Italia Paraguay 1950: il mondiale della ricostruzione
La seconda guerra mondiale era terminata da quasi cinque anni e i popoli delle tante nazioni coinvolte nel conflitto avevano voglia di dimenticare al più presto una tale tragedia. Per poter tornare a vivere dopo quell’immane catastrofe per l’umanità si cercò di ripristinare varie manifestazioni sportive e così si decise di disputare il Campionato del Mondo di calcio per squadre nazionali. Le precedenti tre edizioni avevano visto trionfare l’Uruguay nel 1930 e l’Italia nel 1934 e nel 1938. Gli eventi bellici, come male minore, impedirono lo svolgersi delle edizioni del 1942 e del 1946. L’Italia era la detentrice del titolo dopo aver vinto la finale giocata allo Stade de Colombes di Parigi nel giugno del 1938 contro la fortissima Ungheria. La coppa, inizialmente definita Coppa della Vittoria, dal 1946 assunse la denominazione ufficiale di Coppa Jules Rimet dal nome dell’ideatore della manifestazione. Miracolosamente sfuggito alle grinfie dei nazisti durante gli anni della guerra grazie all’intervento dell’ingegner Ottorino Barassi, il trofeo aureo fu portato in Lussemburgo nel 1946 dallo stesso Barassi dove tornò a disposizione degli organizzatori del torneo. Ottorino Barassi, segretario della Federcalcio italiana e vicepresidente della F.I.F.A., nascose opportunamente la coppa nella sua abitazione romana in una scatola di scarpe che sfuggì alle perquisizioni naziste.
Si arrivò così al campionato del mondo 1950 la cui organizzazione fu affidata al Brasile. La scelta del Paese sudamericano fu dettata da molte situazioni contingenti tra cui, non ultima, la condizione in cui versavano tutte le nazioni europee e gran parte degli altri Paesi fortemente provati dalla guerra. Solo l’America meridionale era sfuggita alle devastazioni dei bombardamenti e alle varie brutture degli eventi bellici. In tutto il mondo si parlava di ripresa. In Italia la ricostruzione di quegli anni era duplice: oltre a quella economica, architettonica, morale ed umana che la accomunava alle altre nazioni vi era anche quella sportiva proprio in vista del mondiale brasiliano. Il 4 maggio 1949 il grande Torino per 5 volte consecutive campione d’Italia perì in un tremendo incidente aereo avvenuto a Superga al rientro da un’amichevole in terra portoghese. I vari Bacigalupo, Ballarin, Rigamonti, Castigliano, Valentino Mazzola, Menti, Lojk e gli altri campioni granata costituivano l’ossatura della nazionale che doveva difendere il titolo di campione del mondo in carica; titolo che, tra l’altro, permise all’Italia di essere tra le 13 nazioni invitate a partecipare al mondiale 1950 viste le molte defezioni raccolte durante l’organizzazione del torneo. Una nazionale allestita rapidamente ed i quindici giorni di nave per raggiungere il Brasile si rivelarono determinanti sul risultato finale conseguito dagli azzurri. Inserita nel 3° girone con Svezia e Paraguay, nella partita inaugurale del girone contro gli svedesi, disputata a San Paolo del Brasile, la nazionale italiana fu sconfitta per 3-2. Dopo il vantaggio conseguito al 7° del primo tempo grazie alla rete di Carapellese, i nordici reagirono con una doppietta di Jeppson e una rete di Andersson. A nulla valse la rete finale di Muccinelli al 30° della ripresa. Il palo colpito da capitan Carapellese all’ultimo minuto di gioco rese ancora più amara la sconfitta. Era il 25 giugno, dopo 4 giorni Svezia e Paraguay pareggiarono 2-2 togliendo ogni speranza di qualificazione agli azzurri visto che nella prima fase solo la capolista si qualificava per il girone finale.
