Il 2016 dello Spalletti-bis: dal falso nueve alla difesa 3 ½
Se c'è una persona che ha caratterizzato più di altre (se non più di tutte) il 2016 della Roma, quella è Luciano Spalletti. Tornato il 14 gennaio per cercare di ravvivare il gioco giallorosso, che negli ultimi mesi di Garcia si era andato pian piano spegnendo, il tecnico di Certaldo ha subito dimostrato di essere maturato molto rispetto al 2009, soprattutto da un punto di vista tattico. Per chi si aspettava una fotocopia di quella Roma 4-2-3-1 con Totti centravanti, la sorpresa è stata grande: non tanto per la scelta dei moduli (dei quali se ne possono contare almeno 8 diversi in questo anno); neanche per l'impiego del Capitano giallorosso (usato con il contagocce in maniera vincente nelle ultime 7 gare del campionato passato); ma soprattutto per l'utilizzo differente dei giocatori in mezzo al campo. Segno di uno Spalletti capace di fare di necessità virtù come pochi altri allenatori in circolazione.
Fra gli esempi che meglio rappresentano questa attitudine c'è sicuramente Diego Perotti: messo per la prima parte dell'anno al posto di un Edin Dzeko ancora lento e macchinoso, l'argentino è stato schierato al centro dell'attacco 11 volte su 15, non dando mai punti di riferimento alle difese avversarie e innescando le falcate sugli esterni di Salah e El Shaarawy; con la stagione nuova e un bosniaco ritrovato, l'ex Genoa è stato spostato sulla corsia di sinistra, sfruttando così la sua ottima abilità nel saltare l'uomo creando superiorità in attacco.
Ma le capacità camaleontiche di Spalletti si possono ritrovare anche nella sua scelta di schierare Radja Nainggolan sulla trequarti, limitando così la manovra di gioco del regista avversario ed esaltando la tecnica tutt'altro che scarsa dell'ex Cagliari.
Altro calciatore simbolo dell'evoluzione costante del sistema di gioco spallettiano è Emerson Palmieri, titolare una sola partita nel campionato passato che però in questa stagione sta trovando sempre più spazio fra gli 11 di partenza: fondamentalmente un terzino, di ruolo a sinistra ma utilizzato anche a destra in mancanza dei titolari, l'ex Santos ha giocato da esterno di centrocampo nelle vittorie contro Lazio, Milan e Chievo Verona, svolgendo il doppio ruolo difensore/attaccante senza grosse sbavature. L'ottimo piede e la grande corsa l'hanno portato a giocare anche come mezzala nella trasferta contro l'Astra Giurgiu, rispondendo con una piena sufficienza alle scelte del tecnico toscano.
La dinamicità dello stratega Spalletti nella stagione 2016/17 sta venendo sempre più allo scoperto grazie anche ad uno schieramento difensivo innovativo: la difesa a 3 e ½. Nient'altro che una linea difensiva a 4 con tre difensori centrali e un terzino che si trasforma in ala quando la squadra ha il possesso del pallone. Che giochino Manolas, Fazio, Rüdiger, Vermaelen o De Rossi arretrato non è importante: è fondamentale però che la retroguardia faccia girare il pallone in maniera rapida, impostando il tempo di gioco quando il centrocampo giallorosso è ben marcato.
Ma il processo evolutivo del tecnico giallorosso non sembra avere una fine: nelle ultime gare è in aumento il numero dei cross dalle fasce e la difesa è diventata spesso pura a 3, stile Juventus (vedere l'ultimo successo contro il Chievo). Insomma Spalletti ha passato un anno a non essere mai banale, chissà cosa ci riserverà nel 2017...