Roma-Sampdoria 1983: la legge dell'Olimpico
Era il quarto anno della presidenza di Dino Viola, quel 1982 – ’83 e l’obiettivo principale, dichiarato più volte dal massimo dirigente giallorosso, era quello di riportare la Roma ai vertici del calcio italiano ed europeo. L’ingegner Viola aveva rilevato la società dal suo predecessore Gaetano Anzalone con un annuncio reso pubblico il 16 maggio 1979 dallo stesso presidente uscente che, in lacrime, dichiarò il suo amore per la Roma ed i suoi tifosi. La gestione tecnica della squadra fu affidata al “Barone” Nils Liedholm che aveva conquistato nella stagione 1978 – ’79 lo “scudetto della stella” con il Milan davanti all’imbattuto e sorprendente Perugia di Ilario Castagner. L’ allenatore svedese approdò alla corte di Viola da campione d’Italia, quindi, in quell’estate del 1979, desideroso di raggiungere obiettivi importanti anche con i colori giallorossi. Il successo tricolore era stato sfiorato già al secondo anno della sua gestione, nel 1980 – ’81, quando vari piccoli episodi sfavorevoli non permisero il raggiungimento dell’ambito traguardo. Dopo un terzo posto ottenuto nell’’81 – ’82 alle spalle dell’accoppiata Juventus – Fiorentina, i tempi erano maturi per riportare nella capitale ciò che mancava ormai da ben quarant’anni.
ROMA - SAMPDORIA Il campionato più bello del mondo, così definito a seguito della vittoria degli azzurri di Bearzot nel Mundial di Spagna nella torrida estate del 1982, iniziò il 12 settembre dello stesso anno. La Roma quel giorno s’impose per 3-1 in trasferta a Cagliari. Da quella giornata in avanti la società capitolina condurrà un campionato di vertice che la vedrà in testa alla fine del girone d’andata, cosa che non succedeva dal 1942, anno della grande affermazione tricolore. Si arrivò quindi alla terza giornata di ritorno, il 30 gennaio 1983. Ospite quel giorno all’Olimpico era la Sampdoria del mister Ulivieri che, nella gara d’andata, aveva dato il primo dispiacere stagionale ai tifosi giallorossi prevalendo per 1-0. Arrivava con una fama di “castiga – grandi” per aver imposto pesanti stop ad altre squadre di vertice di quella stagione. Liedholm per affrontarla schierò questa formazione: Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Valigi, Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, di Bartolomei, Jorio. La Samp rispose con: P. Conti, Ferroni, Pellegrini, Maggiora, Guerrini, Bonetti, Bellotto, Scanziani, Mancini, Brady, Vullo. Ad arbitrare l’incontro il signor Redini di Pisa. Mancava l’asso brasiliano Falcao che, dopo aver saltato per squalifica la gara precedente in trasferta a Verona, dovette questa volta restare fermo per un piccolo problema ad un piede, pare un’unghia incarnita. A sostituirlo quel giorno in formazione fu schierato Claudio Valigi. La sua assenza pesò in maniera determinante nella costruzione del gioco; mancò tantissimo la sua regia e la sua visione del gioco. La compagine giallorossa si buttò spesso all’attacco per sbloccare il punteggio ma le idee erano confuse. Al 16° minuto del primo tempo Ulivieri getta nella mischia Renica facendo uscire Vullo e la Sampdoria riesce a creare dei problemi alla porta difesa da Tancredi. Si arriva finalmente al 36°: azione personale di Jorio che raccoglie palla lungo la linea che delimita l’area di rigore blucerchiata. Si libera di alcuni avversari in dribbling e lascia partire un tiro potentissimo che finalmente viola la porta di Paolo Conti, Roma in vantaggio. Maurizio Jorio si rivelerà il migliore in campo nell’arco dei novanta minuti, non solo per la rete realizzata; sarà l’unico degli uomini di Liedholm a rivelare maggiore lucidità in una giornata davvero difficile. Il primo tempo termina con il vantaggio conseguito dal numero 11 giallorosso. Inizia la seconda frazione di gioco e la luce si spegne, la tensione cresce e le idee scarseggiano. Chiorri, subentrato a Bellotto ad inizio ripresa, per poco non approfitta di un disimpegno compiuto con leggerezza dalla difesa giallorossa. Franco Tancredi ha il suo bel da fare per contrastare gli attacchi dei blucerchiati. I giallorossi sfiorano la segnatura in un paio di azioni ma in questa occasione il bomber giallorosso, Roberto Pruzzo, è poco ispirato. La partita termina con la nona vittoria stagionale su altrettante gare disputate sul proprio terreno. Lo sgambetto dello scontro d’andata è restituito con l’identico punteggio, Jorio ha risposto a quella sconfitta subita a Marassi con il gol di Mancini.
Alla legge dell’Olimpico deve inginocchiarsi anche la Sampdoria malgrado la sua gara davvero coraggiosa. Nella stessa giornata tra le inseguitrici solo l’Inter si era imposta nello scontro casalingo con il Cagliari grazie alla doppietta di “Spillo” Altobelli, 2-0. La sfida di vertice tra Juventus e Verona, al “Comunale” di Torino, si era conclusa a reti inviolate. La classifica a quel punto vedeva la Roma consolidare il suo primato ed allungare di un punto sul Verona primo inseguitore: Roma 27 punti, Verona 24, Inter 23, Juventus 21; chiudeva la lista il Catanzaro con soli 9 punti.
SI AVVERA IL SOGNO Il campionato giallorosso continuerà a dare soddisfazioni ai tifosi. Malgrado la sconfitta interna con la diretta inseguitrice, la Juve di Trapattoni, si arriverà alla gara di Marassi, questa volta con il Genoa, di domenica 8 maggio 1983. Data storica ed indimenticabile per i tifosi romanisti. Il pareggio per 1-1 con reti di “Bomber” Pruzzo e del rossoblu Fiorini sancirà la salvezza per i padroni di casa ma, soprattutto, la gioia tricolore per la Roma del presidente Dino Viola. Roma sul tetto d’Italia, dopo decenni di speranze ed illusioni, di campionati mediocri e vittorie sfuggite per poco, il “pezzetto di stoffa” tanto agognato ritorna ad impreziosire la casacca giallorossa.