Sabatini: "Zeman non è delegittimato, gli dobbiamo molto. Non sono pentito di averlo preso. Il possibile cambio rientra nelle nostre idee"

28.01.2013 13:35 di Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Sabatini: "Zeman non è delegittimato, gli dobbiamo molto. Non sono pentito di averlo preso. Il possibile cambio rientra nelle nostre idee"
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Dopo la presentazione di Torosidis, ha preso la parola il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini:

Ieri squadra molto disorganizzata, al contrario di altre volte. Sta finendo il rapporto con Zeman?
"Si sta vivendo un rapporto, ci sono alcune cose che andrebbero rivisitate, ritengo che il livello della partita sia stato offerto perché c'era un preambolo dato da altre cose. C'è stata un'osservazione fatta dal mister e un'altra fatta dal direttore generale, è normale che uno dica una cosa e che un altro risponda. La partita è stata bruttina, anche se stiamo celebrando funerali per risultati che non dovrebbero prevederlo. Non siamo contenti, ma nelle ultime partite la squadra ha vinto due volte e pareggiato due. Ci interroghiamo circa le nostre possibilità reali e metteremo a punto le nostre strategie per attuare quel che vogliamo fare".

Zeman è a rischio?
"Zeman è un allenatore che ha scelto la Roma e che la Roma ha scelto quasi in maniera euforica, pensando che lui avrebbe fatto prevalere nella psiche una voglia di fare calcio non dico garibaldino ma propositivo, arrogante e prepotente, che avrebbe voluto sempre schiacciare l'avversario con un'azione dinamica. In questo lui è riuscito, è un'esigenza forte perché crediamo che la gente che viene a vedere le partite meriti una squadra che giochi calcio di questo genere. Qualora andassimo a fare correttivi, li faremo sempre indirizzati da quella parte. Zeman ha centrato questo obiettivo, la squadra ha il miglior attacco del campionato, il che non delinea una squadra formidabile ma una squadra che quella cosa la sa fare. Con molto coraggio ha immediatamente capito le potenzialità di calciatori che potevano o essere migliorati, come Lamela, o che potevano essere lanciati. Un bel segmento del suo lavoro è stato apprezzato dalla società. Si arriva però a una situazione di una poca soddisfazione rispetto a quello che la squadra riesce a produrre. Ci fermeremo, ci interrogheremo circa i motivi che ci hanno portato o meno a far cose congrue rispetto alla richiesta. E' una fase di studio che contempla anche l'idea di poter cambiare l'allenatore, molto marginalmente perché è un allenatore che ha fatto bene e del quale siamo contenti. Non siamo condizionati dalle dichiarazioni, rivendute come un attacco ai dirigenti. Lui ha citato l'assenza di un regolamento che lo avrebbe aiutato, cosa detta senza un secondo fine. Non c'è questo rapporto tra di noi, non mi sono sentito minimamente sfiorato. Ho rilevato cose che ha detto, alcune giuste e altre meno giuste. La questione relativa al regolamento è una questione pigra, lui sa che un regolamento esiste e che è un regolamento generale che tutte le squadre hanno. Stiamo pensando di fare un regolamento definitivo per il calciatore della Roma, un regolamento futuribile che colmi le richieste di una società attiva, che ha un progetto preciso con obiettivi stabiliti. Quel calciatore che agirà per quella società dovrà rispettare quel regolamento. Quando si è parlato di indisciplina, devo premettere che il gruppo dei ragazzi che ci fa mancare qualche punto in classifica non può essere attaccato come gruppo di ragazzi non in gamba. Sono ragazzi fortissimi dal punto di vista interiore. Sono 25, qualche esuberanza c'è ma ci mancherebbe altro, ma sono persone serie e mai, né questa né la scorsa stagione, abbiamo incrociato giocatori svogliati. Hanno piccole debolezze, come tutti".

