Tomasson: "La Roma punterà a controllare la partita aspettando che il Feyenoord commetta un errore"
Il Feyenoord torna in una finale di coppa 20 anni dopo. L'ultima volta nella Coppa UEFA 2002, giocando nello stadio di casa, il "De Kuip", contro il Borussia Dortmund. Gli olandesi si imposero per 3-2 alzando per la seconda volta il trofeo. Protagonista di quella serata Jon Dahl Tomasson, autore della terza rete olandese ed eletto "man of the match" in quella che fu la sua ultima partita a Rotterdam, prima di trasferirsi al Milan. Ai microfoni di Tuttomercatoweb il danese, oggi allenatore e reduce da una brillante esperienza al Malmö apre il suo album dei ricordi e ci dice la sua sulla sfida di Tirana contro la Roma:
Il Feyenoord torna a una finale europea 20 anni dopo. Che effetto ti fa?
“Mi rende felice vedere una squadra in cui ho giocato arrivare così lontano. Il Feyenoord ha avuto un percorso straordinario in Europa in questa stagione ed è bello vederlo tornare ai massimi livelli. Mi riporta indietro nel temp: tanti ricordi, non solo per me, ma per tutti coloro che sono legati a questo club"
In quella finale del 2002, lei è stato il protagonista, segnando un gol e venendo votato man of the match
“Ricordo quella finale e quella notte come un sogno d'infanzia. Giocare una grande finale e segnare un gol importante, sembrava quasi irreale quando è successo, ma è sicuramente una notte che non dimenticherò mai. Anche adesso, 20 anni dopo, sono tante le persone che mi chiedono di quella partita, e questo la dice lunga su quanto una finale significhi per molte persone. Quando arrivi a giocarla devi vincerla, perché nessuno ricorda una squadra che ha perso una finale. E per i giocatori una finale è un bel ricordo solo se vinci. Altrimenti è per sempre un'occasione persa”.
All'epoca, lei fu annunciato dal Milan sette giorni prima della finale
"Vero, avevo firmato per il Milan prima della finale, quindi sapevo di giocare la mia ultima partita con il Feyenoord. A maggior ragione volevo che il mio fosse l'addio perfetto al club e soprattutto ai suoi grandi tifosi. È successo esattamente ciò che volevo, fu una sensazione indimenticabile, anche perché giocammo la finale nel nostro stesso stadio”.
Da allora, nessuna squadra olandese ha vinto una competizione europea. La forbice tra i 5 campionati principali e gli altri sembra essersi allargata
“Il divario è decisamente più grande ora rispetto a quando giocavo. C'è una distanza molto grande tra i tornei maggiori e anche le leghe appena sotto di loro, come ad esempio l'Olanda che è pur sempre una grande nazione calcistica.
Quando ero allenatore al Malmoe, c'era un divario ancora più grande nel panorama internazionale e anche se eravamo i campioni di Svezia abbiamo dovuto superare 4 turni eliminatori per qualificarci alla fase a gironi di Champions League. L'abbiamo fatto, il che è stato incredibile e un super successo per il club, perché abbiamo dovuto eliminare una squadra come i Glasgow Rangers con un budget di giocatori molto, molto più grande di quello che avevamo. È stato un miracolo calcistico, perché non si potevano nemmeno confrontare i due club - per non parlare di Juventus, Zenit e Chelsea nel girone - che erano due mondi calcistici diversi che si incontravano. Nel 1979 il Malmoe si giocava una finale di Coppa dei Campioni e oggi quel traguardo sarebbe assolutamente impossibile. All'epoca poi bastavano quattro turni per arrivare in finale, ora ne servono altrettanti per entrare nel torneo. Questa stagione la mia squadra di Malmo ha dovuto vincere quattro round solo per entrare nel torneo”.
La Conference League è stata concepita appositamente per dare più spazio alle squadre di altre federazioni
“Mi piace molto questo torneo, secondo me è stata un'ottima iniziativa. Per me il calcio è ovviamente un lavoro che mi porta ad avere ambizioni, ma è anche passione, sogni e avventura. Mi piacciono imprese come il Feyenoord in finale, il Villarreal in semifinale di Champions League o i Rangers, che noi avevamo eliminato, arrivare fino in finale di Europa League. Chi lo avrebbe mai pensato?".
Cosa ci dobbiamo aspettare da Roma-Feyenoord?
"La Roma ha una squadra forte e molto ben organizzata e immagino che punterà a controllare la partita aspettando che il Feyenoord commetta un errore per poi colpire. È una finale giusta, per molti la Roma è favorita ma occhio al Feyenoord, che non ha perso una sola partita nella sua strada per la finale, a differenza dei giallorossi. Quindi nulla è deciso, come del resto deve essere una vera finale”.
Chi è il giocatore che può fare la differenza?
"Se parliamo di Feyenoord direi che Cyriel Dessers ha già dimostrato di essere decisivo e per lui parlano le 10 reti nel torneo".