Roma-Cagliari 1983: Falcao, genio e sregolatezza
Era la Roma di Viola, Liedholm e Falcao quella che aveva concluso il girone d’andata in testa alla classifica come non succedeva da ben quarant’anni, da quella storica vittoria finale del 1942. La prima parte del torneo 1982 – ‘83 si era chiusa con un importante pareggio a Torino contro i granata ed ora c’era da disputare un girone di ritorno pieno di insidie chiamate Verona, Juventus, Inter … con l’obiettivo finale datato 15 maggio. Il mondiale vinto in Spagna era alle spalle; Bruno Conti e Paulo Roberto Falcao, dopo essersi scontrati con le rispettive nazionali in una tesissima gara vissuta intensamente il 5 luglio 1982, erano di nuovo nella stessa squadra per tentare di regalare un sogno ai tifosi della Roma. Quello che era sfuggito per vari episodi sfavorevoli nel 1980 – ’81 ora era nettamente alla portata di una società e di una squadra capace di fare la voce grossa anche in Europa negli anni successivi mettendo paura a compagini più blasonate e ricche di trofei prestigiosi.
ROMA – CAGLIARI 16 gennaio 1983, all’Olimpico arriva il Cagliari che in quel momento galleggia a metà classifica. Liedholm schiera: Tancredi, Nela Vierchowod, Ancelotti, Falcao, Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, di Bartolomei, Jorio. Il tecnico rossoblu Gustavo Giagnoni risponde con: Malizia, Lamagni, Azzali, Restelli, Bogoni, Vavassori, Rovellini, Mariano Marchetti, Piras, Alberto Marchetti, Pileggi. Arbitro dell’incontro il signor Pieri di Genova. Gara a senso unico fin dalle prime battute. Il Cagliari non riesce a superare la metà campo per quasi tutta la prima frazione di gioco. Le occasioni da rete per i giallorossi sono otto e la pressione sulla difesa rossoblu è costante. Malizia compie prodezze per salvare il punteggio mentre Tancredi resta inoperoso per tutto il primo tempo. Si va incredibilmente al riposo sullo 0-0. Si ritorna in campo ed il copione non cambia: Roma in avanti con tutti i suoi uomini e Cagliari costretto a difendersi come può, contando soprattutto sullo stato di grazia del suo estremo difensore. Gli uomini di Liedholm pressano ed attaccano in massa; alla fine della gara il conto dei calci d’angolo renderà l’idea dell’arrembaggio romanista: 22-3 . I giallorossi provano in tutti i modi a scardinare la difesa dei sardi. 3° minuto: centro di Nela che in piena area di rigore trova pronto Falcao per la deviazione di testa. Finalmente l’estremo difensore sardo capitola: Roma in vantaggio. All’ottavo il “Barone” Liedholm manda in campo Nappi in sostituzione di Aldo Maldera in risposta al cambio effettuato da Giagnoni un minuto prima: Poli entrato al posto di Mariano Marchetti. Tutta la Roma continua a produrre occasioni da rete a ripetizione e Pruzzo sembra non darsi pace nella ricerca del gol personale. Al 10° l’unica occasione della partita per i sardi: tiro del centravanti Piras che trova pronto sulla traiettoria Franco Tancredi. Dopo quest’occasione il Cagliari scompare definitivamente e all’estremo difensore giallorosso non verrà richiesta più nessuna fatica per quella domenica. Dopo un incontro in cui ha potuto sfoggiare tutta la sua classe ed aver realizzato un gol che permette alla sua squadra di essere in vantaggio, a sette minuti dalla fine accade un episodio spiacevole che vede protagonista Falcao. L’asso brasiliano, dopo l’ennesimo fallo subito da Marchetti che l’aveva tartassato per tutta la partita, reagisce con un pugno. L’arbitro Pieri lo nota e non può fare altro che estrarre il cartellino rosso all’indirizzo del numero 5 giallorosso. Roma in 10 per gli ultimi minuti. Giagnoni a questo punto cerca l’insperato ed immeritato pareggio buttando nell’arena l’uruguayano Victorino in sostituzione di Poli infortunato. È il 38° della ripresa quando avvengono questi due episodi, che saranno gli ultimi degni di nota in questa