Non pensa che dall'inizio della stagione si siano accumulati problemi irrisolti e che alla fine di ogni episodio sono sempre state accampate scuse? E' il momento di una presa di responsabilità complessiva?
"Per mia tendenza, e per quella del resto della dirigenza, so di dover prendermi responsabilità e quando. Abbiamo anche notato alcune cose che sono state proposte in modo sbagliato, come il sofisma di fine settimana. Dirò queste cose anche ai soggetti cui sono dirette, ogni volta  che presentiamo una partita non parliamo mai di calcio, alcuni argomenti andrebbero trattati per quel che devono essere. A volte viene fuori la disciplina, che è appannaggio dell'allenatore e lui lo sa molto bene. C'è una società che vigila complessivamente sui comportamenti, ma la disciplina spicciola come quella di arrivare in orario ed ottemperare a tutte le regole dell'educazione è roba dell'allenatore. Il sabato si arriva a parlare di una partita e si parla di un regolamento o di una fuga d'amore di un giocatore. Difficilmente si è parlato di calcio, c'è una partita di calcio e non un altro argomento. Questa è responsabilità dell'allenatore con la collaborazione dei giornalisti, anche se non sto dicendo che è colpa della stampa. Mi piacerebbe centrare di più gli argomenti che riguardano la partita e le difficoltà delle partite".

La fase di studio dell'allenatore durerà fino a venerdì?
"La riflessione si rende obbligatoria per questo ambiente, è abbastanza problematica. Se la domanda riguarda un possibile allontanamento non rispondo".

Qual è stato l'errore più grande nell'aver riportato Zeman a Roma e l'errore più grande commesso dalla dirigenza?
"Non vivo come errore più grande aver riportato Zeman alla Roma, non lo ritengo tale perché Zeman ci ha dato cose importantissime che saranno godute da questa società. Spero che sia lui a produrre ancora numeri migliori, il fatto di aver messo in campo un diciottenne che altri non avrebbero portato neanche in panchina è un grande vantaggio che non mi fa mai rammaricare di aver preso Zeman. Ora deve essere straordinariamente bravo a coagulare altre cose rispetto a quelle che ha già fatto".

I tifosi si sono riconosciuti nella partita di Firenze. Quella partita e quel modulo possono essere un segnale da seguire, contrariamente a quanto detto dall'allenatore?
"Qualora avesse detto così, sarebbe stata una grande contraddizione. Ho vissuto bene quella partita, la squadra ha reclutato qualità che erano mancate, come voglia e ferocia. Lo ha fatto con strumenti e strategie diverse. Bellissima partita, ma non più bella di quella col Milan. Dal punto di vista emozionale quella di Firenze è valsa di più perché ce la siamo giocata in maniera epica, lì lui ha dimostrato a se stesso di poter fare tante altre cose che non ho il minimo dubbio possa fare, è una scelta che rispettiamo".

Sarà la proprietà a decidere del suo futuro o si assumerà delle responsabilità?
"So che questa proprietà sa dove vuole andare, mi ha trasferito il suo pensiero. Vogliono costruire cose inimmaginabili fino a un po' di tempo fa. Mi sento una cosa in mezzo a tantissime altre, accetterò di continuare solo se sarò certo di aver fatto il massimo e bene, a volte le due cose non coincidono. Aver lavorato  indolentemente mi metterebbe in seria difficoltà, aver lavorato al massimo senza aver ottenuto risultati mi farebbe pensare".

La riflessione che state facendo dell'allenatore comporta il guardarsi intorno?
"Non stiamo vagliando candidature, le candidature si vagliano tutti i giorni. Non è un vizio professionale, è un dovere. Appena vedo una squadra vincere tre partite cerco di vedere se l'allenatore le vince in maniera spettacolare, se è vecchio, fortunato o esordiente".

Non crede che i rapporti che Zeman ha coi calciatori possa metterlo sulla graticola?
"E' una domanda corretta, tra i problemi di quest'annata c'è l'incancrenirsi di alcuni rapporti, che magari Zeman non sente come rapporti cancerogeni e i giocatori sì. Alcuni giocatori dovranno essere recuperati al meglio, non è un'imposizione che posso fare perché c'è totale autonomia. Con l'allenatore mi esprimo con la speranza di cogliere qualcosa di utile. C'è bisogno di una normalizzazione dei rapporti con tutti, la squadra deve essere unita intorno a un progetto tecnico".

In caso di cambio, cercherete una soluzione tampone o un allenatore che possa andare avanti? La Roma ha bisogno di un allenatore normale?
"La Roma ha bisogno di un allenatore normale ma che abbia carisma, è una cosa che valuteremo più avanti tenendo presente questa indicazione".

