Non bisogna affezionarsi ai calciatori

08.07.2022 18:10 di Marco Rossi Mercanti Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Marco Rossi Mercanti
Non bisogna affezionarsi ai calciatori
© foto di Marco Rossi Mercanti

Zaniolo riesce a far discutere anche quando non parla. Il riferimento è all’uscita da Trigoria nel primo giorno di raduno con il calciatore che, incitato da alcuni tifosi presenti a “non andare alla Juventus”, non ha proferito risposta limitandosi a firmare autografi. Un silenzio parzialmente interrotto sui social, dove il numero 22 ha ricordato il gol di Tirana, un gesto che può essere interpretato in svariati modi.

La verità, infatti, è che l’eventuale cessione di Zaniolo sarà uguale a tante altre avvenute nella storia del club. A prescindere dalla conclusione o meno dell’affare, l’insegnamento per il futuro deve essere il seguente: non bisogna affezionarsi ai calciatori. Un’affermazione piuttosto cinica che, in una città che ha visto autentiche bandiere vestire la maglia giallorossa, francamente stona.

I giocatori, che possono avere ambizioni differenti rispetto al club d’appartenenza, sono comunque sempre più schiavi dei procuratori che, giustamente, guardano i propri interessi e quelli dei loro assistiti, puntando a contratti più remunerativi. Anche le società di calcio, però, fanno la loro parte. Si parla sempre di bilancio sostenibile e, affinché lo sia, oltre a conseguire importanti risultati sportivi, un aiuto arriva dalle operazioni di mercato in uscita che garantiscano una ricca plusvalenza.

Sono tutti discorsi che al tifoso interessano relativamente. Chi ama la propria squadra vorrebbe che i giocatori più rappresentativi restino il più a lungo possibile, magari difesi da una proprietà che li metta al centro del progetto. Questo connubio tra le parti è sempre più raro e, a rimetterci, sono solo i tifosi che restano ancorati a un’ideologia senz’altro romantica ma difficile da realizzare.

Questo non vuol dire che la soluzione sia smettere di sostenere la Roma, anzi è un invito a continuare a farlo più di prima ma con la consapevolezza che i giocatori – tranne rare eccezioni che si contano sulle dita di un mano – passano, mentre la squadra resta.