolore a calciare. Hermoso domani non c'è"
Domenica 23 novembre alle ore 15:00 la Roma sarà di scena allo Zini di Cremona per la dodicesima giornata di Serie A. Oggi alle ore 13:30 il tecnico giallorosso Gian Piero Gasperini parlerà nella consueta conferenza stampa della vigilia della partita. Vocegiallorossa.it vi riporterà in diretta le dichiarazioni del tecnico.
Su Ferguson. Come lo ha visto in settimana?
«È comunque un ragazzo giovanissimo che arriva in un altro paese, con altre esperienze, quindi un po’ di adattamento lo deve avere: sia nel modo di giocare le partite, sia nel modo di allenarsi, sia nella vita, perché è stato catapultato in un’altra dimensione. Magari ha avuto bisogno di un po’ di tempo per reintegrarsi anche con i compagni nuovi. Purtroppo, quando l’ho messo in campo la domenica, dopo neanche un minuto è dovuto uscire per quella distorsione alla caviglia. In generale, però, con ragazzi di questa età bisogna avere la pazienza di aspettare un attimo. Non ha recuperato a pieno il problema alla caviglia, ha ancora un po’ di dolore quando calcia o colpisce la palla, e questo lo limita. Però ha grande volontà e grande voglia di fare, e sicuramente durante la partita questi piccoli acciacchi vengono superati».
La Roma è prima in classifica in un campionato con squadre costruite per obiettivi molto più ambiziosi. Molti parlano di un’impresa. La sensazione, però, è che questa squadra non sia ancora al 100% del suo potenziale e che abbia ancora margini di miglioramento. Se così fosse, ci sarebbe davvero da divertirsi. Quanto manca per vedere la sua Roma ideale? A che punto è la squadra e a che livello si sta esprimendo?
«È difficile, non è che si possano dare percentuali così, in assoluto. Secondo me questa squadra sta dando molto: tutti i ragazzi sono nella condizione sia mentale che motivazionale. Non parlerei di impresa, perché dopo 11 partite non si può parlare di impresa, però sicuramente la strada tracciata è molto buona, molto positiva. La cosa più positiva è la nostra sensazione che la squadra sia cresciuta sul piano tecnico: questa è la base. Poi è difficile dire che ci stiamo già esprimendo al massimo delle nostre potenzialità, altrimenti non saremmo in quella posizione di classifica. Sicuramente possiamo avere dei miglioramenti, dei margini, non tanto sul piano atletico, dove stiamo bene, quanto su quello tecnico. Stiamo facendo giocate sicuramente migliori rispetto a qualche settimana fa e abbiamo una coralità di gioco superiore rispetto a un po’ di tempo fa».
Esistono ancora margini di miglioramento?
«I margini ci sono sempre, sono infiniti. Ce li hanno le squadre, ce li hanno tutti. Poi dopo si lavora proprio per quello».
Dopo la sosta c’è sempre l’incognita della ripresa per le grandi squadre: molti nazionali rientrano tardi, alcuni stanchi, altri infortunati. Come stanno i giocatori rientrati dalle Nazionali? Sono pronti ad affrontare tre partite di fila molto complicate? E ci può dare aggiornamenti anche su Angelino e Dybala?
«Angelino ha ricominciato a lavorare, anche se ancora in modo individuale. Sta facendo buoni allenamenti, ma questa è una situazione che dipende un po’ dai medici. Dybala e Bailey stanno lavorando insieme, secondo me sono abbastanza avanti, però anche qui abbiamo bisogno dell’ok dello staff medico. Per quanto riguarda i nazionali, come in tutte le pause, questa volta sono arrivati un giorno prima rispetto alle altre settimane. In generale si sono comportati molto bene, hanno giocato quasi tutti. Da giovedì ci siamo riaggregati completamente: abbiamo fatto due buoni allenamenti, giovedì e venerdì, e cerchiamo di ripartire da dove ci siamo lasciati, anche se per tutti la ripresa dopo la sosta porta sempre un po’ di incognita».
Volevo tornare sull’attacco. Fino alla sosta di ottobre, fino a Firenze, la Roma faticava a produrre occasioni da gol. Da Roma-Inter in avanti, invece, la squadra crea molto di più, anche se la media realizzativa è rimasta simile. Dobbiamo aspettarci un’evoluzione nella produzione e nella concretizzazione, oppure questa è più o meno la media che resterà?