gara. L’incontro si conclude con la Roma vittoriosa per 1-0. Falcao uomo – partita in tutti i sensi: autore del gol della vittoria e protagonista, con meno gloria, nell’occasione del cartellino rosso esibito da Pieri nei suoi confronti. Punteggio comunque bugiardo; la Roma avrebbe meritato molto di più ma quel giorno Malizia aveva davvero le mani fatate. C’era voluta la grande esperienza e visione di gioco del campione di Xanxere per riuscire a gonfiare la rete dei rossoblu. Nelle altre gare disputate quel giorno, in uno scontro tra prime della classe Inter e Verona avevano pareggiato 1-1. Malgrado il dominio incontrastato dei nerazzurri (17-0 i corners) solo a 9 minuti dal termine dell’incontro Bergomi era riuscito a rispondere al vantaggio di Guidetti realizzato all’ottavo del primo tempo. Stesso punteggio per la Juve che, in casa contro la Samp, non riusciva ad andare oltre quel risultato finale di parità che le costò la contestazione dei suoi tifosi che presero di mira in particolare il tecnico Trapattoni e il campione francese Platini. Alla rete all’85° di Bettega rispose un minuto dopo il blucerchiato Scanziani. Anche l’avvocato Agnelli, uscendo dallo stadio, commenterà: “Che amarezza veder giocare così la Juve”. La classifica dopo quel 16° turno di campionato, prima giornata del girone di ritorno, recitava così: Roma 24 punti, Verona 22, Inter 20, Juventus 19… chiudeva il Catanzaro con 9.
CAMPIONI DI IERI E DI OGGI Questa gara con il Cagliari può aiutare a comprendere meglio la complessità di un campione quale era Paulo Roberto Falcao. La sua visione del gioco, le sue giocate, la capacità di creare lo scompiglio nelle difese avversarie con soluzioni sorprendenti lo fecero amare dal pubblico romanista e non solo. Tutti gli appassionati di calcio erano colpiti dalle sue tecniche di gioco; colpi di tacco, di testa, intuizioni geniali che gli permettevano spesso di trovarsi nel posto giusto al momento giusto proprio come nell’occasione della segnatura con il Cagliari, stupenda anche nell’esecuzione. A tutto questo, si univa anche l’abilità nel saper cogliere il momento psicologico della squadra, nel saper leggere quello che ancora non era stato scritto sui taccuini di chi doveva riportare la cronaca dell’incontro. In una finale di Coppa Italia del 1984, poi vinta contro il Verona di Bagnoli che l’anno dopo primeggiò nel campionato italiano, molti ricordano il suo plateale “NO” ad una sostituzione inizialmente voluta dal “barone” Liedholm. La sua autorità nello sconsigliare vivamente il cambio era appunto dettata da quella sua grande capacità di interpretare le situazioni, dalla sua lungimiranza nel prevedere futuri sviluppi utili alla sua squadra nell’economia di una gara. Come tutti i grandi campioni dotati di carattere aveva un lato umano che, nell’occasione del fallo di reazione nella sfida con il Cagliari, fu messo in evidenza. Un campione non dovrebbe mai lasciarsi andare ad un gesto sconsiderato che può mettere in serie difficoltà la sua squadra costretta ad un’inferiorità numerica. Il suo essere punto di riferimento per i campioni in erba che, affacciandosi al mondo del calcio, tendono ad idolatrare un giocatore simbolo della propria squadra del cuore fino quasi ad identificarsi con lui lo vincolano ulteriormente ad un maggiore autocontrollo. Tutto questo, però, andrebbe anche riconsiderato ed umanamente compreso alla luce di un coinvolgimento emotivo superiore che i grandi campioni sanno provare vivendo fino in fondo i novanta minuti. Il loro essere poi obiettivi di ripetuti falli e, spesso, di provocazioni continue se, da un lato,non li giustifica, dall’altro ci consente, senza ipocrisie e falsi moralismi, di comprendere maggiormente le tensioni a cui sono sottoposti prima, durante e dopo una gara, ieri come oggi e anche domani, fino a quando il gioco del calcio avrà un’anima ed un cuore.