Un equilibrio apparentemente fragile
È una Roma che non riesce mai a fare il definitivo salto di qualità ma è anche una Roma che non muore mai.
Ogni volta che sembra sul punto di cedere rovinosamente, la squadra giallorossa risorge dalle proprie ceneri.
Una fenice che muore e risorge così rapidamente da divorare il proprio tempo, la propria anima.
Fragile come un fuscello al vento a Firenze, i giallorossi questa sera sono stati incredibilmente solidi.
Sarebbe stato facile sgretolarsi dopo il gol di Piatek.
Sarebbe stato facile prenderne un altro e un altro ancora, come in Coppa Italia, lasciandosi dominare dal nervosismo.
Tra l'altro, come ulteriore beffa, la Roma ha subìto gol dai due innesti del mercato invernale rossonero: Paquetà e Piatek hanno fatto da contrasto alla penuria di arrivi in casa giallorossa e tutto lasciava pensare che, a quel punto, la serata potesse solo peggiorare.
Invece è arrivata la reazione e la Roma avrebbe potuto anche vincere ma ciò che conta è che la squadra sia viva, pur con tutte le sue incongruenze e fragilità, le sue debolezze e le sue qualità. Non spicca il volo ma nemmeno precipita.
Non procede a vele spiegate ma nemmeno affonda.
Un’aurea mediocritas in cui la Roma si trova comoda: mediocritas nel senso latino, non quindi la mediocrità come la intendiamo noi ma una via di mezzo, lontana da ogni estremo, un benessere, un’agiatezza che non porta a vincere nulla (almeno per il momento) ma che non porta nemmeno ad affondare. Un equilibrio che, apparentemente fragile, fa da filo conduttore alla Roma degli ultimi anni, che sta scoprendo di poter giocare regolarmente la Champions, che sta regolarmente nella parte alta della classifica.
Un equilibrio, una moderazione nelle ambizioni che rispecchia il giusto compromesso e l'unica strada da seguire per una società come la Roma.
Senza picchi, né positivi né negativi. Almeno per ora.