Cosa può influenzare le vostre valutazioni? Rientrerà in esse l'opinione della squadra?
"Non ho mai ascoltato il parere di un giocatore sull'allenatore. Sarebbe una cosa tragica, un dirigente può osservare alcune reazioni, ma consultarsi con i giocatori è un errore da non fare, io non l'ho mai fatto. Fu quasi decisivo il pianto di Zeman a Genova, dove aveva giocato col Pescara. Dopo quella partita notammo quella commozione che ci ha presi, anche se fu casuale. Se quello è stata una piccola spinta, basterebbe molto meno, come vedere l'allenatore relazionarsi in una certa maniera o l'allenamento di domani, per sospendere una decisione o per cambiarla. Siamo in attesa di capire, parlando anche con il mister, vogliamo venir fuori da questo limbo. Vogliamo essere una squadra che lo sia tutte le domeniche. Ieri lo siamo stati poco, nelle partite precedenti invece ho visto una squadra all'altezza. Oggi non ci siamo incrociati".

Riconosce una responsabilità alla società per non aver fornito al tecnico una squadra congeniale al suo modo di giocare? La squadra ha seguito l'allenatore?
"La Roma ha dato a Zeman tutto quello di cui aveva bisogno. Tutto è stato fatto in concerto, tranne Torosidis del quale però era informato. Ho voluto fare un'operazione rassicurante nonostante il fatto che lui possa non essere il suo ideale tecnico-tattico. Per il resto abbiamo sempre fatto le cose insieme, lui ha potuto controllare i calciatori che la Roma stava prendendo e li ha avallati con grande soddisfazione. Non ci sarà e non ci può essere frizione, e devo riconoscere a Zeman che è stato molto celebrativo rispetto all'organico che ha, la maggior parte delle volte ho visto allenatori che puntualizzavano sui calciatori, Zeman continua a definire il gruppo molto competitivo".

Lo scorso anno l'ipotesi dell'esonero di Luis Enrique era un tabù, quest'anno viene contemplata.
"La parola esonero non è mai stata utilizzata da noi. Era un'esperienza diversa, un momento diverso. Bisogna sempre contestualizzare".

Non pensa che dopo questa conferenza Zeman sia delegittimato?
"Lui non ha detto che i giocatori fanno quello che vogliono, la disciplina dipende dall'allenatore. Fosse così, la società lo proteggerebbe. I calciatori fanno quello che l'allenatore dice loro di fare, sono dinamiche accettabili. Non penso assolutamente che sia delegittimato, sono qui perché non posso farne a meno. Sapevo di dover rispondere a domande, non sono venuto ad esonerare Zeman. Pensiamo di rimettere a posto le cose, passando anche da Zeman 2. Questo non è un modo tiepido, ma chiaro, di stare vicino a una persona. Denuncio cose che vanno corrette, mi pare un modo chiaro. Mi pongo di fronte a tutti voi dicendo che la cose vanno migliorare. Dobbiamo risolvere il problema, vedremo come. Non sto esonerando Zeman, stiamo in un momento di studio. Ci sono tante decisioni che potremmo prendere prima di esonerare Zeman. Non è una delegittimazione, sarebbe prendere ulteriore forza. Fate conto che questo sia uno spartiacque e abbiamo rimpastato il governo. Il primo governo non ha perso la fiducia, noi a Zeman dobbiamo già l'esordio e il miglioramento di alcuni giocatori. Io faccio una dichiarazione di grande fiducia, gli dobbiamo il miglior attacco della Serie A, ma anche un certo cammino sbilenco e dobbiamo vedere se si riesce a correggere".

Nel caso in cui dovesse interrompersi il rapporto, sarebbe il secondo errore della dirigenza. Lei pensa che questo calcio sia attuabile a Roma?
"Ci interroghiamo sempre su questa cosa. E' ridicolo che Roma produca un effetto soporifero e Milano esalti i sensi dei giocatori. Ho in bacheca appesa più di una dichiarazione di gente che soffre, si allena e ride. Trigoria a volte produce l'effetto contrario, dobbiamo lavorarci molto. Non ci vorrà poco. Anche io mi faccio domande, ma mi rispondo anche che un percorso è fatto di tante scelte, alcune giuste e altre meno. Dobbiamo rimanere in piedi e capire come distribuire le responsabilità. Non dobbiamo abbandonare le persone ma peggio sarebbe non prendere decisioni, che riguardino gli altri e noi stessi".

Prima di Zeman sono stati contattati Montella, Villas-Boas e altri allenatori. A distanza di cinque mesi, può dire che avete fatto un errore a prendere Zeman?
"No, perché i nomi evocati sono alcuni veri e altri no, alcuni prendibili e altri no. Non si sceglie il primo allenatore che capita, alcuni potevano allenare qui e altri no. Qualsiasi cosa dovesse succedere non sarò mai pentito di aver preso Zeman. Sarà importante per la storia di alcuni giocatori e della Roma".