Julio Sergio: "Ranieri? Sono contento che si goda il finale di carriera al massimo. Non si può separare Totti dalla Roma"

Julio Sergio ha parlato in esclusiva a SoccerMagazine.it. Ecco le parole dell'ex portiere giallorosso:
Ormai la Serie A è alle battute finali: ti sorprende vedere che una squadra forte come l’Inter rischierà di perdere lo Scudetto all’ultima giornata?
"Loro sono in finale di Champions e un punto sotto al Napoli: immagina quanto è stato difficile arrivare a questo livello! Comunque le altre squadre hanno grandissimi giocatori. Una stagione in cui all’ultima giornata sei solo un punto sotto e in finale di Champions a mio parere è una grande stagione".
Claudio Ranieri è stato l’allenatore col quale hai sfiorato lo Scudetto con la Roma nel 2010: a pochi giorni dal suo ritiro da allenatore, c’è un aneddoto su di lui che non hai mai raccontato?
"Io ho una gratitudine nei confronti di mister Ranieri per cui non riuscirò mai ad esprimere con parole quello che lui mi ha dato. Quando lui è arrivato a Roma mi ha trovato lì, giocavo, poi è rientrato il portiere che era titolare in quel momento e dopo sono diventato titolare. Più che un aneddoto, un insegnamento. Lui mi ha insegnato un calcio veramente di rispetto. Un’educazione, una postura, una conduzione chiara, diretta e rispettosa. Il mio rapporto con lui mi ha fatto capire tante altre cose che certe volte non si immergono nel mondo del calcio. E poi lui ha fatto tanto. Lui ha fatto un capolavoro col Leicester, abbiamo fatto una rimonta incredibile con la Roma quell’anno lì, non abbiamo vinto però è stato bellissimo viverla. Lui aveva al suo fianco a quel tempo un allenatore dei portieri che era una persona molto importante, che era Giorgio Pellizzaro, che purtroppo non c’è più. C’era anche Paolo Benetti. Queste persone mi hanno dato tanto, come la Roma e come la città di Roma. A me fa solo piacere che lui possa sfruttare gli ultimi minuti e gli ultimi giorni per onorare la grandezza del suo valore".
Ormai sono passati 6 anni da quando Totti ha lasciato la dirigenza della Roma: pensi che i tempi siano maturi per rivederlo finalmente a Trigoria?
"Francesco è una bandiera, no? Ho avuto il piacere di essere suo compagno di squadra, di giocare insieme a lui e di poter convivere con un Francesco che magari le persone non hanno l’opportunità di conoscere. È una persona incredibile, un ragazzo straordinario, allegro, felice. Lui ha intrapreso negli ultimi anni una strada un po’ lontana dalla società, ma comunque non si può separare Francesco dalla Roma. Se la società pensa che sia il momento giusto e lui è disponibile a prendere un ruolo dove possa fare bene e sviluppare un lavoro importante, è pur sempre il giocatore più importante della storia della squadra. Quindi a me farebbe molto piacere. Poi tutto dipende dalla voglia della società di riportare Francesco a casa".
Oggi ti senti ancora con Totti e De Rossi?
"Ci messaggiamo. Con Daniele, con Francesco, al suo compleanno, per queste occasioni qua. Purtroppo io vivo in Brasile e ognuno ha preso la sua strada: Francesco ha i suoi business, la sua vita, è sempre in giro per il mondo per la grandezza del giocatore che è stato, Daniele fa l’allenatore ed è coinvolto in altre cose, e io sto sviluppando il mio lavoro qua come procuratore. Ogni tanto ci sentiamo, per possibilità di business o per salutarci. Purtroppo non posso convivere con loro per la distanza. Cose normali per un calciatore. Poi succede anche con altri calciatori. Sono stato in Italia in questi giorni, ho sentito Cassetti, ogni tanto sento altri giocatori come Castán e Simplicio, quelli con i quali alla fine siamo rimasti più vicini".
A distanza di tanti anni, cos’è che ti manca di più di Roma oggi?
"Quello che mi manca è il caffè, il cibo che mi piace da morire: l’amatriciana, la cacio e pepe, i panini… queste cose qua che non troviamo in Brasile! Ogni tanto mi metto a cucinare qualcosa qua, per provare a fare qualcosa di buono. Certe volte viene bene, certe volte viene meno bene. E anche la mia busta paga mi manca un po’! Però se parliamo seriamente, vivere a Roma per me è stato un vero piacere. La città e la società mi hanno dato tanto: mi hanno dato soldi, i miei figli sono nati a Roma, ho fatto un sacco di amici. Alla fine sono stato quasi 8 anni in Italia di cui 7 a Roma, quindi per me è un piacere quando torno. Sono rimasto 10 giorni a Roma, sono rientrato in Brasile pochi giorni fa per lavoro. Ho la fortuna di poter andare in Italia a lavorare e godermi Roma e l’Italia in un modo diverso, adesso non più come calciatore, ma come una persona che va in giro e può fare tante cose che certe volte un calciatore non può fare".
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