Che fine ha fatto - Hidetoshi Nakata

23.08.2020 17:20 di  Alessandro Pau   vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Pau
Che fine ha fatto - Hidetoshi Nakata
Vocegiallorossa.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Un talento straordinario in campo e un personaggio mediatico al di fuori del terreno di gioco: arrivato in Italia dal Giappone tra lo stupore generale ha incantato tutti per la sua precisione mista a potenza ed eleganza, tutto condito da tanta stravaganza. A Roma è rimasto per un solo anno, il tempo di salvare il match Scudetto con la Juventus e diventare uno degli idoli del terzo Scudetto giallorosso. Ritiratosi troppo presto, dopo la carriera da calciatore ha cambiato radicalmente vita. Ecco il protagonista odierno di Che fine ha fatto, Hidetoshi Nakata.

Hidetoshi Nakata nasce calcisticamente nell'Hokushun Boys, passando poi al Kofu Kita, al Nirasaku e infine al Bellmare Hiratsuka. Qui esordisce trai grandi nel 1995, collezionando 123 presenze e 21 reti totali, tra cui quella del decisivo 2-1 nella finale della Coppa delle Coppe dell'AFC 1995-1996, primo titolo conquistato in carriera. Nel 1998 il Perugia di Gaucci lo porta in Italia per 3 milioni e mezzo di dollari. Questo trasferimento genera curiosità e scetticismo, sia perché i calciatori giapponesi non avevano mai trovato grossa fortuna in Europa, sia per quei capelli arancioni sfoggiati nel suo primo anno italiano. Nakata però ci mette davvero poco a far ricredere tutti: al suo esordio incontra la Juventus, firmando una doppietta nel 4-3 in favore dei bianconeri. Da quel momento tutti si rendono conto delle sue abilità, tanto che diventa un vero e proprio fenomeno mediatico in tutto il mondo. A Perugia vive un anno e mezzo ad altissimo livello, tant’è che in entrambe le stagioni viene inserito nella maxi-lista di 50 candidati al Pallone d’Oro. Con gli umbri in totale firma 14 reti in 55 apparizioni, di cui 3, condite da un gol, nella Coppa Intertoto.

Nel gennaio del 2000 passa alla Roma che lo strappa al Perugia per la modica cifra di 30 miliardi di lire più il cartellino di Alenichev. Nonostante il grande investimento, Nakata a Roma non è altro che la riserva di Francesco Totti, e per questo motivo non vede il campo con grande costanza. In ogni caso nella sua prima mezza stagione sigla tre marcature in 18 presenze, giocando anche in Coppa Italia e Coppa Uefa. Nella nuova stagione, la sua prima e unica intera in maglia giallorossa, gioca ancora meno. In termini assoluti ottiene più presenze (22), ma spalmate in molti più match possibili. Poco male, visto l’esito di quell’annata che vede la Roma conquistare il suo terzo Scudetto. Si sa, quando si raggiunge un risultato così importante c’è bisogno di tutti, e infatti è anche grazie a una riserva come Nakata se la Roma può fregiarsi di quel titolo. Nella sfida probabilmente più importante e decisiva di quella stagione, i giallorossi sono sotto per due reti a zero a Torino contro l’antagonista diretta per il campionato, ovvero la Juventus. Capello leva dal campo Totti per dare spazio proprio a Nakata. Il giapponese vive una serata magica: segna il gol che dimezza le distanze e crea i presupposti per la rete del pareggio di Montella. Quel punto conquistato quella sera si dimostrerà alla fine decisivo per le sorti del campionato. Di quel gol, in un’intervista a Eurosport, Nakata ha detto: "Il gol alla Juventus me lo ricordano ancora tanti tifosi italiani quando mi vedono, soprattutto gli juventini. Sì, è stato uno dei momenti più belli della mia carriera". Una serata che spedisce Nakata nel cuore dei tifosi giallorossi per sempre, ma che non basta per permettergli di conquistarsi il rinnovo per la stagione successiva. Lascia la Roma con 40 presenze, 6 reti e uno Scudetto.

Al termine della stagione viene ceduto al Parma per ben 60 miliardi di lire, affermandosi come uno dei calciatori migliori del campionato italiano. Qui gioca due stagioni da titolare, risultando anche decisivo nella vittoria della Coppa Italia 2001/02 dei ducali. Esordisce anche in Champions League (in cui il Parma viene eliminato al terzo turno preliminare dal Lille) e in Supercoppa Italiana (anch’essa persa contro la Juventus, nel match giocato a Tripoli). Nella sua terza stagione in gialloblu ottiene molte meno presenze e a gennaio conclude la sua esperienza ducale con un bottino di 92 gettoni e 9 reti.