ITALIA – PARAGUAY Si arrivò così al 2 luglio. All’Estadio Municipal do Pacaembu di San Paolo si affrontarono le nazionali di Italia e Paraguay per la partita conclusiva del girone. L’Italia schierò per l’occasione: Moro, Blason, Furiassi, Fattori, Remondini, Mari, Muccinelli, Pandolfini, Amadei, Cappello, Carapellese. La Commissione tecnica della federazione era composta da Aldo Bardelli, Roberto Copernico e Vincenzo Biancone ed era presieduta da Ferruccio Novo. Il Paraguay scese in campo con questa formazione: Vargas, Gonzalito, Cespedes, Gavilan, Leguizamon, Cantero, Avalos, Lopez, Saguier, Flutas Lopez, Unzaim. Il commissario tecnico era Solich. Ad arbitrare l’incontro fu designato il signor Ellis della federazione inglese. La gara inizia con gli azzurri all’attacco; la volontà di abbandonare il Brasile a testa alta è fortissima ed allora le occasioni da rete fioccano fin dai primi minuti ma il portiere Vargas fa un buon lavoro. Al 12°, però, è costretto a capitolare: Muccinelli, dalla posizione di mezzo destro passa ad Amadei sull’ala destra che avanza fino alla linea di fondo; passa a Carapellese che insacca imparabilmente alla sinistra del portiere sudamericano. Italia in vantaggio. Il gioco da questo momento inizia un po’ a stagnare a centrocampo. Al 35° una combinazione veloce tra Remondini, Amadei e Cappello libera nuovamente Carapellese per il tiro che effettua con potenza; a portiere battuto trova il difensore Gonzalito a salvare sulla linea. Alla fine del primo tempo l’ex giallorosso Amadei due volte protagonista: prima reclama un rigore per fallo subito da Gonzalito e poco dopo colpisce il palo. La seconda frazione di gioco si apre con un ritorno veemente dei paraguaiani che, al 4° sfiorano il pareggio con Lopez. Poco dopo, a seguito di una mischia nell’area azzurra, viene colpito l’incrocio dei pali della porta difesa dal portiere granata Moro. 17°: Amadei, liberatosi dalla marcatura passa a Cappello che dà a Carapellese. Passaggio a Pandolfini che colpisce a volo insaccando all’incrocio dei pali della porta difesa da Vargas, 2-0. Ancora occasioni da rete per gli azzurri con Cappello che spedisce sull’esterno della rete alla mezz’ora e a due minuti dalla fine dell’incontro con la conclusione di capitan Carapellese deviata in angolo dal difensore Gonzalito.
L’Italia conclude il suo mondiale al secondo posto nel girone, le recriminazioni sono tante per quella partita inaugurale non affrontata in condizioni ideali visto i pochi allenamenti effettuati una volta approdati in Brasile e la stanchezza conseguente al lungo viaggio in nave. Ormai il responso del campo è questo: Italia eliminata insieme al Paraguay.
DELUSIONE VERDE – ORO Unica edizione nella storia dei mondiali di calcio, questa del 1950, in cui la vincitrice del torneo sarebbe uscita fuori da un girone finale a 4 squadre invece delle tradizionali semifinali e finali. A qualificarsi per il girone finale, oltre alla Svezia, come già detto, vi sono la Spagna che, nel 2° girone, ha avuto la meglio su Inghilterra, Cile e U. S. A., e poi il Brasile e l’Uruguay. I padroni di casa hanno superato nel 1° girone il Messico, la Jugoslavia e la Svizzera mentre gli Uruguayani hanno affondato, nell’unica gara del 4° raggruppamento, la malcapitata Bolivia con un secco 8-0. Nelle prime due gare del girone finale il Brasile ha passeggiato sulla Svezia e sulla Spagna, rispettivamente con un 7-1 ed un 6-1, mentre l’Uruguay pareggia con la Spagna (2-2) e supera di misura la Svezia (3-2). La Svezia poi batte la Spagna 3-1 nella gara finale aggiudicandosi così il terzo posto nel torneo. Con questa classifica nell’ultimo match contro l'Uruguay al Brasile potrebbe bastare il pareggio per potersi laureare campione del mondo davanti al suo pubblico nel mitico Maracanà di Rio de Janeiro. Al gol di Friaca lo stadio esplode di gioia: Brasile in vantaggio. Negli ultimi 25 minuti di gioco, però, il risultato viene ribaltato: le reti di Schiaffino e di Ghiggia fanno calare il gelo nell’immenso stadio brasiliano. Il tentativo dei carioca di ritrovare il pareggio che permetterebbe loro di aggiudicarsi il torneo non riesce. La sfida finisce con l’Uruguay vittorioso per 2-1. L’impossibile è accaduto: il Brasile fino a quel momento dominatore viene sconfitto dalla nazionale celeste che così bissa la vittoria ottenuta nella prima edizione casalinga del 1930 raggiungendo l’Italia con due mondiali vinti nell’albo d’oro della manifestazione. Quel 16 luglio 1950 difficilmente sarà dimenticato dai tifosi della nazionale verde - oro negli anni successivi.