Scacco Matto - Roma-Genoa 2-1, l'altezza dove non arriva la precisione

19.04.2018 20:57 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Scacco Matto - Roma-Genoa 2-1, l'altezza dove non arriva la precisione
Vocegiallorossa.it
© foto di www.imagephotoagency.it

Con un po' di fatica di troppo, la Roma batte il Genoa e torna al successo casalingo: a decidere il match la rete di Ünder e l'autogol di Zukanović, con il gol di Lapadula nel secondo tempo a spaventare i giallorossi fino alla fine.

LE SCELTE - Di Francesco torna al 4-3-3, con un assetto estremamente offensivo: Gérson e Lorenzo Pellegrini sono i due interni di centrocampo ai lati di Maxime Gonalons, con Cengiz Ünder e Stephan El Shaarawy a completare il tridente insime a Edin Džeko; Alessandro Florenzi, Federico Fazio, Juan Jesus e Aleksandar Kolarov compongono invece il quartetto davanti ad Alisson. Consueto 3-5-2 per Davide Ballardini, che davanti sceglie Goran Pandev e Gianluca Lapadula

 


 

RIMEDIO RAPIDO - Sotto la gestione Ballardini, il Genoa ha decisamente migliorato la sua fase difensiva: il grifone è la quinta retroguardia del campionato dopo quelle di Juventus, Napoli, Inter e Roma, grazie all’organizzazione del suo blocco centrale di sei giocatori, con la collaborazione di Rosi e Migliore impiegati nel doppio lavoro sulla fascia. La Roma deve avere molta pazienza nel manovrare da un lato all’altro, cercando le catene di fascia dove creare superiorità numerica con le sovrapposizioni. Un lavoro lungo e laborioso vista la non particolare velocità di fraseggio nonostante le mezzali scelte, reso più leggero dal calcio piazzato con cui Cengiz, su assist di Kolarov, sblocca il match. Come spesso accade, è migliore la fase di riconquista che quella di creazione: il piazzato vincente nasce da un pallone perso e poi recuperato da Gérson e più avanti anche Florenzi può giocare un pallone interessante dentro l’area su una riconquista in alto, sbagliando però scelta nel giocarlo. Nella seconda parte di primo tempo i giallorossi abbassano il ritmo, attraendo un Genoa non particolarmente bellicoso nella propria metà campo; forse con la speranza di ripartire, però non concretizzata.

L’INCASTRO PERFETTO - L’autogol di Zukanović in avvio di ripresa sembra mettere la partita sui binari più congeniali alla Roma, ma per Ballardini non è ancora finita la partita: un minuto dopo Iuri Medeiros sostituisce Oscar Hiljemark con il modulo che diventa 3-4-3, poi Giuseppe Rossi sostituisce Francesco Migliore con un ulteriore cambio di sistema di gioco, che diventa un 4-4-2 molto offensivo con Pandev da un lato e Medeiros dall’altro. Immediatamente dopo il cambio, Gérson sbaglia un controllo sanguinoso che permette a Lapadula, servito da Pandev di presentarsi solo davanti ad Alisson e di batterlo in uscita: l’inerzia della gara si ribalta del tutto, con lo schieramento più adatto per il Genoa per condurla.

LA ROMA FA IL GENOA - Ballardini modifica leggermente la sua formazione, inserendo Isaac Cofie per Goran Pandev, con Andrea Bertolacci che diventa un esterno di centrocampo meno sbilanciato rispetto al macedone; Di Francesco decide invece di coprirsi e di passare al 3-4-2-1, mettendo in campo Konstantinos Manōlas per Gérson. Lo sbocco principale dell’uscita offensiva giallorossa è la fascia destra, dove Florenzi mantiene una posizione molto avanzata, quasi sulla linea dei tre attaccanti; per dare fisicità entra Patrik Schick, che però non riesce ad accompagnare Džeko come fatto in precedenti occasioni. Più che la tattica, la differenza la fa la testa: libera quella degli ospiti, piena di fantasmi quella dei padroni di casa, che commettono errori di disattenzione e cominciano a sbagliare scelte in sequenza: l’idea di Di Francesco è quella di serrare ancora i ranghi, richiamando El Shaarawy e inserendo Kevin Strootman, con Pellegrini che si muove nella zona di trequarti sinistra vicino a Džeko.

SU FINO ALLA FINE - È ovviamente il Genoa, nel finale, a provare maggiormente a far male, tentando principalmente la palla lunga per Lapadula: il merito della Roma è quello di tenere altissima la linea difensiva - nel frattempo diventata a 5, e quindi più difficile da coordinare - fino alla fine. Il demerito è quello di sprecare tutto lo sprecabile in occasione di contropiede semplici, contro una squadra del tutto sbilanciata: i giallorossi non pagano la loro imprecisione tecnica e di scelte e riescono a prendersi comunque i tre punti.