«Come ho detto prima, cerchiamo sempre di migliorarci. Va anche detto che nelle ultime settimane abbiamo avuto fuori Dovbyk, Ferguson, Dybala, Bailey… praticamente tutti gli attaccanti. Quando ti mancano tutti nello stesso reparto, qualche difficoltà è normale averla. Credo che, paradossalmente, abbiamo migliorato la capacità di creare occasioni da gol e, di conseguenza, abbiamo fatto anche qualche gol in più. Quando dico che la fase offensiva coinvolge tutta la squadra, mi riferisco anche a situazioni come l’assist di Mancini per Celik: andiamo alla ricerca di sfruttare le caratteristiche che abbiamo in questo momento, con i giocatori a disposizione. Anche domani sarà così: cercheremo di mettere i ragazzi nelle condizioni migliori per esprimersi. Non possiamo andare a cercare soluzioni che al momento non abbiamo, perché alcuni giocatori sono fuori».
Che tipo di giocatore è Tommaso Baldanzi nel suo schema e quali possibilità ha in questo terzetto d’attacco?
«Le caratteristiche le conoscete tutti benissimo. In caso di emergenza, come è successo con l’Udinese in un momento di difficoltà, se avessimo avuto degli attaccanti disponibili magari non avremmo scelto quella soluzione. Però, in un momento di emergenza, credo che lui abbia delle capacità per giocare in quel ruolo. Gli mancano probabilmente altre caratteristiche, ma è un giocatore duttile, tecnico, molto rapido, e in certe situazioni vicino alla porta può diventare molto pericoloso. Magari non è propriamente il suo ruolo, o chissà, magari lo diventerà, perché ha sempre giocato in altre posizioni, però in questo momento è un giocatore efficace per noi. È stato molto bravo con l’Udinese. Messo in certe condizioni può fare comunque bene. Negli allenamenti di queste settimane ha fatto vedere cose importanti, ma è chiaro che, per caratteristiche, alcune cose gli mancano».
La Roma può giocare anche in futuro senza centravanti? Perché Pisilli fa fatica a giocare?
«Si può giocare in tanti modi a calcio, ma l'importante è che sia efficace. In carriera ho avuto Zapata e Milito, ma con l'Atalanta ho fatto 98 gol in campionato senza centravanti con Ilicic, Gomez e Pasalic. Bisogna vedere in campo le soluzioni, le capacità e la tecnica. Ci sono diversi momenti nella partita, ma è importante avere soluzioni diverse in attacco. Pisilli ha fatto un gol straordinario in Under 21, lì segna con continuità. È tra i giovani più interessanti del nostro calcio, ma qui ha davanti Koné, Cristante ed El Aynaoui. Ho puntato più su di loro, ma gli devo sicuramente qualcosa. Giocheremo 16 partite consecutive e il periodo più duro sarà tra dicembre e gennaio, ci sarà bisogno di tutta la rosa. Io ho usato un nucleo largo di giocatori, mentre altri come Pisilli non hanno giocato tantissimo. Ma arriverà il momento in cui la rosa diventerà fondamentale, ora se stai fuori 2 settimane salti 5/6 partite e lì verrà fuori anche la potenzialità della rosa e la possibilità di vedere chi ha giocato meno».
La Roma ha perso entrambe le partite, due sconfitte molto diverse e con episodi che hanno indirizzato lo svolgimento dei 90 minuti. È un aspetto sul quale ha lavorato? Ha percepito un possibile allarme dal punto di vista mentale? Oppure è stato solo frutto della casualità? E, inoltre, Hermoso sarà a disposizione domani?
«Non c’è niente di casuale. Quando siamo andati in svantaggio abbiamo quasi sempre perso: l’unica che abbiamo ribaltato è stata Firenze. È sempre un’evoluzione: man mano che acquisisci capacità realizzative riesci a superare anche un episodio sfortunato. Se hai la convinzione e la capacità di fare più gol, superi anche questo tipo di situazioni. È un processo di crescita anche questo. Hermoso è stato fermato ieri: ha un fastidio che adesso andrà valutato, ma per domani non c’è».
