ESCLUSIVA VG - Boreale, il presidente Leonardi su Bove: "Era maturo fin da piccolissimo, aveva qualità fuori dal comune e lo volevano tutti. Già a due anni si vedeva la coordinazione con cui calciava"

22.02.2022 20:30 di  Emiliano Tomasini  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Emiliano Tomasini
ESCLUSIVA VG - Boreale, il presidente Leonardi su Bove: "Era maturo fin da piccolissimo, aveva qualità fuori dal comune e lo volevano tutti. Già a due anni si vedeva la coordinazione con cui calciava"

Entrato nei minuti finali di Roma-Hellas Verona, Edoardo Bove ha segnato il gol del pareggio sotto la Curva Sud. Il talento classe 2002 ha dato i primi calci al pallone nella scuola calcio della Borelae DonOrione. Vocegiallorossa.it ha intervistato in esclusiva il presidente della Boreale Leandro Leonardi, che lo ha visto crescere e lo conosce molto bene.

Che emozione e quanta soddisfazione avete provato lei e la società nel vedere Edoardo, cresciuto alla Boreale DonOrione, giocare e segnare con la maglia della Roma?
“Edoardo è il figlio di due miei carissimi amici, la madre lavorava anche con me, quindi lui è venuto alla Boreale proprio per questo rapporto di amicizia. Quando poi è andato alla Roma ha continuato a essere vicino a noi, venendo a vedere le partite della prima squadra e qualche volta anche del settore giovanile. C’è quindi un legame davvero forte. Sabato io ho visto la partita con i genitori e sono ancora senza voce. Per quanto riguarda la Boreale, noi da sempre abbiamo grande attenzione per la scuola calcio e il settore giovanile. C’è un’attenzione da società dilettantistica ma di primissimo livello. Il nostro obiettivo è di far crescere i nostri ragazzi come calciatori e uomini. La prima squadra gioca in Eccellenza e l’obiettivo del nostro settore giovanile è di farli arrivare a giocare almeno lì. Se poi c’è qualche talento maggiore siamo ancora più contenti. Ora abbiamo quattro nostri ragazzi alla Lazio, uno alla Roma e un altro ancora al Benevento. Per noi è sempre un piacere se un nostro ragazzo riesce a diventare protagonista con una grande squadra. Senza dubbio quindi, siamo entusiasti nel vedere Edoardo giocare e segnare con la maglia della Roma. In generale, siamo contenti di quello che stiamo facendo. Poi chiaro, c’è chi ha la testa da giocatore e chi non ce l’ha”.

A proposito di “avere la testa”, come era Edoardo da piccolo? Aveva già la testa da giocatore?
“Assolutamente sì. Lui è di maggio 2002 e ha anche fatto tutto il percorso scolastico con i 2001, a dimostrazione che mentalmente è più maturo. Ha sempre studiato in scuole impegnative. Lui ha sempre avuto una grande maturità e in più la famiglia gli è sempre stata vicino e lo ha sempre seguito. Le premesse ci sono sempre state tutte, poi le ciambelle riescono con il buco poche volte e ancora non è finita… io penso lui abbia il potenziale per fare molto molto bene e anche lui ci crede”.

Quando giocava alla Boreale era già chiaro potesse diventare un giocatore da Serie A?
“Quando giocava da noi lo voleva chiunque. Chi veniva a vederlo si accorgeva subito che Edoardo era un giocatore di un altro pianeta rispetto agli altri. Ti rubava gli occhi, qualsiasi osservatore si accorgeva del suo talento, infatti lo volevano sia la Roma che la Lazio. A quell’età c’era una differenza enorme con i suoi coetanei. A volte veniva a giocare a calcetto con me e i dirigenti e restavamo tutti senza parole e innamorati. Faceva cose non da pari età”.

In che ruolo giocava da piccolo?
“Nella scuola calcio ci si alterna tra tutti i ruoli. A centrocampo era formidabile, ma era forte ovunque. Anche quando giocava in porta era bravo. Ma lui aveva una predisposizione per gli sport. Fino ai 13 anni infatti ha praticato anche il tennis a livello agonistico ed era molto forte anche lì. Per la sua fascia d’età era tra i primi tre nel Lazio. Lui, infatti, ancora oggi è ancora molto amico di Flavio Cobolli, anche lui 2002 con cui giocava nella Roma. Poi Cobolli ha scelto il tennis e oggi è tra i primi 200 del mondo. Edoardo però era proprio un polisportivo, aveva qualità atletiche poliedriche e fuori dal comune, questo lo ha certamente aiutato”.

