Lazio-Inter 1964: la chance - scudetto sprecata all'Olimpico
Stagione davvero singolare quella del 1963 – ’64. A lottare per il titolo finale vi erano le due milanesi ed il Bologna del presidente storico Renato Dall’Ara. Era una lotta a distanza che non risparmiò colpi di scena anche spettacolari. Nel girone di ritorno di quel campionato a 18 squadre il Bologna del mister Fulvio Bernardini viaggiava come un rullo compressore e per la Milano rosso – nero - azzurra sembrava non esserci nessuna opportunità per poter impedire il ritorno dello scudetto nella città felsinea. Il successo tricolore mancava dal lontano 1940 – ’41, anno in cui la società rossoblu, con i suoi campioni Biavati, Reguzzoni, Puricelli ed il portiere Ferrari si trovò a lottare per il successo finale sempre con le due milanesi che alla fine staccò di 4 – 5 lunghezze. Presidente del Bologna era, fin dal 1934, Renato Dall’Ara che seppe condurre la sua società alla vittoria di ben quattro dei suoi sei titoli italiani ed ora era deciso a portare alla settima affermazione la sua “creatura”. A turbare la sua marcia trionfale, però, vi fu un incidente dai contorni ancora poco chiari: il 2 febbraio la capolista sconfisse in una gara interna il Torino per 4-1. Al termine di quest’incontro, però, ben cinque dei suoi giocatori risultarono positivi al test antidoping; con una sentenza arrivata il 4 marzo fu inflitta ai rossoblu una penalizzazione di 3 punti (partita persa a tavolino con il Torino e un punto di penalizzazione) più una squalifica di 18 mesi per il mister Bernardini e la radiazione per il medico sociale. In seguito vi furono ulteriori indagini che scagionarono e liberarono gli emiliani da ogni responsabilità; si appurò, infatti, la manipolazione dei campioni su cui vennero svolte le analisi e con una sentenza del 16 maggio al Bologna furono restituiti i 3 punti tolti in precedenza. Fu riabilitato, inoltre, il suo allenatore ed il medico della squadra. La sentenza arrivò esattamente il giorno prima della terz’ultima gara di campionato che vedeva la squadra di Dall’Ara impegnata sul difficile campo di Torino ospite della Juventus mentre l’Inter giocava all’Olimpico contro la Lazio. Le speranze della società milanese di poter staccare il Bologna erano riposte, quindi, nella Juventus allenata da Eraldo Monzeglio. Ovviamente, la società nerazzurra doveva superare lo scoglio biancoceleste che, sulla carta, non doveva creare moltissimi problemi alla squadra del presidente Angelo Moratti.
LAZIO – INTER 17 maggio. Davanti a 60.000 spettatori scesero in campo due formazioni spinte da motivazioni molto diverse: i padroni di casa mossi solo dal desiderio di chiudere un campionato a cui ormai avevano poco da chiedere mentre i nerazzurri sapevano di potersi giocare la chance più grossa per la vittoria del titolo. Contemporaneamente, furono tenute le orecchie incollate alle radioline per sentire novità positive da Torino. La Lazio schierava: Cei, Carosi, Garbuglia, Governato, Pagni, Gasperi, Maraschi, Mari, Galli, Landoni, Mazzia. L’Inter rispondeva con: Bugatti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Petroni, Suarez, Corso. Arbitro dell’incontro il signor de Marchi di Pordenone. La gara subito a senso unico come testimonierà alla fine il computo degli angoli: 10-2 per i milanesi. I padroni di casa cercano di opporsi in qualche modo in contropiede ma il pericolo nerazzurro è costante. Jair, Suarez, Mazzola… le occasioni da rete fioccano ma non succede nulla fino allo scadere del primo tempo, tutti negli spogliatoi. Nella seconda frazione vi è un impeto d’orgoglio della compagine biancoceleste ed alcune occasioni create da Maraschi e da Galli, ma tutto si spegne sotto l’ondata martellante dei nerazzurri allenati dal “Mago” Helenio Herrera. L’ultimo quarto d’ora di gioco è letteralmente un assedio. Il pallone raramente supera la metà campo e si gioca ad una porta sola. Le occasioni da rete non si contano. I padroni di casa del mister Juan Carlos Lorenzo sono costretti a difendersi disperatamente ed a stringere i denti fino al fischio finale dell’arbitro friulano che arriva quasi a liberare i biancocelesti da una capitolazione che sembrava ormai inevitabile, visto il numero di palle – gol sprecate dai nerazzurri. 