Totti a Verissimo: "Ho cercato di far felice i tifosi in tutti i modi in Europa e in Italia"

29.09.2018 18:50 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Totti a Verissimo: "Ho cercato di far felice i tifosi in tutti i modi in Europa e in Italia"
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Questa l'intervista integrale di Francesco Totti, dirigente della Roma, mandata in onda quest'oggi durante la puntata di Verissimo, programma di Canale 5:

L'autobiografia?
"Non è che l’ho scritto io il libro. Io sono molto riservato, in questi 25 anni non ho voluto fare molte interviste ma questo libro parla della mia vita privata, quello che tutta la gente non ha mai saputo di me. Sono due cose diverse, il calciatore e l’uomo Francesco. I numeri sono tanti. Anche i 16 anni che ho passato con Ilary sono tanti, devo superare i 25".

Passa il video story di Totti culminato con le immagini dell’addio al calcio del 28 maggio.

"È un giorno differente da tutti i 25 anni che ho passato. Racchiude una mia cosa personale, ho sempre voluto far felice il popolo romanista, onorarli nel migliore dei modi in Europa e in Italia. Ho cercato in tutti i modi di farli felici, la mia responsabilità era doppia. Romano, romanista, capitano e numero 10. La responsabilità aumentava. Essendo romano ho avuto la fortuna di conoscere tante cose in più rispetto agli altri".

Sei uscito dalla Roma da uomo.
"Sono entrato a 12 anni e ho finito a 40. Spero di non aver finito ancora, ma calcisticamente ho fatto questi 28 anni d’amore e passione, è stato il trofeo più bello che abbia mai vinto. Rimanere con la maglia che ho sempre tifato è stato il mio vanto. È il trofeo più bello. Sarà banale dirlo, sarò anche matto, ma i colori della Roma per me sono troppo sentiti. La mia seconda pelle".

Avevi 8 mesi quando hai mosso i primi passi col pallone.
"Ero a Porto San Giorgio, non c’era neanche la sabbia ma solo sassi e sassolini. Era difficile anche restare in piedi ma ci sono riuscito, non so come. Camminavo piano piano, con la palla vicino. Il mio peluche era la palla. Ancora oggi dormo col pallone? Ilary sarebbe contenta".

Papà per primo ha riconosciuto il tuo talento.
"Diciamo di sì, ma lui non mi ha mai fatto un complimento. Anzi mi bastonava, mi diceva che ero una pippa. Anche se facevo due gol lui mi diceva che ne avrei dovuti fare quattro. Mai un complimento, fino a 40 anni. Neanche l’ultimo giorno, ora mi dice che gli manco. Forse è stata quella la mia fortuna. Avere loro, mi hanno insegnato i valori".

Il valore più grande che ti ha trasmesso tuo padre?
"Portare rispetto per i più grandi, essere sempre me stesso, l’educazione. Sono i valori che si insegnano ai propri figli".

Mamma Fiorella si studiava a memoria le tue lezioni.
"Eravamo in macchina, mentre andavamo agli allenamenti. Per andarci dovevamo fare 80 chilometri tutti i giorni, perché mi veniva a prendere alle 14 e io mi allenavo alle 15. Poi tornavo a casa la sera e studiavo tra le 18 e le 19. Studiavo per modo di dire, la stanchezza mi tirava giù la testa. Mi ha aiutato in tutto".

Eri bravo a scuola?
"Diciamo che andavo. Un 6 semplice".

Tu e tua mamma siete rimasti male quando ti hanno bocciato in terza media.
"Sì, all’esame. Gli insegnanti di inglese e di musica si erano opposti perché noi che giocavamo a calcio dovevamo fare una gita scolastica a maggio, che purtroppo non è stata fatta perché non c’era il numero sufficiente per partire. Noi dovevamo fare le finali regionali e quindi nessuno è partito. Mi hanno detto di portare certi argomenti all’esame e invece me ne hanno chiesti altri".

Sei migliorato in musica e inglese?
"Musica è facile con il flauto. L’inglese un po’ sì, lo capisco ma non lo parlo".

Tuo figlio sì però.
"Quella è stata una grande idea di Ilary. Io volevo mandarli a scuola italiana, ma lei si è impuntata sulla scuola americana che sarebbe stata un valore aggiunto. E io la ringrazierò per sempre perché è essenziale oggi".

Volevi fare il benzinaio, magari ti serviva l’inglese.
"Insomma, devi solo mettere benzina. Mi piaceva l’odore della benzina, mi fa impazzire. Poi vedevo tanti soldi quando aprivano il portafoglio. Però poi da grande ho capito".

L’incontro con papa Giovanni Paolo II.
"C’era l’udienza, c’erano quasi tutte le scuole di Roma. Lui passando saluta e dà la benedizione, va avanti di qualche metro rispetto a me. Poi si ferma, aspetta un secondo, torna indietro, mi prende la testa e mi bacia in fronte. Non mi sono inventato niente. Mamma aveva un sorriso enorme, felice a livelli stratosferici. Forse è stato il destino. Sicuramente mi ha dato qualcosa in più. Sono credente, credo a queste cose. È stata sicuramente una fortuna, anche se l’importante è la salute. Poi il resto viene da sé."

Sei un ragazzo molto semplice e umile nonostante la tua incredibile carriera. Non tutti sono così.
"Lo dici perché sono qua (ride, ndr). Sono gli insegnamenti della famiglia, la cosa più importante. Sono rimasto sempre così, coi piedi per terra".