E oggi Edoardo come è?
“Terminato il liceo, si è subito iscritto all’Università. Non è semplice studiare e giocare in Serie A, si pensa sempre solo al lato positivo dell’essere calciatore, ma non è tutto facile. A livello mentale e di impegni è un qualcosa che ti impegna tanto, ciononostante Edoardo sta riuscendo a conciliare le due cose. Sta continuando a studiare, ma crede fortemente di poter avere un percorso di calciatore e vive in funzione di quello. Quando esce non fa le ore piccole, ha una mentalità da vero professionista. Sabato dopo la partita è venuto a cena con noi e la famiglia. È un grande lavoratore, a luglio lui era il primo ad arrivare a Trigoria e l’ultimo ad andarsene. Edoardo è un ragazzo molto riservato. È maturo e tranquillo in campo e nelle interviste. Quando lo vedi parlare sembra un vecchio, un veterano. Riesce ad essere molto lucido”.

Arriviamo alla partita di sabato, le sensazioni quando Edoardo è entrato in campo?
“Sinceramente dopo il primo tempo speravamo quasi non entrasse, perché la situazione era difficile e per un ragazzo giovane non è semplice entrare quando la squadra è sotto. Invece, devo dire che Edoardo e tutti gli altri giovani che sono entrati sono stati bravissimi. Il Verona è calato e abbiamo potuto gioire per il suo gol”.

Mourinho ha dimostrato a parole e con i fatti di credere nel suo talento.
“Nella conferenza stampa alla vigilia di Roma-Genoa è stata fatta una domanda a Mourinho su Pellegrini, Oliveira e Mkhitaryan. Nella domanda non era stato citado Edoardo e Mou invece lo ha citato, sottolineando la sua crescita e la sua grande maturità. Come a dire «Guardate che sta arrivando» e poche settimane dopo è effettivamente successo. Per noi quelle parole sono state una gioia e una grande soddisfazione”.

Cosa vi ha detto dopo il gol di sabato?
“Io dopo il gol gli ho chiesto: «Edo hai realizzato il sogno di qualsiasi ragazzo, da romano cresciuto a Trigoria hai segnato un gol per la Roma sotto la Curva Sud. Perché non sei andato a esultare sotto la curva?» E lui mi ha risposto: «Io mentre mi scaldavo ero sicuro di entrare e fare gol. Però la cosa più importante era vincere, non segnare. Quindi dopo aver segnato, l’unica cosa che ho pensato è stata di correre a centrocampo per provare a farne un altro». Questo dimostra la sua grande maturità e la sua mentalità. Nell’intervista postpartita gli hanno chiesto «Cosa vi ha detto Mourinho?» e lui ha risposto da veterano: «Le cose dello spogliatoio non devono uscire». Mentalmente è un professionista. Poi aggiungo, secondo me a parte il gol ha fatto una prestazione maiuscola, da 8. Ha recuperato diversi palloni e ha giocato sempre il pallone con lucidità. Appena entrato ha fatto un’apertura bellissima per Pellegrini. Il gol è stata la ciliegina”.

Un aneddoto su Edoardo da piccolissimo?
“Edoardo è nato dentro il nostro studio. La madre lavorava da noi e poi è rimasta incinta. Quando è nato, da piccolissimo ogni tanto lei lo portava a lavoro, come è normale. Veniva qui a un anno e mezzo o due e con lui c’era sempre una palla. Si metteva davanti al muro e cominciava a giocare senza mai fermarsi, era un continuo «tum tum tum» della palla contro il muro. Già da piccolissimo si vedeva la coordinazione con cui calciava. Ripeto, a due anni, non dieci. C’erano già delle premesse davvero importanti”.

E poi quando è cresciuto? Sempre con il pallone incollato al piede?
“Ovviamente sì, ma anche nel tennis come ho detto era fortissimo. Anni fa abbiamo fatto un viaggio negli Stati Uniti, io avevo mio figlio in Florida perché frequentava l'Academy di tennis di Nick Bollettieri, un’accademia importante in cui sono cresciuti grandi campioni come Agassi. Edoardo era lì con noi, aveva circa dieci anni e fece un provino. Bollettieri subito lo aveva scelto e voleva farlo rimanere lì per farlo diventare un tennista. Fortunatamente non è rimasto, altrimenti oggi staremmo parlando di Edoardo Bove tennista e non calciatore”.

Voi lo avete visto crescere, quanta strada può fare secondo voi e in che ruolo si può esprimere al meglio?
“Io credo tantissimo nel suo potenziale e penso veramente possa diventare un centrocampista di livello importante, come pochi in Italia. È il prototipo del centrocampista moderno. Se vedete il suo curriculum nelle giovanili della Roma, è sempre stato – da centrocampista - il capocannoniere della sua squadra, ogni anno. Ha sempre fatto 15, 20 gol da centrocampista, vuol dire che sente la porta. Può giocare mezzala o fare il trequartista atipico, alla Perrotta o alla Nainggolan con Spalletti. Edoardo è un giocatore moderno, in mezzo al campo può giocare ovunque, poi sceglierà l’allenatore. Edoardo attacca e difende, quindi può fare tutto”.