Rizzoli: "Arbitri pronti a ripartire seguendo il protocollo. No al ritiro, meglio isolarli che assembrarli"

24.05.2020 09:22 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Rizzoli: "Arbitri pronti a ripartire seguendo il protocollo. No al ritiro, meglio isolarli che assembrarli"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

"Fermo restando che aspettiamo anche noi l’incontro del 28 maggio col ministro Spadafora, abbiamo alcune ipotesi". È così che Nicola Rizzoli, designatore arbitrale, si proietta alla ripartenza del calcio - che ovviamente comporterà una ripartenza anche per gli arbitri - in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "A partire da un raduno di controllo anche medico-clinico per una settimana in una delle nostre sedi. Si terrà prima della ripresa del campionato. Anche perché in tempi normali, dopo il campionato, fra giugno e inizio luglio facciamo tutte le visite, quindi i certificati sarebbero in scadenza a stagione ripresa. Considerando quanto sarà fitto il calendario sarà l’occasione per farli insieme a tutti i test fisici per vedere il grado di affidabilità degli arbitri. E con i tamponi e i test sierologici che stabilirà il protocollo".

Sulla possibilità del ritiro.
"La differenza principale tra le squadre e gli arbitri è che se dovessimo fare per tutti i nostri un ritiro chiuso avremmo nel gruppo circa 100 persone fra arbitri di A e B, assistenti, numero che salirebbe ulteriormente con lo staff tecnico. Di questi ogni giornata 10 gruppi da 6 partirebbero per dieci posti diversi. Partirebbero puliti e sicuri dopo aver fatto il tampone, al rientro il tampone verrebbe fatto una volta rientrati nel gruppo. Se durante il viaggio uno di questi contrae il virus a quel punto devi fermare tutti, questo significa non garantire il campionato. Anche con la Uefa e le varie federazioni con cui abbiamo un panel in cui ci confrontiamo con gli altri designatori una delle prime considerazioni che abbiamo fatto era proprio questa: il ritiro chiuso per gli arbitri, che non viaggiano con charter o treni riservati come i calciatori, avrebbe amplificato il rischio. Quindi isolarli è meglio che assembrarli".