1942: quando la Sampdoria si chiamava Liguria

23.04.2010 14:30 di  Massimiliano Spalluto   vedi letture
1942: quando la Sampdoria si chiamava Liguria
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

17 maggio 1942. Per il campionato di serie A si disputava la ventiseiesima giornata e la classifica vedeva al comando l’accoppiata Roma – Torino a quota 33. Quel giorno allo Stadio Nazionale scesero in campo per affrontare i giallorossi primi in classifica i genovesi del Liguria. Sotto il nome Liguria possiamo riconoscere l’ex Sampierdarenese la cui storia si era spesso intrecciata con quella di un’altra società, l’Andrea Doria. In passato, infatti, le due società erano distinte fino al campionato 1927 – ’28 in cui si presentarono unite sotto il nome di “Dominante”. Dal campionato 1930 – ’31 l’identità di questa società sportiva mutò in “Liguria” per un paio di annate, poi ritornò al nome Samperdarenese e, dalla stagione 1937 – ’38, riassunse la denominazione di “Liguria”.



LA GARA L’estate era ormai prossima e quel 17 maggio il sole picchiava forte sui ventimila spettatori che incoraggiavano i giallorossi in vista della volata finale per il titolo. La domenica precedente gli uomini di Schaffer erano stati protagonisti di un’eccellente prestazione nella difficilissima trasferta di Torino. Lo scontro al vertice si era concluso in parità: 2-2, i padroni di casa erano riusciti a rimediare rimontando la doppietta iniziale del centravanti capitolino Amadei, ma alla Roma, dominatrice dell’incontro, furono annullate due reti. Contro i genovesi che ormai non avevano più nulla da pretendere dal campionato in corso Schaffer schierò la seguente formazione: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Jacobini, Borsetti, Cappellini, Amadei, Coscia, Pantò. Il Liguria rispose con: Martini, Tabor, Callegari, Tortarolo, Pisano, Renoldi, Meroni, Magni, Borrini, Stella, Alghisi. Arbitro dell’incontro fu il signor Scorzoni di Bologna. Partì bene la Roma: dopo soli tre minuti mischia nell’area ligure a seguito di un’insistente azione orchestrata da Cappellini ed Amadei, la palla giunse a Borsetti che insaccò. Roma in vantaggio. Al 20° si infortunò il difensore Callegari ed i liguri restarono in dieci fino al 28°; al suo rientro in campo venne spostato all’ala come voleva la prassi del calcio dell’epoca che non prevedeva sostituzioni. Il primo tempo proseguì così, senza emozioni anche perché il caldo si fece sentire. Si andò al riposo con il vantaggio siglato da Borsetti. Tutt’altra musica nella seconda frazione di gioco. Al 7° angolo di Borsetti, respinta di Tabor e Cappellini al volo raddoppiò. 13°: rimessa di Donati ed Amadei siglò il terzo gol. I giallorossi a questo punto passeggiarono su una squadra, quella genovese, che non aveva più voglia di reagire. Al 18° Donati di nuovo ispiratore della manovra, passaggio a Coscia: 4-0. 26° da Coscia ad Amadei che insaccò la quinta segnatura della giornata. Trascorrono solo due minuti, è il 28° quando Pantò prese palla e la cedette ad Amadei. Il centravanti capitolino dribblò ben quattro avversari, tra cui anche il portiere e depositò nella porta ormai incustodita: 6-0. Visto l’andamento della gara l’obiettivo della squadra, a quel punto, era quello di far partecipare alla goleada anche l’altro attaccante giallorosso, Pantò. L’obiettivo fu raggiunto al 38°: azione di Borsetti, passaggio a Pantò che firmò il definitivo 7-0. Al bottino della Roma di quel giorno si sarebbero potute aggiungere altre due segnature annullate per fuorigioco ed altre occasioni da rete mancate per pochissimo. Al 44° venne assegnato anche un rigore dal signor Scorzoni ma Martini, portiere ligure, trovò un minimo di gloria in quella giornata storta per i suoi colori neutralizzando il tentativo di trasformazione operato da Coscia. I calci d’angolo furono 6-2 per i padroni di casa. Con questo risultato rutilante la squadra sembrò finalmente risolvere quello che era il problema principale che l’attanagliava in tutto il girone di ritorno: la difficoltà di concretizzare le tante occasioni da rete create. Nella stessa giornata il Torino si impose in trasferta contro i rossoneri del Milano per 5-2 con una tripletta di Menti e segnature di Ossola e Petron; il Venezia si aggiudicò la gara interna contro la Fiorentina per 2-1, a segno andarono i suoi attaccanti Pernigo su rigore e Begnini. La classifica di conseguenza non subì variazioni per quanto riguardava le prime posizioni: Roma e Torino a 35 punti e Venezia 33. La Roma del presidente Bazzini si preparava per affrontare le ultime quattro gare a partire dal derby che fu giocato la domenica seguente. A seguire, gli impegni con l’Ambrosiana, il Livorno e il Modena. La lotta per il traguardo finale era sempre più viva ed emozionante.

SCOMPARE IL LIGURIA, NASCE LA SAMPDORIA
Per quanto riguarda il Liguria, mantenne quella denominazione fino al campionato 1945 – ’46 in cui vi fu nuovamente la scissione tra le due anime che la componevano: l’Andrea Doria e la Sampierdarenese. Disputarono il girone “Alta Italia” visto che quell’anno la prima fase del campionato era suddivisa in due gironi tra cui, appunto, “Alta Italia” e “Centro – Sud”, prima di dar vita al girone finale che si aggiudicò il Torino. La Doria si piazzò al 9° posto nel girone mentre la Sampierdarenese finì fanalino di coda in 14esima posizione. Il 1° agosto del 1946 le due società si fusero definitivamente dando vita all’attuale Unione Calcio Sampdoria.