Roma Femminile, Giacinti: "Essere della Roma è bellissimo, sono rinata. Quello che ci contraddistingue è la nostra pazzia"
L’attaccante della Roma Femminile Valentina Giacinti è stata la protagonista dell’episodio di oggi del podcast giallorosso “Fino a qui”. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Che soddisfazione vincere così col Milan.
“Una bellissima sensazione, lavoravamo per vincere da tutta la settimana, volevamo ribaltare il risultato. La partita si è messa male, abbiamo reagito. La cosa che mi è piaciuta è stata la mentalità di voler ribaltare questa partita”.
Che impatto è stato l’esordio in Serie A a 16 anni con l’Atalanta?
“La maglia dell’Atalanta era un sogno, l’impatto è stato abbastanza forte, ma più di felicità. Non ero ancora cosciente di quello che stavo facendo, a 16 anni giochi per divertirti. Non ho pensato di essere arrivata, è stato un punto di partenza ed è stato bello”.
Quanto è cambiato il tuo modo di essere attaccante e quanto sono cambiate le difese?
“Il mio modo di giocare non è cambiato tantissimo, anche da piccola mi piaceva attaccare la profondità. È cambiata la velocità delle giocatrici, la forza fisica, un attacco in profondità è un duello molto più impegnativo”.
Trovare la porta è un istinto o ci si deve lavorare?
“Il lavoro sicuramente aiuta, però credo anche che per tante attaccanti sia un istinto che cresce con te. Penso di allenarlo, ma dentro di me so che qualcosa ho e qualcosa mi è stato dato”.
C’è tanto lavoro atletico.
“Più lavori, più migliori, più cresci fisicamente. Non risparmiarsi mai viene dal mio modo di essere fuori dal campo, voglio fare sempre di più”.
I tuoi modelli?
“Da piccola Bobo Vieri, ero innamorata di lui sia calcisticamente che esteticamente. Lo seguivo sempre. Nel calcio femminile Melania Gabbiadini, perché era del mio paese, i miei genitori erano tanti amici dei suoi”.
Hai attraversato la transizione che sta portando il calcio femminile italiano a una nuova dimensione. Puoi parlare delle difficoltà del passato.
“Se si parla di 6-7 anni fa, il calcio femminile è cambiato. Ci si allenava la sera, dovevi farti da mangiare e a volte non mangiavi perché eri stanca. C’erano compagne di squadra che lavoravano oltre a giocare, ricordo ancora che non avevamo palestre, non avevamo strutture adeguate, ci allenavamo su campi impraticabili. È stata la nostra forza, delle giocatrici che hanno partecipato al mondiale del 2019, siamo riuscite a portare quello che abbiamo vissuto e buttarlo in campo”.
1° luglio 2022, il calcio femminile diventa professionistico. Che cosa ha significato?
“Questo passaggio è stato importante a livello di tutele, ma già l’ingresso delle società importanti ci aveva reso semiprofessioniste, mancava questo tassello”.
Nella tua scelta di accettare la Roma hai considerato che la società giallorossa è stata una delle prime a trainare il calcio femminile negli ultimi anni?
“Sì, nel senso che ho visto negli anni che la Roma ha iniziato a crescere e non ha mai smesso, è stato un susseguirsi di cose. La mia scelta è stata la Roma per tanti motivi, sapevo che a livello societario credevano molto nel calcio femminile”.
Che significa in questo preciso momento essere della Roma?
“Essere della Roma è bellissimo. Stiamo scrivendo un pezzo di storia in Champions, stiamo facendo bene in campionato, abbiamo conquistato una finale di coppa e vinto la Supercoppa. Non avrei mai pensato di fare un primo anno così, sono rinata e avevo bisogno di questo calore, di questo affetto che mi viene dato ogni giorno”.
Cosa vi chiede Spugna? Da te cosa cerca?
“Cerca in me quello che riesco a fare, l’attacco alla profondità. Mi ha aiutato anche a venire incontro e tenere palla, mi sprona a far gol perché vuole che faccia più gol possibili, è un allenatore che può dare tanto in allenamento”.
Fa impressione il carattere di questa squadra.
“Abbiamo in squadra tantissime giocatrici che hanno fame e voglia di vincere, che vogliono fare bene e conquistare qualcosa. Questa squadra è composta da tanti ex capitani e questo è importante, avere persone responsabili, con carattere e fame di vincere. Wenninger, Haavi, Losada, siamo un gruppo molto affiatato ma con tanta voglia di vincere”.
Hai un’ottima media di trofei vinti per partite giocate. Che ricordi hai della Supercoppa?
“Ricordo l’ansia di quando il mister mi ha tolto, stavamo pensando ai rigori e nella mia testa passavano momenti non positivi, ai rigori avevo sempre perso e non poteva succedere anche questa volta. Andressa mi diceva che l’avremmo vinta, quando Came ha parato l’ultimo rigore siamo esplose. Io ero incredula”.
Ora la doppia sfida contro il Barcellona e giocherete all’Olimpico. Ti immagini già le emozioni?
“Ancora no, prima c’è la Fiorentina. Ma già al sorteggio avevamo immaginato tutto e stiamo immaginando uno stadio pieno, siamo felici e cariche di voler mostrare il calcio femminile a tutta la città di Roma”.
E a ritorno si gioca al Camp Nou.
“Il Camp Nou sarà stupendo, sarà indescrivibile. Vogliamo andarci col risultato positivo per far sì che sia ancora più spettacolare la sfida”.
Come si affrontano le più forti del mondo?
“Con intelligenza e pazzia. Abbiamo la testa e il carattere, quello che ci contraddistingue è la pazzia di crederci, di prendere alte le avversarie e provare le giocate”.
La calciatrice che stimi di più?
“Ce ne sono tante. Alexia è la mia preferita, ma ce ne sono tantissime altre forti”.
Ti incuriosisce la formula della Poule Scudetto?
“Ci saranno tante partite avvincenti, peccato che sia arrivata quest’anno, è uno stimolo in più per crescere e per gestire momenti”.
Chi ti ha impressionato delle tue compagne?
“Fisicamente, per come gioca, è Haavi. È devastante, se vado in contrasto in allenamento penso di volare. Ho ansia di scontrarmi con lei, ogni giorno dimostra di essere una giocatrice completa”.