In questi giorni ha avuto modo di riflettere di più sulla squadra e immagino abbia parlato anche con i dirigenti. Ha percepito un po’ di preoccupazione, considerando che oltre alle emergenze ,che capitano sempre, ora mancheranno altri due giocatori importanti per la rosa? E rispetto al mercato, dato che spesso si muove solo negli ultimi giorni mentre sarebbe utile intervenire prima, come vede la situazione? È preoccupato, anche alla luce della grande occasione che offre la classifica?
«Questa è la realtà. Non possiamo fare niente per modificarla, quindi dobbiamo guardare avanti e affrontare la situazione giorno per giorno, in base alle difficoltà che avremo. È chiaro che partiamo da due giocatori che hanno giocato molto e che rappresentano una componente forte di questa squadra, però era una cosa che si sapeva, non è che ci è caduta addosso all’improvviso. Dovremo rimediare in altro modo, e lo faremo».
Dal derby in poi Rensch ha giocato meno di 30 minuti complessivi in campionato. Può essere un’alternativa per domani?
«Ha giocato così poco perché Wesley e Çelik sono stati straordinari: hanno avuto un rendimento strepitoso e sulle fasce siamo diventati forti, o perlomeno competitivi. Hanno fatto partite di livello e quindi lui ha trovato meno spazio, ma questo non toglie nulla a Rensch, che rimane comunque quello che nel derby e nelle ultime gare ha fatto bene. Domani può essere un’alternativa: mancando Hermoso, le opzioni sono quelle di un difensore, oppure di aggiungere un esterno e riportare Çelik dietro. C'è Tsimikas, dietro ci sono Ghilardi e Żółkowski, e tra questi ci sarà la scelta per domani».
Montella ha ipotizzato uno stop del campionato a marzo per favorire la preparazione dei play-off. Cosa ne pensa dal punto di vista tecnico e tattico, considerando i tanti impegni che avrà la Roma?
«Il problema delle partite e degli stop per le Nazionali è un problema mondiale. Il numero di gare è salito in modo esponenziale per tutte le competizioni, sia quelle di club sia quelle delle nazionali. Questo ha creato un numero di partite altissimo, soprattutto per i giocatori convocati in nazionale, e determina un maggior numero di infortuni. Se una volta si giocavano 30 partite, adesso se ne devono giocare 60, forse anche di più con le nazionali. Si discute continuamente sulla riorganizzazione dei campionati e delle nazionali. Fermare il campionato a metà stagione, a me, non piace. Dedicare invece un periodo specifico alle nazionali e concentrare tutto lì, forse sì».
Ghilardi e Ziolkowski sono pronti per essere titolari nella Roma?
«Sono entrambi giocatori a disposizione e selezionati attentamente dalla Roma. Possono essere titolari».
Quando la posizione della Roma smetterà di essere, nella sua testa, frutto del caso? E, a margine, lei crede ai miracoli?
«Di casuale non c’è nulla. Il casuale può esserci dopo pochissime partite: alla prima o alla seconda giornata vinci due gare e sei primo, ma significa poco. Dopo 11 giornate significa qualcosina: vuol dire che una striscia l’abbiamo fatta, ma non è una cosa definitiva. Sicuramente dopo il girone d’andata è più veritiero, perché hai incontrato più o meno tutte le squadre. Quello che conta è solo la fine. Il resto non conta. Mi ha chiesto dei miracoli? Miracoli no. L’ultimo che ha fatto un miracolo è finito male. Non bisogna fare miracoli, bisogna lavorare. Quando dico che siamo liberi di sognare, intendo questo: bisogna sognare, perché i sogni che si avverano sono rarissimi. Ti ricordi i sogni e gli incubi, questo è un bel sogno: almeno te lo ricordi per un po’ e lo vivi bene per un pezzo. Quelli che si avverano sono rarissimi, veramente pochi. Ed è anche presto, perché abbiamo appena iniziato».
A che punto è Tsimikas? Lo abbiamo visto poco e, quando lo abbiamo visto, non ha convinto appieno. Che difficoltà sta incontrando il ragazzo?
«Tsimikas è uno di quelli che hanno giocato un po’ meno, perché qualcuno davanti ha fatto molto bene e poi, per fortuna, nel calcio le cose cambiano: a volte basta una partita. Ci sono gli esempi di Çelik, di Hermoso, di Pellegrini. Nel calcio ci sono dei momenti che, se li sai sfruttare, ti cambiano la stagione. Alcuni di loro, come dicevamo prima con Ferguson, arrivano magari da una lunga inattività. Nel calcio basta poco per cambiare le cose».
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