Roma-Inter 2-2 - Scacco Matto - Come la Roma aveva arginato l'Inter. Con questo Ibanez serve investire su Smalling?
La Roma pareggia con l'Inter per 2-2 ma gioca un'ottima partita, confermando il cambio di rotta dopo il cambio di modulo e il passaggio alla difesa a 3.
LE SCELTE - Fonseca conferma la formazione che ha battuto l'Hellas Verona. Nella difesa a tre Ibanez si posiziona al centro con Kolarov sul centrosinistra mentre Mancini occupa il centrodestra. Confermato Bruno Peres esterno destro con Spinazzola a sinistra mentre Diawara e Veretout agiscono in mezzo al campo. Pellegrini e Mkhitaryan giocano a supporto di Dzeko.
In casa Inter Lukaku parte come da copione dalla panchina, con Lautaro e Sanchez in avanti, supportati da Brozovic, quest'ultimo spostato nella posizione di trequartista. Torna Barella, che agisce a centrocampo insieme a Gagliardini mentre Candreva e Young corrono sugli esterni. La linea difensiva è formata da Skriniar, de Vrij e Bastoni.
PRESSING - La Roma inizia mettendo pressione alla fase di costruzione della manovra dell'Inter, sperando di costringere i nerazzurri al lancio lungo. La squadra di Conte elude la mossa giallorossa iniziando l'azione con Handanovic, giocatore di costruzione aggiunto ai tre di difesa, e con Brozovic che gioca a tutto campo, abbassandosi per offrire una soluzione in più, allargandosi e pressando come un matto.
Anche i milanese cercano di mettere pressione alla Roma con i due attaccanti, Lautaro e Sanchez, e Brozovic che, come già accennato, dà una grandissima mano andando ad aggredire Diawara o uno dei centrale o, se serve, addirittura Pau Lopez. Gagliardini e Barella si alzano invece per schermare Veretout.
La Roma schiera Pellegrini e Mkhitaryan tra le linee e vicino a Dzeko, pronti sia a ricevere le sponde del bosniaco e sia a dialogare nello stretto con lui. A loro si aggiunge anche Spinazzola che, sulla fascia sinistra, ha la meglio su Candreva che non riesce mai a tenerlo.
DIFESA - A prescindere dal sistema difensivo, il reparto arretrato si è mosso molto bene e i singoli hanno reso al meglio. Ad eccezione dell'incertezza di Kolarov sul primo gol interista, non ci sono stati errori significativi e, anzi, bisogna registrare la grandissima prova di Ibanez, passato a essere non più una sorpresa ma una certezza. Ottime le letture difensive, la marcatura, le uscite palla al piede e la personalità, che sembra quella di un veterano. Provocazione: con un Ibanez in crescita costante (ha 21 anni), siamo sicuri che serva spendere tanti soldi per Smalling e non, a questo punto, per un altro centrale difensivo più giovane?
Anche Mancini ha tratto giovamento dal passaggio alla difesa a tre, quella che conosceva bene dai tempi di Gasperini. Si è rivisto, a tratti, proprio quel Mancini di cui la Roma si è innamorata a Bergamo: sicuro di sé, bravo nell'anticipo e con la possibilità di staccarsi dalla linea per appoggiare la costruzione della manovra. Lo faceva anche a Bergamo mentre a Roma, con la difesa a 4, non aveva mai potuto farlo.
GOL - Le reti messe a segno sono lo specchio di come era stata ben preparata la gara da parte di Fonseca. Il primo deriva da una delle tante scorribande di Spinazzola sulla fascia sinistra mentre il secondo sfrutta una combinazione nello stretto tra Mkhitaryan e Dzeko, con Fonseca che fa in modo che il bosniaco venga circondato dall'armeno, da Pellegrini e da Veretout, bravo ad attaccare lo spazio per farsi servire proprio da Dzeko. I gol dell'Inter mostrano come la Roma abbia arginato bene i nerazzurri: un colpo di testa su palla da fermo, specialità della squadra di Conte, e un rigore ingenuamente regalato da Spinazzola. Nel mezzo, non è successo niente e l'Inter non ha creato nulla. La strada è quella giusta.