Mancini: “La Roma può puntare alla Champions. Allenare i giallorossi sarebbe un sogno”

15.12.2021 16:24 di  Andrea Gonini   vedi letture
Mancini: “La Roma può puntare alla Champions. Allenare i giallorossi sarebbe un sogno”
© foto di Vocegiallorossa.it

Amantino Mancini, ex Roma dal 2003 al 2008, ha rilasciato una lunga intervista a Romatoday. Di seguito le sue parole:

Come procede la carriera da allenatore?
"Benissimo. Ora sono a casa in Brasile a Belo Horizonte ma sono fermo. L’anno scorso ho allenato il Villa Nova". 

Aspetti una chiamata dall’Europa?
"Magari dalla Roma. Per me sarebbe un sogno, ma adesso mi auguro che la Roma riesca ad arrivare in Champions League perché i tifosi lo meritano". 

La Roma può centrare il quarto posto?
"Secondo me può puntare alla Champions League, ma deve essere più continua e più costante. La squadra mi piace però ci sono tante cosa da fare. Ha giovani interessanti e un grandissimo allenatore che è mister Mourinho". 

Ma come dice il tuo ex capitano Totti in squadra non ci sono campioni…
"Per me Totti ha ragione. Ci sono tanti giocatori giovani e bravi con molto potenziale ma mancano dei campioni, giocatori di alto livello".

Noti delle differenze fra il Mourinho allenatore della Roma e quello che ti ha allenato all’Inter?
"La differenza che noto del Mourinho di oggi e quello dell’Inter sta nella squadra. Quando tu hai una certa materia prima lavori molto più tranquillo e più sereno. Qua alla Roma devi lavorare di più, devi fare più fatica, devi inventare. La squadra è buona ma è limitata". 

Capello, Spalletti, Mourinho tutti allenatori della Roma che tu hai avuto in momenti diversi della tua carriera. Oggi ti ispiri a qualcuno in particolare?
"A Spalletti. Le sue squadre giocano a memoria, sono squadre che giocano bene, con flessibilità tattica, mobilità, creano tante occasioni da gol, sanno difendere, attaccare".

Stai descrivendo la tua Roma…
"La Roma in quegli anni lì giocava il calcio più divertente e migliore d’Europa. La nostra era una squadra di giocatori bravi, forti ma l’unico fuoriclasse era Francesco. Era una squadra a cui piaceva tenere il pallone, ma sapeva anche giocare di contropiede. Avevamo fantasia, avevamo tutto".

Quella squadra poteva vincere di più?
"Sì, poteva vincere di più però in quel periodo c’era una squadra fortissima l’Inter. Ma anche il Milan, la Juventus, tutte squadre con tanti campioni ed era difficile. Noi però giocavamo il miglior calcio e ho tanti bei ricordi".

Tipo?
"Le undici vittorie consecutive, il 6 a 2 in finale di Coppa Italia all’Inter, i trofei vinti, oppure quando abbiamo eliminato il Real Madrid in Champions League". 

Sei arrivato alla Roma dal Brasile, che impatto hai avuto con la squadra e con la città?
"L’impatto è stato molto positivo. Io dal Brasile seguivo sempre la Roma perché lì ci giocavano tanti brasiliani come Aldair, Cafù, Emerson. Quando sono arrivato mi ha colpito l’attaccamento, l’amore dei tifosi verso la squadra. Passionali, come quelli dell’Atletico Mineiro. Di Roma che dire, è museo a cielo aperto".

Posti preferiti della città?
"Colosseo, Piazza Venezia. Mi piaceva andare a cena fuori, fare una passeggiata in centro". 

Sei molto legato alla città quindi?
"Assolutamente sì. Ho pure una casa all’Eur, il quartiere dove vivevo da calciatore". 

Tre domande secche… più forte Totti o Ibrahimovic?
"Due giocatori con caratteristiche diverse, due campioni difficili da paragonare". 

Più bello il gol di tacco alla Lazio nel Derby o quello al Lione in Champions League?
"Il gol di tacco". 

Però il gol al Lione…
"Sì ho fatto 8 finte. Ma quello di tacco è stato un gesto tecnico incredibile, difficile, poi in una partita così particolare come il derby". 

Ultima…carbonara o amatriciana?
"Vado sull’amatriciana".