Da ragazzo però facevi un sacco di scherzi.
"Sì, suonavo ai campanelli e mi fingevo Gerry Scotti. Prima però era diverso, c’era più la vita di strada, più divertimenti. Ora con i social, i telefoni e i computer non c’è dialogo. Prima i ragazzi nascevano per strada e si divertivano. Io con la mia comitiva ristretta di 4-5 ragazzi andavamo e suonavamo, c’erano tante pubblicità. Dicevamo che eravamo Gerry Scotti e scappavamo".

Poi nel programma di Gerry Scotti incontri il tuo destino.
"Esatto, gira tutto intorno a lei alla fine (Ilary, ndr)".

Siete una bella coppia.
"Tu ne sai qualcosa? La conosci bene (rivolgendosi alla conduttrice, Silvia Toffanin)".

Le fai un sacco di scherzi.
"Dipende".

Lei ti chiede che ore sono.
"E io le rispondo".

Ma con l’ora sbagliata.
"Ma magari cambio solo di qualche minuto. Lei è un po’ testarda".

Siete insieme da 17 anni.
"Parliamo del 2001".

Passa una clip celebrativa della storia d’amore tra Francesco e Ilary.

"Mi dovevi far emozionare. Speriamo di finire subito. Eravamo giovani".

Colpo di fulmine.
"La vidi in tv quando faceva la letterina. Appena la vidi dissi al mio amico che sarebbe diventata mia moglie. Lei era diversa prima, non era così bella. Era un po’ paffutella, l’ho fatta diventare più bella (ride, ndr). Lo dico anche a lei, così lo sappiamo tutti. Ma lei è sempre stata bella. Poi con la nascita dei bambini è migliorata e migliorerà ancora. Questo però non vuol dire che ci saranno altri bambini".

Tu ne volevi 5.
"Sì, ma lei mi ha preso per pazzo. Però piano piano ce la porto. Devo trovare il momento giusto, perché ci stanno settimane… Al momento giusto la devo colpire bene, devo essere bravo. Le sto vicino, per capire la settimana giusta in cui è propensa ed è di buone prospettive".

Come ti sei ingegnato per sposarla?
"Un mio amico conosceva la sorella Silvia, le avevo in casa una sera. Lui mi ha presentato la sorella, che mi ha detto che Ilary era fidanzata. E io ho detto che per ora era fidanzata, poi si vedrà. Grazie a lei l’ho conosciuta".

Il primo incontro?
"In un pub a Roma. Giornata particolarissima, perché lei aveva già perso il telefono. Quindi sono arrivato che era già nervosa. Il tempo dei saluti ed è andata via con la sorella, non mi ha filato. Poi il giorno dopo ho chiesto il numero e abbiamo cominciato a scriverci. Lei però era ligia, precisa perché era anche fidanzata".

L’hai invitata a una partita, il 10 marzo 2002.
"La settimana prima l’ho invitata, era il derby. Mi ha detto che sarebbe venuta. Poi il sabato mi scrive la sorella dicendomi che forse non sarebbe venuta. Io ero in ritiro, gelo. E il martedì avevo detto di voler preparare una maglia speciale per lei, all’insaputa di tutti".

Il primo giorno in giacca e cravatta da dirigente?
"Ancora non me la metto la cravatta, altrimenti mi sento già vecchio. Dalla cosa brutta di smettere, ho avuto la fortuna di fare 3 mesi di vacanze con la mia famiglia e ho avuto la possibilità di godermi Isabel. Gli altri non me li sono goduti realmente e quotidianamente perché ero in ritiro, ma Isabel me la sono goduta tutti i giorni. Da una cosa brutta c’è stata la cosa bella. Guai a chi mi tocca tutti e tre, ma con Isabel è diverso. Perché ricominci dopo 10 anni con pannolini e pappette. È stata una cosa ancora più positiva. Ho passato tre mesi stupendi, se l’avessi saputo avrei smesso prima. Altri figli? Adesso siamo in stand-by".

Siete una famiglia bellissima.
"C’è rispetto reciproco, l’amore per i figli non sto qui a dirvelo. Lo sanno tutti cosa si farebbe per i propri figli, non devo spiegare niente a nessuno".

Nel libro c’è scritto tutto questo e non solo.
"È un libro lungo, anzi abbiamo anche tagliato qualcosa. Devo ringraziare la Rizzoli, Paolo Condò che mi ha dato questa possibilità, parlare di me anche come Francesco. La gente ormai si è pure stancata di sentire di Totti dopo 25 anni, sempre la stessa cosa. Conoscere anche Francesco… A me piacerebbe conoscere il personaggio extra-calcio, è anche meglio. Francesco è un essere umano come tutti".

La serata al Colosseo.
"Bellissima serata, non l’ho fatto per il mio compleanno ma per la onlus che dà tutto il ricavato al Bambin Gesù. Non mi piace esternare certe cose, far vedere che faccio beneficenza, ma a volte va fatto". 

Una frase per descrivere la tua vita? Un aggettivo?
"Quarant’anni unici, è bello. Per me sì, non so per gli altri. Me li sono goduti, ma adesso stiamo in discesa. Ho fatto il giro di boa".

E’ iniziata la tua seconda vita invece.
"Vado al contrario allora".