Cosa logora così tanto Mourinho?

23.02.2023 07:56 di  Luca d'Alessandro  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
Cosa logora così tanto Mourinho?

Come spesso capita, anzi direi, come siamo ormai abituati, il catalizzatore di tutto quello che succede nella Roma è José Mourinho. Lo Special One non è un personaggio, ma deve essere il personaggio. Da un po' di tempo a questa parte però sembra soffrire maggiormente una situazione. Un qualcosa che tende a sottolineare sempre, basta dargli il la durante le conferenze stampa, per poi finire per attaccare la stampa, ex giocatori e tifosi. 

Mourinho si è calato al 100% nella causa giallorossa, questo è fuori dubbio, anche oggi dopo l'allenamento delle 12:00 si è presentato al Tre Fontane per assistere all'1-1 della Primavera di Guidi, contro l'Atalanta. Assistere anche è un eufemismo, visto che spettatore Mou non può esserlo mai, quindi la sua presenza al campo vuol dire che Mourinho, in un certo senso, "gioca" con la Primavera, "allenando" dalla tribuna (anche eccedendo a volte in alcuni comportamenti). Il tutto rientra nel claim lanciato dal club "Una sola voce", in cui si evidenzia come la Roma sia una senza distinzioni tra Prima squadra, Primavera e Femminile (esattamente quello che vi raccontiamo quotidianamente e non a caso siamo Vocegiallorossa)

Al di là di questo inciso, l'obiettivo, a volte, è quello di cercare di decifrare dichiarazioni o capire il perché si dicano, in un determinato momento. Senza entrare in critiche o far parte del partito pro Mourinho o contro Mourinho, assistendo dal vivo alle conferenze stampa del tecnico, sembra evidente come ciò che stia logorando il tecnico siano due cose: la prima è che con la Roma terza in classifica vorrebbe un maggiore riconoscimento del lavoro svolto. Non è un caso che quando comincia a difendere, elencando i vari Solbakken, Bove ecc ecc, tende a sottolineare i progressi loro, ma il sottotesto è: grazie a me che li ho migliorati. 

L'altro è direttamente proporzionale al primo: Mourinho vuole vincere. Perché le persone vincenti come lui si nutrono di vittorie, perché le vittorie ti fanno stare al centro dei riflettori e nonostante i tanti titoli o visti i tanti titoli vinti, non esserci genera una sorta di rabbia. Con la Roma terza, nonostante tutti i malanni fisici dei vari big, il Mou pensiero è quello che probabilmente si senta costretto ad allenare una squadra che non ha vere e proprie chances di vincere lo scudetto. Ecco che vengono tirati in ballo Spalletti o Simone Inzaghi a cui invidia la rosa lunga, fatta di cambi di spessore, squadre, soprattutto quella partenopea, incensata dalla stampa e da qui il "se la Roma vince è per fortuna" e il non voler parlare con i vari studi televisivi. Una frustrazione che alimenta l'altra e viceversa in un circolo vizioso, ripeto, assolutamente condivisibile per chi è sempre stato abituato ad altri tipi di progetti, a club con potenzialità economiche nettamente superiori a quelli della Roma attuale. Situazioni che probabilmente porteranno a un confronto con la proprietà per capire se sarà il caso di continuare insieme o no, soprattutto dopo che Mou ha fatto il sacrificio di dire di no alla panchina del Portogallo per rimanere nella Roma. 

Certo è che finora, a parte qualche critica per il modo di giocare della squadra non brillante, Mourinho ha sempre avuto riconoscimenti dal pubblico che con lui è tornato a riempire costantemente l'Olimpico e nessuno gli disconosce il fatto che dopo la vittoria della Conference League, la Roma in corsa per la Champions è grazie a lui. Evidentemente non basta.