Empoli, Andreazzoli: "La finale di Coppa Italia contro la Lazio? C'erano Totti, De Rossi e Balzaretti: la persero loro"
In una lunga intervista concessa a SportWeek, il tecnico dell'Empoli Aurelio Andreazzoli ha ricordato anche il suo passato alla Roma. Queste uno stralcio delle sue parole:
Luis Enrique?
«Personaggio stratosferico. Uomo tutto di un pezzo, senza compromessi. Con lui non c’è possibilità di negoziazione, e non perché sia chiuso a prescindere, ma perché è serio: se decidiamo tutti insieme che si fa così, poi si fa così, senza scorciatoie o deviazioni. Quando è andato via, ha lasciato sul tavolo un milione e due di contratto. Era pure uno sportivo incredibile: ciclista, maratoneta, Iron Man perfino».
Zeman?
«Con Sacchi, ha inciso nel calcio italiano in maniera profonda e decisiva».
Esonerato lui, ne prende il posto il 2 febbraio 2013.
«Con la Roma avevo un contratto quinquennale da collaboratore. Tutto avrei immaginato, tranne che la società mi chiamasse ad allenare la prima squadra. Ma è il mio lavoro ed è quello che voglio fare, perciò dico subito sì. E ho le idee chiarissime sul gruppo di lavoro da formare. Chiamo tutti quelli che a Trigoria fino a quel momento erano rimasti in terza o quarta fila: Franco Chinnici, che faceva recupero infortuni e io promuovo a preparatore atletico; Luca Franceschi, ora con me a Empoli; Roberto Muzzi, che allenava i Giovanissimi e io metto a fare il mio secondo… In quattro mesi di campionato facciamo quasi due punti di media, arriviamo davanti alla Lazio partendo da 9 punti di distacco, chiudiamo con la miglior difesa dietro a quella della Juventus».
I tifosi le vomitano addosso di tutto durante la presentazione della Roma di Garcia.
«Un po’ di casino lo hanno fatto. Di certo non mi hanno applaudito. Ero quello che aveva perso la Coppa Italia nel derby. Ma dire che l’avevo persa io, significherebbe che l’allenatore è più importante dei giocatori, e non è così. In quella squadra c’erano Totti, De Rossi, Balzaretti: la finale la persero loro. Insomma, con Garcia ritorno al mio vecchio ruolo di allenatore in caso di bisogno. A un certo punto mi stancai di non allenare e dissi: "basta, torno a casa e smetto"».