0-0 il risultato finale. Il pareggio non soddisfò il presidente Moratti che puntava su questa gara per poter staccare, magari definitivamente, la squadra del presidente Dall’Ara. A Torino, quella domenica, il Bologna aveva sofferto moltissimo contro la Juventus. In campo i rossoblu erano stati pressati da una Juve autoritaria e desiderosa di far risultato pieno fin dai primi minuti. Il portiere bolognese Negri aveva respinto tutti gli assalti bianconeri alla porta da lui difesa. Era stato davvero superlativo in ogni occasione e, quando era stato battuto da un tiro dell’attaccante juventino Del Sol, sulla linea di porta ci ha pensato Bulgarelli a salvare; era il 9° minuto della ripresa. I 50.000 presenti quel giorno allo stadio spinsero i bianconeri all’arrembaggio ma la squadra di Bernardini seppe resistere. A tre minuti dalla fine l’attaccante e capocannoniere del torneo, Nielsen, viene liberato da un passaggio di Pascutti ma all’ultimo il difensore bianconero Leoncini evita la beffa per i padroni di casa. Sarebbe stato obiettivamente troppo per quello che si era visto in campo. Anche a Torino l’incontro si chiude con lo stesso punteggio dell’Olimpico: 0-0. Classifica immutata quindi dopo lo scossone vissuto con la sentenza della C. A. F. del giorno prima: Bologna e Inter a 50 punti e Milan a 47.
STORICO EPILOGO Nelle ultime due giornate di quel campionato non ci furono stravolgimenti per quanto riguarda le prime posizioni. Il Bologna s’impose nelle due partite casalinghe contro il Messina (2-0) e contro la Lazio (1-0); l’Inter vinse a Genova con il Genoa (2-0) e ottenne il successo anche nell’ultima gara interna contro l’Atalanta (2-1). Si arrivò quindi, per la prima volta da quando era stato istituito il girone unico, ad uno spareggio tra le prime della classe. La data fissata era domenica 7 giugno 1964 e il campo prescelto fu l’Olimpico di Roma. Il 4 giugno, però, in una riunione preparatoria, svoltasi a Milano in Lega Calcio in vista della sfida – scudetto, il presidente Renato Dall’Ara muore stroncato da un infarto. Nei trent’anni della sua presidenza il Bologna si era aggiudicato ben 4 campionati, 2 Mitropa Cup ed il Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937 ed ora dava l’assalto al 7° tricolore, 5° della gestione Dall’Ara.
Con il lutto al braccio il Bologna tre giorni dopo schiera: Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller, Capra. L’Inter risponde con: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso. Designato a dirigere quest’importantissima e storica gara, irripetibile anche negli anni a seguire, è il signor Concetto Lo Bello di Siracusa.
Nel primo tempo si accusa il caldo e il ritmo è davvero lento. Il Bologna si rivela comunque subito più determinato dei nerazzurri e sfiora il gol in un paio di occasioni. Si va al riposo sul punteggio di parità. Nella ripresa gli uomini di Bernardini cambiano il passo e sfiorano altre due reti fino al 29°; fallo di Picchi su Haller, punizione battuta da Perani, la palla giunge a Fogli che insacca. Bologna in vantaggio. Gli uomini di Herrera non reagiscono e si giunge così al 40°: da Perani a Fogli, passaggio per il capocannoniere del torneo, Nielsen, che in mezza giravolta fissa il punteggio sul definitivo 2-0. Bologna campione d’Italia, dopo una stagione incredibile e combattuta su tutti i fronti. Bernardini ed i suoi uomini raggiungono il meritato traguardo finale; del loro stile di gioco si dirà: “Così si gioca solo in paradiso”.