1927: nasce l'A. S. Roma; Italo Foschi primo presidente, il grande impegno di Renato Sacerdoti

Ripercorriamo a puntate la storia dei presidenti della Roma fino ad oggi (1° puntata)
17.04.2011 14:39 di  Massimiliano Spalluto   vedi letture
1927: nasce l'A. S. Roma; Italo Foschi primo presidente, il grande impegno di Renato Sacerdoti
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

L’ A. S. Roma ha un nuovo presidente. Vocegiallorossa.it  vuole ripercorrere la storia della società giallorossa attraverso il ricordo del lavoro svolto dai precedenti massimi dirigenti romanisti. Si parlerà dei risultati raggiunti, delle curiosità e dei maggiori eventi che hanno caratterizzato le varie gestioni. Si parte oggi con la fusione delle società avvenuta nell’estate del 1927 e le presidenze di Italo Foschi e Renato Sacerdoti per poi arrivare, nei prossimi appuntamenti con la storia della Roma, fino ai nostri giorni con l'era della famiglia Sensi .

 

Da Italo Foschi a Franco e, poi, Rosella Sensi: venti sono stati i presidenti dell’A. S. Roma dal giorno della sua nascita, il 22 luglio 1927. Il primo massimo dirigente fu proprio colui che ufficialmente ne decretò la sua costituzione; si trattava di Italo Foschi. Personalità di spicco per i suoi meriti sportivi (praticava varie specialità tra cui scherma, lotta greco – romana e calcio) Foschi era presidente della Fortitudo Pro Roma, una delle società che, insieme all’Alba Audace presieduta dall’onorevole Ulisse Igliori e al Roman F. C. dell’avvocato Vittorio Scialoja si fusero per dar vita al sodalizio che porta i colori della città. L’onorevole Foschi fu nominato prefetto e svolse le sue funzioni in varie città italiane. Impegnato con incarichi di varia responsabilità, dopo pochi mesi cedette la poltrona di presidente della neonata compagine giallorossa a Renato Sacerdoti, già dirigente del Roman F. C. e molto attivo nel seguire le trattative riguardanti l’acquisto dei calciatori. Era il 29 marzo 1928 quando assunse le redini della sua creatura, “sua” in quanto era stato tra i dirigenti che avevano sostenuto a più riprese, l’estate precedente, la nascita di questo sodalizio sportivo. Arrivarono a Roma, grazie alla sua incessante attività nell’ambito del primo calciomercato da lui direttamente gestito in qualità di presidente, giocatori del calibro di Rodolfo Volk dalla Fiumana, il “Professore” Fulvio Bernardini dall’Inter e Raffaele d’Aquino dal Novara. Dopo aver ottenuto nel dicembre 1927 dal Comune di Roma l’affitto per vent’anni dell’area in cui sorgerà Campo Testaccio diede il via ai lavori che, dietro sua pressione, procedettero alacremente. Lo scopo era dare ai tifosi la prima storica “tana” giallorossa. Nella stagione 1929 – ’30, dopo alcune giornate giocate sul Campo della Rondinella, il 3 novembre 1929, quinto turno del primo campionato a girone unico, la Roma battezzò Campo Testaccio vincendo la gara inaugurale contro il Brescia per 2-1.Dopo un sesto posto a pari merito con Bologna ed Alessandria Sacerdoti compì uno sforzo economico notevole per garantire alla sua squadra l’arrivo di elementi importanti come Costantino, Bodini, Ferrari, l’argentino Lombardo ma soprattutto dall’Hellas Verona far approdare a Roma colui che diventerà un mito per i tifosi giallorossi di ogni epoca e che, nel 1942, sarà il capitano dello scudetto: il portierone Guido Masetti. In quel campionato 1930 – ‘31 la Roma terminerà al secondo posto dietro la Juve, dopo averla strapazzata nello scontro diretto del 15 marzo 1931 per 5-0. Da questa gara l’anno seguente il regista Mario Bonnard trarrà ispirazione per girare un film intitolato proprio “Cinque a zero”. Nel frattempo Sacerdoti si fa conoscere nell’ambiente sportivo per il suo forte temperamento, per le volte in cui chiama a rapporto i suoi calciatori dopo una gara deludente e per i battibecchi con altri dirigenti giallorossi sulla gestione della società. Il 16 dicembre 1930 era divenuto Commissario Straordinario della società, la qualifica di presidente fu riassunta il 19 settembre del 1931. Negli anni successivi la Roma, sempre seguita in prima persona dal suo vulcanico presidente, si piazza sempre nei primi posti della classifica finale, sempre tra le grandi. Nel maggio 1933 Sacerdoti si assicurò i tre oriundi Enrico Guaita, Alessandro Scopelli ed Andrea Stagnaro. L’11 marzo 1934, a seguito di un incredibile pareggio per 3-3 nel derby in cui la Roma si fece rimontare il triplo vantaggio e poi negli ultimi minuti non riuscì a centrare la porta avversaria malgrado abbia colto ben tre pali, il presidente Sacerdoti sfogò il suo disappunto su Attilio Ferraris che ritenne, ingiustamente, colpevole della mancata vittoria. Una “Sacerdotata”, come la definì in seguito Vincenzo Biancone, dirigente della società; un gesto che portò alla rottura tra la Roma e Ferraris, proprio nell’anno dei mondiali che vedranno Attilio tra gli assoluti protagonisti della prima vittoria italiana nella competizione. Al termine della stagione 1934 –’35 però, il presidente Sacerdoti è costretto a farsi da parte ed il suo posto venne occupato da Antonio Scialoja. Sacerdoti, prima di cedere la carica, si era impegnato a costruire una grande squadra per il campionato successivo. Aveva acquistato Renato Cattaneo ed i campioni del mondo Eraldo Monzeglio e Luigi Allemandi. Roma favorita a questo punto per la vittoria ma a due giorni dall’inizio della stagione avvenne un episodio davvero singolare: gli oriundi Guaita, Scopelli e Stagnaro, dopo aver sostenuto le visite di leva, vennero assegnati al II Bersaglieri. La notte del 20 settembre i tre fuggirono dall’Italia per il timore di essere reclutati per la campagna d’Etiopia, paura che si rivelerà infondata. La loro fuga all’estero provocò varie accuse nei loro confronti tra cui quella di traffico illecito di valuta che finì per coinvolgere anche l’ex presidente Sacerdoti. Era assurdamente perseguitato, Sacerdoti, per essere di religione ebraica; le Leggi Razziali del 1938 e l'accanirsi degli eventi bellici,  poi, lo costrinsero, per anni, a vivere nella clandestinità in attesa di un ritorno alla normalità. Il suo addio alla Roma risulterà, fortunatamente, un semplice arrivederci a tempi migliori per l’Italia e per il mondo.