Garcia: "Abbiamo dato carattere alla Roma, De Sanctis è un grande motivatore"

06.12.2013 06:00 di Redazione Vocegiallorossa Twitter:    vedi letture
Garcia: "Abbiamo dato carattere alla Roma, De Sanctis è un grande motivatore"
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Rudi Garcia ha rilasciato qualche giorno fa alcune dichiarazioni al magazine francese So Foot, dove parla a 360 gradi del mondo Roma. Di seguito uno stralcio dell'intervista tradotta da Gianni Contestabile per Vocegiallorossa.it: 

SU DE ROSSI: "Daniele De Rossi è un giocatore che ho sempre adorato con la nazionale, non ho capito quando mi è stato detto che le sue prestazioni fossero sotto la media giocando con il suo club. Ho fatto di tutto per tenerlo. A un certo punto si è temuto di perderlo: siccome è un grande giocatore, ci sono stati alcuni grandi club che erano su di lui. Ma considerando che Daniele è un grande uomo, abbiamo entrambi concordato qualcosa. Ho spiegato che non potevo permettermi di perderlo a un paio di giorni dalla prima partita di Livorno. Ed egli rispose: Datemi una data. Da questa data, se io non me ne sono andato, allora non partirò più. Questo è quello che è successo. Pochi giorni dopo la prima partita stagionale, o forse erano pochi giorni prima, non ricordo con esattezza, il Manchester chiamò. Daniele rifiutò l'offerta dicendo che aveva dato la sua parola e che sarebbe rimasto alla Roma".

SU TOTTI: "Per conoscere bene un giocatore, devi allenarlo. Ad esempio, io non so chi sia Lionel Messi, io non so chi sia Cristiano Ronaldo (sempre nel senso di non averli allenati e di non conoscerli in quel senso, ndt). Oggi, per averlo allenato, posso dire di Francesco che è una persona semplice e umile. Non ha perso nessuna seduta di allenamento, non ha mai chiesto alcun trattamento speciale benché abbia 36 anni. Questo è un ragazzo che ama il gioco del calcio, che ama molto giocare, che è sempre pronto. Non è necessariamente quel tipo di leader di spogliatoio che va a spronare tutti in modo esagerato, ma è apprezzato dai suoi compagni perché lui è un ragazzo intelligente, spesso con una battuta pronta, il che è positivo. Poi soprattutto, lui fa vedere sul campo. Dalla prima sessione d’allenamento, sono rimasto stupito dalla sua capacità di vedere il gioco, e soprattutto la sua capacità nel realizzare ciò che ha visto nel decimo di secondo seguente. Lui ha fatto dei passaggi nei primi allenamenti, che mi hanno fatto dire: Beh sapevo che era un grande giocatore, ma ora so pure che è solo uno dei più grandi giocatori della storia del calcio".

SUL DERBY: "La verità è che non puoi ritenerti romanista finché non hai giocato il derby. Senti chiaramente questo grande antagonismo tra i due club, sai che per ogni sostenitore della Lazio ne hai cinque dell’AS Roma, tu sai tutto quello che accadde prima, ti impregni, ma fintanto che non hai vissuto il derby non ti puoi ritenere Romanista al 100 %. Il gol di Balzaretti, il pianto di De Rossi, la comunione con il pubblico, ho scoperto tutto in una volta sola. Va ricordato che, per la nostra prima partita in casa, la Curva Sud era stata sospesa. Il che vuol dire che la mia prima partita all’AS Roma con la Curva Sud è stata per il derby ... quando il calendario uscì, con Roma- Lazio alla quarta, tutti erano preoccupati o addirittura devastati. Secondo loro, era meglio se fosse avvenuta più avanti nella stagione. Ma io tutto ciò come un'opportunità per spazzare via  tutto il lato negativo che perseguitava la squadra da mesi. E poi, ci sono stati vari segnali: De Rossi che segna subito alla prima, Pjanic, uno dei giocatori nel mirino dei contestatori, che segna quel gol, un piccolo pallonetto morbido di antologia alla seconda partita o Balzaretti, non ultimo ad essere stato contestato, che segna contro Lazio ... ho sentito che i miei giocatori avevano sofferto, ed erano pronti a combattere nuovamente per riappropriarsi del piacere, e per regalarlo ai tifosi. Perché ci sono giocatori qui, come Daniele, che potrebbe essere in tribuna con i tifosi". 

LA NUOVA ROMA: "Abbiamo inoltre dato carattere alla Roma. Morgan De Sanctis è un super grande portiere, ma anche un grande motivatore, un vero leader. Abbiamo portato anche della fisicità con Kevin Strootman, del vissuto con Maicon... Dunque dovevamo ripristinare la fiducia ai giocatori, prima in modo individuale ma poi, naturalmente, avrebbero dovuto anche aderire al mio progetto di gioco".

IL GIOCO CHE CHIEDE GARCIA: "Quando si compie un montaggio video degli avversari, mostro ovviamente i punti di forza dell’avversario, ma non mi soffermo solo su quello ma mi focalizzo in particolare sul fatto che i miei giocatori capiscano come mettere in difficolta l’avversario, che tutte le squadre del mondo, anche quelle più grandi, hanno i loro punti deboli.
Ho sempre pensato che più dai importanza all'avversario, più diminuisci la propria fiducia dei tuoi giocatori. Viceversa, più mostri ai tuoi giocatori che hanno qualità e più rafforzi il loro senso d’appartenenza, di forza, di fiducia non solo nel compagno di squadra ma anche in loro stessi. Questo pensiero è sempre stato un mio personale leitmotiv. Sul campo, questo significa che dobbiamo basarci sulla costruzione, arrivare a portare in modo ottimale la palla davanti alla porta avversaria, indipendentemente dalla qualità del pressing avversario. Per riassumere, cerchiamo di avere la palla, e quando l’abbiamo, dovremmo attaccare".

COME ATTACARE: "Quest’attacco si fa allungando le linee avversarie e aprendo gli spazi. Spesso esiste un desiderio in noi, quando c'è troppa densità da un lato, a cercare spazi in quello opposto. Nel mio gioco, i due laterali, esagero un po', sono in sostanza degli attaccanti. In modo che i giocatori che creano/impostano il gioco nelle mie squadre siano i centrocampisti. Era così a Lille, è così anche qui. Ecco il motivo dell’acquisto di Kevin Strootman, e quindi anche la volontà di tenere a tutti i costi Miralem Pjanic e Daniele De Rossi. Il mio gioco, è tutto lì".

COSA NON DEVONO FARE I GIOCATORI: "L'unico divieto è che i miei tre attaccanti non debbano trovarsi sempre nella stessa zona. Possono benissimo decentrarsi o venire verso l'interno per consentire il passaggio del laterale. Così si ritrovano a giocare in diverse zone.
La mia punta centrale può ritrovarsi ad attaccare a sinistra mentre il mio attaccante di sinistra si trova sulla destra. Ciò che è necessario in questo caso, è un equilibrio difensivo, devono riposizionarsi nella zona in cui hanno finito l'azione. Punto. Su questo sono intransigente".