Zaniolo: "Non devo più cadere in provocazioni inutili. Quest'anno abbiamo costruito qualcosa di importante"

19.06.2022 08:30 di  Emiliano Tomasini  Twitter:    vedi letture
Zaniolo: "Non devo più cadere in provocazioni inutili. Quest'anno abbiamo costruito qualcosa di importante"
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Nicolò Zaniolo ha concesso un'intervista a Sportweek, settimanale de La Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio delle sue parole.

Non eri al massimo, la tua caviglia era dolorante, ma contro il Feyenoord hai voluto esserci a tutti i costi e hai segnato:
"Ci dovevo essere per forza, è un grosso risultato che volevamo e dovevamo ottenere per la squadra, per la città, per i tifosi e per noi stessi. Farcela con un mio gol è stato bellissimo".

Conference League più qualificazione in Europa League. Nessun rimpianto? 
"È stata una stagione molto faticosa, abbiamo giocato 50 partite, certo abbiamo perso dei punti che potevamo evitare di perdere, però abbiamo anche costruito qualcosa di importante. Erano tanti anni che la Roma non giocava una finale in una coppa europea, l’abbiamo anche vinta, quindi è andata bene, benissimo".

Cosa buttiamo dalla finestra? 
"Quei giorni in cui sono stato nervoso… perché la palla non entrava in porta, perché mi faceva il miracolo il portiere, perché avevo discusso con l’arbitro… Sto capendo che è inutile incazzarsi: si sprecano energie".

Buoni propositi, allora: migliorare il self control, dribblare le provocazioni. 
"Esatto. Questo è un obiettivo che devo pormi per l’anno prossimo, smetterla di cadere in provocazioni inutili che non servono a niente".

Ma non cancelliamo il video della festa della Roma, con il coro su Zaccagni: perché si vede chiaro che non canti… Ma perché finisci sempre in mezzo alle polemiche? 
"Non lo so e neanche me lo chiedo più. Penso a migliorare, quello che succede intorno è contorno e spesso non ha nessuna importanza. In campo alla fine ci vado io e la squadra. E quel che conta è vincere le partite, non parlare. Ho imparato a non ascoltare, all’inizio non nego che ascoltavo parecchio e diciamo che un po’ mi toccavano le cose che si dicevano. Poi capisci che è meglio mettere i tappi e andare in campo a fare quello che devi fare. E che sai fare".

Se potessi scegliere un super potere, ti piacerebbe essere invisibile a comando? 
"No. Vorrei tornare su quel pallone, il cross di Veretout nel derby d’andata e buttarla dentro al posto di prendere il palo".

Il derby è questione di vita o di morte. A Roma non puoi viverlo altrimenti. 
"Senti la maglia che hai addosso e tutta la gente per cui la indossi. Avevamo perso un derby in casa che non volevamo perdere, ho un po’ rosicato ed è venuto fuori quel gesto. Chiedo scusa, ancora".

Mou, bastone e carota: dice che la gente è ossessionata da te, che dovrebbero lasciarti tranquillo. Poi ti mette seduto in panchina. Cosa ti ha insegnato? 
"Proprio così, bastone e carota. È un vincente, non servo io a ricordare quello che ha vinto. E mi ha insegnato a entrare in campo nella fase difensiva, dove dovevo migliorare e devo farlo ancora. E mi ha aiutato a gestire certe situazioni: in passato avrei reagito male o peggio per l’esclusione da partite per me molto significative. Lui mi ha insegnato a mordermi la lingua: muto e in campo a lavorare di più".

Ha cambiato spesso modulo. E tu hai giocato dove voleva il mister, anche seconda punta. 
"Il 3-5-2 non esalta al massimo le mie caratteristiche, io preferisco il 4-3-3 o il 4-2-3-1 però se il mister decide di giocare così e di mettermi lì davanti io devo dare il 100% lì, per la squadra e per raggiungere il risultato".

Come ti trovi con Abraham? 
"Un bravissimo ragazzo, si è ambientato subito, è forte e può migliorare tantissimo. Ed è sempre allegro. È bello giocare con lui, trasmette serenità. Ci siano diverti e penso che in campo abbiamo anche fatto bene".