Mancini: "Nel primo tempo ho preso una botta, per uscire mi devono togliere una gamba"
Gianluca Mancini ha parlato ai microfoni della Rai al termine di Moldova-Italia.
Le parole di Sandro Tonali parlano di autocritica: siete l’Italia, dovevate e potevate fare di più. Qual è la tua lettura di questa partita con la Moldova, che poi hai sbloccato tu stesso visto che ormai segni spesso e volentieri?
«La partita sapevamo quale poteva essere. C’era un problema proprio su questo, perché sapevamo che affrontavamo una squadra molto chiusa e trovare spazio non era facile. Dal mio punto di vista abbiamo fatto un primo tempo in cui siamo stati lì, concentrati. Abbiamo preso forse una ripartenza pericolosa, dove potevamo fare qualcosa in più, ma non siamo stati bravi a sbloccarla. In queste partite, quando non sblocchi subito, più passa il tempo e più diventa difficile. Le nostre occasioni le abbiamo avute. Sapevamo di avere più qualità e in qualche occasione serviva un po’ più di tranquillità, capire meglio gli spazi e fare il passaggio giusto. Anche io due o tre volte ho sbagliato qualche pallone verso gli attaccanti, ma è dovuto al fatto che, come ho detto, più passano i minuti e più diventa complicata. L’abbiamo sbloccata e a tre minuti dalla fine abbiamo fatto il secondo gol. Se l’avessimo sbloccata prima sono convinto che sarebbero arrivati più gol».
Cosa ti era successo nel primo tempo? E quanto conta l’importanza di questo gruppo?
«All’inizio della partita ho preso la cosiddetta vecchietta che me la sono portata per tutta la partita, ma questa maglia è bellissima e per uscire mi devono togliere una gamba. Sono rimasto in partita cercando di rimanere concentrato fino alla fine, anche con il dolore, però penso che sia andata bene. Il gruppo? L’abbiamo detto tutti da sempre: è un gruppo unito. Oggi abbiamo cambiato tantissimi giocatori, il mister ha dato spazio a noi e ad altri ragazzi. Penso che tutti si siano presentati bene e abbiano risposto presenti. Questa è la base di qualcosa di importante. Per me è un gruppo forte e unito e, come ho detto, è la base per arrivare ai grandi successi. Anche nelle difficoltà non ci siamo disuniti: siamo rimasti il più possibile sereni e concentrati per sbloccare la partita».
Gianluca, che effetto hanno fatto i fischi e gli insulti dei tifosi qui a Chisinau?
«Sicuramente non ci hanno fatto piacere, però noi pensiamo a quello che facciamo in campo durante i giorni in cui siamo in Nazionale: lavoriamo per migliorare, per crescere, per diventare un gruppo ancora più solido, per migliorare le nostre posizioni di gioco e la fase difensiva. Speriamo che questi fischi si trasformino in applausi».
Ci sono qualità che un giocatore ha indipendentemente dal ruolo. In telecronaca ho detto che tu conosci l’area avversaria come conosci la tua. E, visto che i gol non si contano ma si pesano, i tuoi cominciano a essere tanti e soprattutto pesanti. È qualcosa che ti appartiene da sempre. Cosa senti quando vai dall’altra parte, intuisci il rimbalzo, hai il guizzo e trovi la zampata?
«Ho un passato da attaccante nelle giovanili, a parte gli scherzi, non saprei dirlo. Cerco di attaccare la palla, di immaginare il cross prima che venga fatto, dove può cadere il pallone, e di attaccarlo con tutta la forza possibile, con tutta la volontà possibile. A volte lo faccio un po’ meno, a volte lo calcolo meno, ma quando riesco a capire dove cade il cross - come quello di stasera di Federico Dimarco, che ha un piede devastante - so che quando crossa lui basta toccarla. È stato così: ho cercato di capire dove sarebbe caduta, l’ho letta bene, mi sono avvitato e è andata bene».
Vorresti giocare anche contro la Norvegia?
«Il mister prenderà le sue decisioni, farà le sue scelte. È importante stare dentro questo gruppo, essere tutti uniti come abbiamo fatto stasera. Se c’è da giocare bisogna entrare e dare tutto, che siano 5, 10, 45 o 90 minuti. Io sono a disposizione. Il mister fa le scelte e vanno accettate con il sorriso e con tanto orgoglio».
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