Che fine ha fatto - Tommasi: "Con Capello vincere era un obbligo e sapevamo di poterlo fare. Con la Fiorentina il gol più importante"
Dieci anni in giallorosso. Una vera e propria bandiera della Roma. La carriera calcistica di Damiano Tommasi inizia però molto lontano dalla Capitale, da un placido paesino in Valpolicella, Negrar, dove Damiano nasce il 17 maggio 1974. Nel 1990 approda nel Verona e dopo 6 anni, di cui tre nelle giovanili, e una promozione in Serie A conquistata, viene acquistato dalla Roma.
ARRIVO A ROMA - Era il giugno 1996. Damiano Tommasi ai nostri microfoni ripercorre il suo arrivo nella Capitale: “Ero giovane, mi ero appena sposato, venivo da un’annata molto intensa. Avevo vinto il campionato di Serie B e avevo conquistato l’Europeo Under 21. Ero all’apice delle emozioni calcistiche giovanili. Ovviamente arrivavo in una città molto diversa dalla realtà dove vivevo, fino a un giorno prima ero con i miei genitori in un paese di montagna in provincia di Verona e il giorno dopo ero con mia moglie in una città come Roma”.
L’impatto con la nuova realtà però non è semplice. Sono anni difficili per la Roma, che non riesce a trovare tranquillità e un posto tra le grandi del campionato: “I primi anni a Roma sono stati difficili, ma anche formativi, forse proprio perché difficili. Mi sono serviti a imparare tante cose. Non sono stati semplici perché il gradimento del pubblico era ai minimi storici, ma la consapevolezza di fare il mio lavoro al massimo e il riconoscimento di allenatori e compagni mi hanno fatto superare i momenti di difficoltà col pubblico”.
L’inizio di Tommasi è comunque significativo. Il 10 settembre va subito a segno nei trentaduesimi di finale di Coppa UEFA all’Olimpico contro la Dinamo Mosca. Due settimane dopo si ripete anche nella gara di ritorno. Nei difficili anni di Bianchi e Zeman si ritaglia il proprio posto nella squadra, mettendo in mostra quell’animo combattivo e quello spirito di sacrificio che lo renderanno presto un’icona. Quell’abnegazione che lo porta a giocare addirittura in porta nei minuti finali di un match contro il Perugia nel gennaio 1997.
LA SVOLTA E GLI ANNI D'ORO - Gli anni difficili della Roma arrivano a una svolta con l’approdo in panchina di Fabio Capello, nell’estate 1999: “Ingaggiare Capello significava fare una scelta importante, prendere un allenatore tra i migliori in Europa e quindi era un chiaro segnale. Il primo anno non è andato come sperato, nel secondo si è investito molto e la scelta ha ripagato. L’arrivo di Capello portava un carico di responsabilità maggiore e forniva la consapevolezza di essere una squadra in grado di poter puntare a traguardi importanti. È stata una svolta a livello di mentalità. Vincere era diventato un obbligo, ma sapevamo di poterlo fare”.
Il primo anno sotto la guida del tecnico friulano non va come sperato, con la Roma che ottiene uno scialbo sesto posto. L’anno successivo però i giallorossi si rendono protagonisti di una cavalcata incredibile che li porta a conquistare il terzo scudetto della propria storia: “Non so se la mia sia stata la Roma più forte di sempre, sicuramente abbiamo vinto meritatamente e potevamo vincere ancora di più, soprattutto in Europa potevamo fare meglio. Avevamo grandi giocatori in squadra, per me è stata una grande scuola perché sicuramente non avevo i mezzi o gli strumenti per essere un top player, ma ho avuto la fortuna di giocare con compagni molto forti ed essere alla loro altezza. Quegli anni li rivivo con soddisfazione”.
Da un paesino in provincia di Verona allo scudetto con la Roma. Tommasi è uno dei protagonisti di quella storica annata, conclusa con 43 presenze complessive e tre gol, tutti realizzati lontano dall’Olimpico, contro Lecce, Atalanta e Udinese. Quella vittoria sembrava l’inizio di un ciclo vincente per i giallorossi, ma in realtà è rimasto un successo sporadico. L’anno successivo la Roma si laurea campione d’inverno, ma non riesce a vincere il titolo, complice anche uno sciagurato pareggio contro il Venezia retrocesso: “Avevamo le potenzialità per vincere di più, ma c’è da dire che visti gli ultimi 20 anni di Roma abbiamo vinto tanto. Sicuramente la squadra era costruita per vincere, in maniera corretta e questa cosa non è frequente per squadre come la Roma, passare più di una stagione costruiti per vincere. Invece negli anni di Capello siamo sempre partiti a inizio anno per vincere e questa cosa non succede di frequente”.
