Cambio Campo - Ancona: "Inter solida, ma l'allenatore ideale sarebbe stato Palladino. Koné? La Roma ha alzato le pretese, se ne riparlerà"

Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Adriano Ancona, giornalista del Corriere dello Sport, con il quale abbiamo parlato di Roma-Inter.
Puoi farci una panoramica generale sulla nuova Inter di Cristian Chivu? Quanto è cambiata la squadra nerazzurra rispetto alla passata stagione?
«Negli uomini poco o nulla, ma ha lavorato soprattutto sulle alternative in squadra. Mi riferisco all’attacco, dove l’anno scorso in tre (Correa, Arnautovic e Taremi) erano del tutto inconsistenti. Il restyling ha avuto una logica, oltre a puntare su Bonny che Chivu può far crescere dopo averlo avuto al Parma. Probabilmente tende a giocare qualche metro più avanti, quello sì. E aver diluito le difficoltà rispetto all’anno scorso, quando l’Inter ha fatto un cammino quasi perfetto fino a marzo per poi crollare stremata, può essere un segnale di coerenza».
Marotta in settimana ha definito come lungimirante la scelta di affidare a Chivu la panchina. Sei d’accordo? Che ne pensi del tecnico romeno?
«Chivu si è ritrovato al posto giusto nel momento giusto, perché la società doveva prendere una decisione in tempi stretti a inizio giugno avendo poi la partenza per il Mondiale. È un allenatore che dovrà dimostrarsi bravo soprattutto a gestire: in questo la carriera di Chivu da calciatore ad alti livelli proprio con l’Inter può incidere. Però se parliamo di valore assoluto, l’ideale sarebbe stato Palladino: è completo e centrato, una garanzia come dice il suo percorso finora da allenatore, e secondo me uno dei migliori tre che ci sono in Italia. Un pensiero da parte dell’Inter c’era anche stato, su Palladino, che per capacità è superiore a Fàbregas, inseguito a sua volta dal club nerazzurro».
I nerazzurri arrivano a questo impegno al quarto posto con due sconfitte stagionali, ma anche da cinque vittorie consecutive. Che Inter dobbiamo aspettarci allo Stadio Olimpico? È la favorita per la vittoria?
«Sicuramente una squadra che segna molto, come dicevo prima: 22 gol già realizzati a questo punto della stagione non sono pochi. E ha saputo riemergere dai problemi iniziali; ora, in queste due partite con Roma e Napoli, potrà “gestire” senza l’assillo dei tre punti obbligati per non staccarsi dalla vetta. In questo servirà maturità, un po’ come l’anno scorso quando Roma-Inter si giocò praticamente nello stesso giorno rispetto a ora, con una classifica ovviamente diversa da parte della Roma. Però complessivamente credo che l’Inter sia favorita».
In estate, l’Inter sembrava essere a un passo dall’acquisto di Manu Koné. Come mai secondo te la trattativa non è andata in porto? Pensi che il francese possa essere ancora un obiettivo del club meneghino per le prossime sessioni di mercato?
«Un assalto disordinato, mentre Lookman faceva i capricci ed era scappato da Bergamo: non sarà più un obiettivo per il futuro, a differenza di Koné che potrebbe invece rientrare nell’orbita interista. Il nigeriano sarebbe stato un giocatore diverso da Thuram, anche se punta molto sulla rapidità esecutiva. La Roma quest’estate ha alzato le pretese per il francese, sapendo che dall’altra parte c’era la necessità di chiudere un attaccante».
Passando alla Roma, un tuo parere sulla squadra di Gian Piero Gasperini? Secondo te, è una candidata concreta al quarto posto?
«Penso sia l’anno giusto per tornare in Champions, lo avrebbe meritato già nello scorso campionato. Ora è una specie di linea continua, probabilmente non casuale. Il segreto finora è l’essenzialità: la Roma è riuscita a non prendere gol in quattro partite su sei, due delle quali con Bologna e Lazio, ovvero i passaggi più veritieri nel percorso iniziale. Per questa partita c’è poi da augurare a Gasperini di rompere la maledizione Inter: ultimamente, da allenatore dell’Atalanta, le ha sempre prese di santa ragione».
Proprio a proposito di Gasperini, cosa secondo te è andato storto nella sua breve esperienza all’Inter?
«Quella era un’Inter completamente attorcigliata su sé stessa, col pericoloso eco del Triplete che ha condizionato. Senza contare che l’allenatore venne scelto dopo un lungo casting e dopo l’assalto mancato a Bielsa. C’è un episodio legato alla partita che segna il destino di Gasperini, la sconfitta infrasettimanale di Novara. A un certo punto del secondo tempo, Cambiasso, che era uno dei senatori in squadra, si rivolse ai suoi compagni della difesa urlando testuali parole: “Mettetevi a quattro, decido io!”. L’emblema del caos venutosi a creare in quel momento, anche quando si trattava di accettare un modulo tattico nuovo. Per inciso, l’Inter col Novara avrebbe perso anche un girone dopo…».
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