Thomas DiBenedetto: "Totti è il più grande in Italia. Porteremo talento a Roma, l'ho scelta perché ho origini italiane" FOTO!
DiBenedetto:
“Grazie a tutti, è un piacere essere qui. Ringrazio Cappelli ed Unicredit per aver lavorato con noi, per aver nominato un nuovo organigramma: è stata fondamentale la capacità di credere e di raggiungere certi obiettivi. Ringrazio la squadra che ho appena conosciuto e la famiglia Sensi che mi ha preceduto. Sta per cominciare una nuova era che cambierà il calcio con un management, con un sogno che verrà condiviso dai tifosi. Richiederà tempo, ma ci lavoreremo tutti, cercando di dare il massimo. Vogliamo sviluppare una nuova cultura e una squadra che dia il meglio di sé e far rendere al massimo i giocatori. In questa fase ringrazio voi per essere tutti qui”.
Benvenuto a Roma, si assume una grande responsabilità come primo investitore straniero. Nell’immediato, nei prossimi dodici mesi, quali sono le priorità?
“Comincia tutto dal management, il nostro obiettivo primario è ciò che avviene sul campo. Nelle prossime settimane avremo un’idea più chiara del futuro della squadra. Stiamo seguendo giovani talenti e dobbiamo avere pazienza. Commetteranno errori. La priorità è il miglior team, mettendo il calcio davanti a tutto”.
Lei ha detto che Totti è il centro di tutto, la prossima stagione sarà di rodaggio?
“Noi speriamo di vincere il campionato prima possibile. Totti è il più grande giocatore che abbiamo, nella storia della Roma e di Italia. Lui vuole vincere, e anche noi. I nostri manager faranno il massimo per mettere in campo la squadra migliore.
Quali sono le strategie per un calcio più ricco?
“Le squadre possono fare molto di più per concretizzare l’amore dei tifosi, devono usare ciò che amano i tifosi attorno ad uno stadio. Le squadre italiane dovrebbero trarre beneficio dalle nuove tecnologie e noi cercheremo di farlo”.
Sabatini ha detto che non ha un budget ma le ha detto di fare il calcio, cosa intende?
“Ciò che avviene in Italia avviene nel mondo, il discorso economico ha un impatto su tutto e anche sul benessere della squadra. Il nostro è un progetto a lungo termine. La situazione dei mercati speriamo migliorerà e potremmo dispiegare appieno il progetto. Il budget? L’obiettivo è dare flessibilità per poter mettere assieme diversi giocatori che Sabatini e l’allenatore hanno richiesto. Noi non decideremo sui giocatori, ma dai manager che abbiamo messo: Baldini, Sabatini e Luis Enrique. Decideremo in base alle loro richieste e a ciò che offrirà il mercato. I giocatori dovranno adattarsi al gioco della squadra”.
Cosa porterà della sua esperienza da manager in Italia e come affronterà il discorso stadio, futuro e presente?
“Ci vedremo presto con i funzionari del Coni. Noi abbiamo molta esperienza e la offriremo. Stiamo analizzando la situazione del nuovo stadio. Ci incontreremo con il Coni e decideremo. Una delle aree fondamentali è il marketing, abbiamo diverse persone con esperienze in questo e ci rivolgeremo a loro per svilupparlo e crescere. Per lo sviluppo dei media noi abbiamo una società che sviluppa social media, ha sede a Boston e ha lavorato per il Vaticano e altre aree”.
Il vostro approccio è rivoluzionario nel calcio italiano. Intende provare a cambiarlo e in che modo la Roma potrà recitare un ruolo da grande nelle istituzioni? Ad esempio nella questione dei diritti televisivi.
“Il mio obiettivo è che la Roma diventi la migliore squadra che possa essere. Aumenteremo le risorse per avere giocatori migliori. Ci sono altre squadre con obiettivi seri, cercheremo di fare le valutazioni e contribuire”.
E’ corretto dire che avete ereditato una situazione economica meno felice delle aspettative? Possono esserci problemi sul monte ingaggi o sui rinnovi come De Rossi? In Italia c’è un intreccio tra calcio e politica: che ne pensa che la squadra campione d’Italia è del Presidente del Consiglio?
“Io conosco la situazione del Milan, voi avete un Premier presidente: ha i suoi modi per avere successo. Noi ammiriamo De Rossi e vogliamo che rimanga alla Roma, arriva da questa squadra, tutti lo conosciamo e lavoreremo assieme a lui perché ciò avvenga. I bilanci sono pubblici, potrete trarre le vostre conclusioni”.
Ha mai pensato di lasciare l’affare o pensava di avvicinarsi prima?
“Il nostro viaggio è iniziato un anno fa, ho pensato che non si potesse concretizzare ma sono molto determinato. Qui ci sono basi per opportunità da prendere e da trasferire a livello internazionale. Ci sono state difficoltà ma non abbiamo mai mollato”.
Questa difficoltà di insediamento ha creato qualche fastidio. Si è reso conto di ciò e di quanto è importante per i tifosi?
“Ho dei manager a cui ho delegato tanto, tra cui Baldini, e faremo di tutto affinché ci possa raggiungere quanto prima, anche prima di ottobre. Apprezzo la passione dei fan che vogliono sapere tutto di me, in pochi altri luoghi trovo una passione simile. Ma anche a Boston ci sono radio, talk-show. Nei tempi e nei modi dovuti mi vedrete molto qui, anche troppo”.
Rimanderà ai suoi dirigenti le scelte?
“Mi trasferirò a Roma, è fondamentale, per capire la cultura. Ho sempre amato questa città e so cosa rappresenta il calcio in questa città. E’ un marchio riconoscibile e voglio portarlo nel mondo. Si potranno generare ricavi e ciò è un’opportunità reale”.
Un commento sul progetto giovani e la scelta di Luis Enrique.
“Il talento che portiamo a Roma è altissimo, anche se alcuni sono giovani giocatori. Chi ha esperienza sarà d’esempio e i tifosi ameranno questi giovani. E’ come un bambino, lo ami ma devi capire che a volte non è pronto, ma Luis Enrique farà di tutto per rendere la squadra competitiva”.
Perché ha scelto la Roma?
“Il mio nome è DiBenedetto, mio padre è nato in Italia e ho scelto la Roma perché ho origini italiane”