A gennaio viene spedito in prestito nella vicina Bologna nella quale trova grande continuità, siglando due reti nelle 17 volte in cui viene mandato in campo da Carlo Mazzone. All’alba della stagione 2004/05 viene ceduto dal Parma alla Fiorentina. Con i viola non sboccia mai l’amore e Nakata vive una stagione opaca, forse già con la testa al suo futuro lontano dal calcio. In totale ottiene 24 presenze senza mai trovare la via del gol. Nel 2005 lascia l’Italia e vola in Inghilterra per vestire la maglia del Bolton. Qui ottiene 32 presenze e sigla una rete, la penultima della sua carriera.

L’ultima, infatti, la segna con la maglia del Giappone nell’amichevole di preparazione al Mondiale 2006 contro la Bosnia. Con la maglia della Nazionale nipponica Nakata ha giocato ben 77 volte, affermandosi oggi al ventesimo posto della classifica all time. Inoltre, sono 11 i gol messi a segno con la maglia dei Samurai Blu. Il Mondiale 2006 è l’ultima competizione giocata da Nakata, dopo altri due Mondiali e tre Confederations Cup. Terminata la rassegna iridata vinta dall’Italia, a soli 29 anni Nakata annuncia l’addio al calcio giocato. Il suo addio avviene ovviamente in grande stile, rispettando appieno quell’aurea tra il leggendario e il cinematografico che ha contraddistinto il suo personaggio. Infatti il 7 giugno del 2008 a Yokohama organizza una partita per il suo addio al calcio davanti a 63mila persone: le due squadre sono una selezione giapponese e una di all star internazionali allenata da José Mourinho.

Nell’arco della sua carriera sono diversi i riconoscimenti che Hide ha ottenuto. Nel 1997 e 1998 è stato eletto come miglior calciatore asiatico dell’anno. Oltre ai già citati 1998 e 1999, anche nel 2001 e nel 2002 viene inserito nella lista per il Pallone d’Oro. Inoltre, nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei più grandi calciatori della storia ancora viventi secondo il brasiliano. Nel 2005 invece è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della stella della solidarietà italiana.

Nonostante una carriera breve, la sua figura si è imposta nell’immaginario collettivo degli appassionati di calcio, finendo anche in alcuni videogiochi di simulazione calcistica. Nel 2008 in Giappone viene rilasciato Inazuma Eleven, in cui il capitano della Nazionale Italiana, Orpheus, è ispirato a Nakata, tanto che porta lo stesso nome e lo stesso numero di maglia. Inoltre, il videogioco FIFA lo ha inserito come una Icon, la prima della Roma, seguita successivamente da Ashley Cole.

Amante del saké, bevanda tipica giapponese, ne è diventato produttore con la sua azienda che si chiama “N”. Ha promosso anche Sakenomy, dove è possibile bere 30 diverse varietà di questa antica bevanda, legata ai templi shintoisti. Inoltre, disegna gioielli insieme a Giorgio Damiani, con il quale ha lanciato una collezione a sfondo benefico. Amante dell’arte e del teatro, prima di ogni partita leggeva qualche pagina di un libro.

Oggi Nakata segue pochissimo il calcio e gira il mondo con lo zaino in spalla: "Ho smesso perché non mi piaceva più l’ambiente. Quando ho lasciato poi mi sono messo in viaggio. Ho girato in tutto il mondo, cento nazioni in tre anni. Questo giro del mondo mi serve per capire qual è il mio ruolo e come, nel mio piccolo, posso essere utile al mondo. Dopo una carriera di soli hotel e stadi, volevo vedere nuovi posti. Ovunque mi riconoscevano non tanto perché fossi famoso io, quanto per la popolarità planetaria del calcio. Ho capito la grandezza di questo sport, la sua forza comunicativa. Mi sono detto: devo usarla per scopi benefici. Così ho creato una fondazione, dove lavoriamo con le onlus locali. Poi dovevo conoscere il mio paese. Mi chiedevano spesso del Giappone e io ne sapevo poco. Spesso mi vergognavo di questa mia ignoranza. Così decisi di scoprirlo a fondo, in questi anni l’ho setacciato tutto. Non il volto iper tecnologico delle città. Volevo conoscere quello della tradizione, del saper fare artigianale… ". Nakata, infatti, è diventato ambasciatore degli artigiani giapponesi.