Che fine ha fatto - Abel Xavier

13.04.2020 19:55 di  Alessandro Pau   vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Alessandro Pau
Che fine ha fatto - Abel Xavier
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Torna l’appuntamento con la rubrica Che fine ha fatto. Ogni settimana andremo a scoprire cosa fa oggi un ex calciatore della Roma tramite aneddoti, dichiarazioni e curiosità. Oggi è il turno di Abel Xavier.

Arrivato a Roma nel 2004, l’estroso difensore nato in Mozambico ma naturalizzato portoghese resta solo per una stagione tra le fila dei giallorossi. Dire che, dalle parti di Trigoria, Xavier non ha lasciato il segno sarebbe un eufemismo: l’ex Liverpool infatti colleziona solamente tre presenze e lascia presto l’Italia per trasferirsi nuovamente in Inghilterra. Passa al Middlesbrough dove resta per due stagioni. Qui però viene accusato di aver assunto steroidi, cosa che gli costa una brutta squalifica, inizialmente di 18 mesi e poi ridotta a 12. Al termine di questo periodo lascia anche il club per provare l’esperienza oltre-oceano al Los Angeles Galaxy, ultimo club della sua lunga carriera. Ottiene oltre 40 presenze in due anni e il 23 dicembre 2009 appende gli scarpini al chiodo.

Contestualmente al suo addio al calcio giocato, Abel Xavier stravolge la sua vita anche sull’aspetto spirituale. Decide infatti di convertirsi all’Islam e di cambiare nome in Faisal: “Potete chiamarmi Abel, Faisal o Abel Faisal Xavier. In sostanza, volevo mantenere lo stesso nome, ma essere riconosciuto da un nome storico nell'Islam, che mi era stato attribuito dal fratello del re degli Emirati, che mi battezzò e che mi rese orgoglioso di scegliere un nome così importante”, ha infatti raccontato al giornale portoghese Caras.

Come dichiara in un’intervista dell’epoca, “nei momenti di dolore ho trovato conforto nell'Islam. Lentamente, ho imparato una religione che professa pace, uguaglianza, libertà e speranza. Queste sono le basi con cui mi identifico”. Spesso è tornato a parlare di questa conversione, e nella lunga intervista al giornale portoghese ci sono tantissimi spunti interessanti: “Nel corso di vent'anni da calciatore sono stato giudicato per la mia immagine o dal mio atteggiamento sul campo, ma nessuno mi ha mai veramente conosciuto. C'era un vulcano dentro di me che un giorno doveva esplodere. La mia identificazione con l'Islam è iniziata nel 2003, quando giocavo per il Galatasaray, in Turchia, e vivevo in una comunità islamica. Questo è stato un punto di svolta nella mia vita. Ho sempre avuto una profonda curiosità per il mondo arabo. Non posso dimenticare che sono nato in Mozambico (come Paulo Fonseca, ndr), che ha venti milioni di abitanti, sei dei quali sono musulmani. Io stesso ho una parte della famiglia che è araba. Quindi tutto ha un senso. Ero un cristiano ma con i miei viaggi, con la mia vita fuori dal Portogallo e, soprattutto, in periodi avversi nella mia carriera, è stato nel mondo islamico che ho trovato pace ed equilibrio. Mi ha dato la forza di combattere tutto ciò che mi è successo, dalle punizioni nel calcio alla mia separazione”. Sul suo particolare aspetto fisico, però, Xavier non transige: “Se cambierò il mio aspetto fisico? No. Non è cambiando l'esterno che cambierò l'interno”.

Come detto già prima del ritiro era in contatto col mondo islamico, ma perché aspettare l’addio al calcio per dichiarare la conversione? “Da quando mi sono convertito, mi sento più libero, più aperto - afferma -. Abbiamo la vita che Dio ci ha dato e che dobbiamo guidare da valori che sono presenti nell'Islam. E questa è una fase in cui voglio rivelarmi dall'interno verso l'esterno e non dall'esterno. Sarebbe stato difficile se avessi continuato la mia carriera. Avrei potuto fare tutto questo prima, ma non l'ho fatto perché sapevo che non avrei potuto fare tutto ciò che l'islamismo richiede, come ad esempio il Ramadan”.

Xavier inoltre ha affermato che avrebbe intrapreso un lavoro umanitario con le Nazioni Unite e che avrebbe lavorato nell'industria cinematografica americana. Per quanto riguardo il primo aspetto, ha spiegato: “Mi sono sempre dedicato alla solidarietà, anche se molte volte non l'ho divulgata. Ho fatto molto e voglio fare ancora di più. Voglio sfruttare la mia immagine, la mia forza, per contribuire a grandi cause nel mondo, per aiutare non una o due, ma milioni di persone. Quando accadono delle calamità naturali dobbiamo agire senza guardare razze, colori, feste o altro”. Nell’ambito cinematografico, invece, sono ben due le pellicole in cui l’ex calciatore compare. La prima è Intocavel (2009), un documentario brasiliano, ambientato a San Paolo, in cui vengono analizzate le principali religioni della città paulista e quanto la fede possa influire sulla vita delle persone. L’altra apparizione è in un episodio della Serie Tv Horror chiamata Lenda Urbana, in onda dal 2013 a tutt’oggi. Xavier ha partecipato all’episodio andato in onda per la prima volta il 13 aprile 2016 interpretando un paziente di uno psichiatra brasiliano.

Abel Xavier però non ha mai abbandonato la sua passione per il calcio anche dopo il ritiro, nonostante queste tante attività portate avanti. Nel 2013 infatti inizia la sua avventura in panchina. Gli viene infatti affidato il comando del club portoghese Olhanense, che in quella stagione milita nel massimo campionato nazionale. Tra le sue fila spiccano anche i nomi di Mladen, giovane che in quella stagione si era trasferito in Portogallo in prestito dalla Roma, e di altri nomi noti come Belec, Kroldrup e Bessa. Nella stagione successiva prende il controllo del Farense, storico rivale dell’Olhanense, facendo storcere il naso a molti sostenitori di entrambe squadre. Nel 2015, poi, allena per un breve periodo l’Aves, anch’essa portoghese, prima di catapultarsi sulla panchina della Nazionale del Mozambico. Nel 2016 diventa il commissario tecnico del Paese che gli ha dato i natali, e ci resta per ben 3 anni e mezzo, fino all’addio arrivato nello scorso luglio. È lui stesso ad annunciare il suo addio sul proprio profilo Facebook, social al quale affida poi l’ultimo saluto dopo la conferenza stampa: “Tenere la mia ultima conferenza ai giocatori è stato emozionante: abbiamo creato una bella empatia basata sul rispetto, la sincerità e l'accettazione nel tempo. Ringrazio tutti i giocatori, da una lista di 137 convocati di cui 71 utilizzati per i 3 anni e mezzo in tutte le selezioni posso solo dire che è stato un piacere lavorare con tutti”.