GLI ULTIMI ANNI - Oltre allo scudetto nel 2001, Tommasi vince con la Roma anche la Supercoppa, nel medesimo anno, ottenuta surclassando 3-0 la Fiorentina. Negli anni successivi i giallorossi non riescono a confermarsi e dopo l’addio di Capello alla fine della stagione 2003-2004 il rendimento della Roma cala. Quell’estate, quella del 2004, è tragica per Damiano Tommasi, che durante un’amichevole contro lo Stoke City incorre in un infortunio bruttissimo che mette a rischio la sua carriera: “Avevo appena compiuto 30 anni e in ritiro ho avuto un infortunio che ha messo a rischio la mia carriera. C’è un prima e un dopo l’infortunio nella mia storia. L’anno fermo mi ha permesso di conoscere il dietro le quinte di quello che è una squadra di calcio e l’ambiente di Roma. Il ritorno mi ha permesso di vivere emozioni forti, diverse da quelle vissute prime. Il mio rendimento era calato, ci sta con l’età e con l’infortunio, ma mi sono divertito e mi sono tolto altre soddisfazioni. Sono stati anni diversi, ma vissuti sempre con orgoglio. Mi sarebbe piaciuto chiudere la mia carriera alla Roma senza un infortunio, ma visto come sono andate le cose è stata la chiusura di un cerchio, con emozioni diverse. Poi andando all’estero la Roma è rimasta l’unica squadra con cui ho giocato in Italia”.
Quell’infortunio sembra un bollettino di guerra. Tommasi si rompe il crociato anteriore, quello posteriore, il collaterale mediale interno ed esterno. Il centrocampista giallorosso ci mette tanto a rientrare, ma quando ci riesce, lo fa in modo memorabile. Il 27 novembre 2005 Damiano Tommasi torna titolare per la prima volta dopo l’infortunio e, trascorso appena un minuto di gioco, riceve nel cuore dell’area un pallone da Cassano e lo spinge in rete, alle spalle del portiere viola: “Quello con la Fiorentina al rientro dopo l’infortunio è il gol a cui sono più affezionato. Simbolicamente e anche tecnicamente è bello, anche se non complicato, ma a contare è soprattutto il significato che ha avuto”.
LA PARTITA - Tommasi non ha dubbi nello sciogliere la partita copertina della sua esperienza in giallorosso: “Direi Roma-Fiorentina, quel minuto e mezzo racchiude tutto dal punto di vista sportivo: Totti che recupera palla e io che segno è l’emblema di cosa è stata quella partita. Poi ho provato emozioni che non avrei provato se non fossi tornato da un brutto infortunio”. Il centrocampista ha quindi la possibilità di giocare la sua ultima stagione in giallorosso, al termine della quale lascia la Capitale per intraprendere un pellegrinaggio in giro per il mondo prima del ritiro.
GIALLOROSSO PER SEMPRE - Dieci anni in giallorosso. Un lasso di tempo davvero ampio, in cui Tommasi ha raccolto vittorie e sconfitte. Gioie e dolori. Non facendo mai mancare quella voglia che lo ha sempre contraddistinto in mezzo al campo, che lo ha reso un beniamino dei tifosi romanisti. Nel 2015 arriva il riconoscimento ufficiale dell’importanza di Damiano Tommasi per la Roma: l’ingresso nella Hall of Fame. “È stata un’emozione oltre ogni aspettativa. Entrare nella Hall of Fame di un club significa aver lasciato tanto, sicuramente meno di quanto il club ha lasciato in me. Sono stato sorpreso e soddisfatto, ho avuto la fortuna di giocare con calciatori di grandissimo spessore e nella Hall of Fame ho avuto il piacere di stare vicino a campioni che per me sono inavvicinabili”.
Da un piccolo paesino in provincia di Verona al riconoscimento eterno come bandiera della Roma. I dieci anni di Tommasi in giallorosso sono stati un’altalena di emozioni, suggellati da momenti indimenticabili come la vittoria dello scudetto o l’emozionante gol alla Fiorentina.