Udinese, Giaretta: "Dobbiamo strappare almeno un punto alla Roma. Sabatini guarda molto i nostri calciatori"

11.03.2016 13:16 di Danilo Magnani Twitter:    vedi letture
Fonte: Romanews.eu
Udinese, Giaretta: "Dobbiamo strappare almeno un punto alla Roma. Sabatini guarda molto i nostri calciatori"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

Cristiano Giaretta, ds dell'Udinese che domenica affronterà in casa la Roma in campionato, ha rilasciato una lunga intervista, parlando del momento della sua squadra e analizzando la situazione giallorossa. Queste le sue parole riportate da Romanews.eu:

Si avvicina il match e l’Udinese è in ritiro da giovedì, come arriva la squadra al confronto con la Roma?
“I ragazzi hanno ricevuto una brutta botta con la partita contro il Frosinone. Erano molto abbattuti. Da martedì, però, hanno iniziato a rialzare la testa. La situazione per noi è molto delicata ed è difficile vederli sereni, ma sono dei professionisti e sanno che purtroppo bisogna passare anche attraverso questi momenti”.

La classifica preoccupa e il calendario è molto difficile. Che approccio avrà l’Udinese al match?
“Innanzitutto non possiamo pensare a tutte le squadre che dovremo affrontare da qui alla fine (Roma, Napoli, Inter e Fiorentina ndr) sennò ci viene il mal di testa. Dobbiamo ragionare partita per partita. Ci stiamo preparando per giocare contro i giallorossi, sarà difficile, ma dovremo usare tutte le nostre carte. Bisogna avere fame per aggiustare la classifica e strappare almeno un punto sarebbe un risultato top”.

Roma out dalla Champions League, ma rigenerata dalla cura Spalletti. Che squadra si aspetta?
“Sono andato a vedere la Roma all’Olimpico contro la Fiorentina e mi ha impressionato. Giocava contro una signora squadra. Si sente forte, noto una grande autostima. Ha ritrovato la forza mentale perché le qualità tecniche ci sono sempre state. Ora funziona veramente da squadra e di conseguenza sarà una gara complicata”.

Cosa ha dato Spalletti alla Roma rispetto a Garcia?
“Credo abbia dato pulizia mentale, oltre che un’organizzazione tattica. Quest’ultima, però, la dà a suo modo ogni allenatore. L’aveva data Garcia e l’ha data Spalletti in base alle sue caratteristiche. Il mister toscano è un allenatore che mi piace molto e che lavora sugli aspetti mentali riuscendo a trovare la chiave per ogni singolo giocatore. La ripresa di qualche singolo, come Salah e Rüdiger, è stata importante. Sono giocatori rinfrancati. Garcia aveva fatto il suo corso. Purtroppo è un ambiente dove i giocatori non hanno una fermezza mentale per riuscire a ricevere gli input di un allenatore. Più tempo passa e più questi input iniziano a scemare. L’avvento di Spalletti ha portato nuova linfa, nuove idee e nuove motivazioni. I risultati si vedono”.

La Roma può credere nel secondo posto?
“Non credo che la Roma si accontenti del terzo posto. La fame viene mangiando e stanno facendo benissimo. Quelli davanti non distanti anni luce e la Juventus insegna che le rimonte sono sempre possibili. I giallorossi credo abbiano come obiettivo minimo andare in Champions senza passare dai preliminari”.

Parlando di singoli, c’è un giocatore che nella squadra di Spalletti fa la differenza?
“Secondo me è Nainggolan. Mi è sempre piaciuto sin da quando giocava nel Piacenza. È un calciatore che mi ha sempre rubato l’occhio. Anche quando le sue partite erano normali restavano comunque sopra la media. Poi la rosa della Roma è piena di grandi campioni, ma il belga mi piace veramente tanto”.

A fine stagione potrebbero ritirarsi Totti e Di Natale, quanto perde la Serie A?
“Non sono così certo che smetteranno la prossima stagione, ma questo è un mio pensiero: le decisioni spettano a loro. È chiaro che con il ritiro di questi due campioni la Serie A perderà tanto. Non so quando rivedremo due italiani di altissimo livello come loro. Sono un piacere per gli occhi, oltre che dei grandi professionisti. Calciatori così nascono ogni 50 anni e noi siamo stati fortunati a vederli nel pieno della loro carriera. Chiaramente prima o poi dovranno smettere e sarà una grande perdita. Le bandiere senza di loro oggi non esistono più e questa è una conseguenza della legge Bosman. Quindi chapeau a questi due grandi campioni”.

A Roma si sta vivendo male la vicenda Totti, come si gestisce un campione a fine carriera?
“La Roma ha dirigenti di altissimo livello e fanno le scelte più appropriate di gestione e sono anche un esempio per il sottoscritto. Stimo molto Walter Sabatini. I campioni vanno gestiti come tali. Ci possono essere delle difficoltà, ma quando c’è l’intelligenza che vedo in Totò e Francesco non credo sia poi un grande problema”.

Sul fronte mercato, invece, i rapporti sono sempre stati ottimi. Si parla di Zielinski in ottica Roma, è una pista concreta?
“I miei giocatori in questo momento devono pensare a raschiare il barile perché la salvezza è l’obiettivo principale. Sabatini poi è uno che guarda molto anche i nostri calciatori e abbiamo un ottimo rapporto. Non ci sono stati interessi concreti o abbozzi di trattative per Zielinski”

Potrebbe interessare all’Udinese in cambio qualche giovane della Roma?
“È normale che guardiamo anche quel settore, perché possono sempre rientrare in qualche trattativa”

Avete inaugurato da poco la Dacia Arena, quanto è stato difficile realizzarla?
“Difficilissimo. Un progetto durato 10 anni. La burocrazia è sempre stata molto difficile, ma con la testardaggine della famiglia Pozzo siamo riusciti ad arrivare a questo gioiellino che tutta l’Europa ci invidia. È stato un orgoglio da parte nostra aver regalato ai sostenitori friulani e non solo una casa dello sport. E’ un punto di riferimento anche per le famiglie che possono vivere lo stadio tutta la settimana e non solo durante il match day”

La Dacia Arena è il primo stadio italiano senza barriere. A Roma, invece, proprio le imposizioni delle barriere fanno molto discutere…
“La difficoltà in Italia è proprio l’abbattimento delle barriere, ma per fare questo c’è bisogno di strutture adeguate. Purtroppo nel nostro paese abbiamo degli impianti fatiscenti. Noi ad esempio abbiamo abbattuto le barriere solo con il nuovo stadio perché è confortevole e non invoglia ad atti estremi. Dobbiamo creare un sistema che permetta di avere uno stadio di proprietà per tutti, solo a quel punto si potrà pensare a levare le barriere”.