El Shaarawy: "Ritorno a Roma? Mi sentivo in famiglia, ma non parlo di mercato"

26.03.2020 14:22 di  Ludovica De Angelis  Twitter:    vedi letture
El Shaarawy: "Ritorno a Roma? Mi sentivo in famiglia, ma non parlo di mercato"
Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Stephan El Shaarawy ha rilasciato un'intervista a Sky Sport 24 raccontando di come sta vivendo la situazione in Cina e quali sono i suoi obiettivi per il futuro.

Com'è la situazione a Shanghai? 
"Sta migliorando notevolmente. È una città che ha ripreso a vivere, come tutto il paese. C'è stato un forte senso di responsabilità da parte di tutti e ne stiamo uscendo. Le persone hanno ricominciato ad uscire ed è un grande segnale. Durante il lockdown 80.000 persone sono rimaste a casa, era una situazione grave".

Una domanda da parte di un tifoso: quali sono i tuoi propositi per il futuro? Tornerai in Serie A?
“Ho cercato, insieme al club, di trovare una soluzione. Arrivati a gennaio, hanno cominciato a posticipare il campionato e le coppe, non si sapeva fino a quando saremmo stati fermi, non potevo permettermi di stare fermo 3-4 mesi con la nazionale a marzo e poi l’europeo. Ora è tutto posticipato, in quel momento avevo chiesto un aiuto al club, per cercare di non stare fermo. La priorità è stata sempre quella della nazionale, sono stato convocato a ottobre e novembre e non volevo perdere quell’occasione".

Ora il campionato cinese ricomincerà prima di quello italiano. Hai intenzione di tornare?
"Vedremo in futuro. In questo momento gioco nello Shanghai e devo pensare al bene della squadra. Non posso parlare ora di mercato".

Hai lanciato una donazione per l'Ospedale San Paolo di Savona dove lavorava anche tua madre.
“Ho cercato di fare qualcosa di concreto per le tre aree principali: l’emergenza sanitaria, la ricerca e la prevenzione. Ho cominciato con l’emergenza, facendo un match della donazione. I ragazzi savonesi hanno lanciato questa iniziativa, l’obiettivo era quello di rafforzare la terapia intensiva, ho raddoppiato la cifra di 50.000 euro per avere più posti letto. Per quanto riguarda la ricerca, l’abbiamo fatta a favore dello Spallanzani, ringrazio Radja e Lorenzo (Pellegrini, ndr), comprando macchinari utili per la ricerca, hanno pareggiato la donazione per arrivare a una somma per comprare le apparecchiature. Con i compagni dello Shanghai abbiamo comprato e donato milioni di mascherine, kit d’emergenza, occhiali e tute. Un grande gesto da parte loro”.

Chi è il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Ce ne sono stati diversi. Ibrahimovic, Francesco Totti e Mbappè. Anche Kakà, che è il mio idolo".

Il ricordo più bello che hai di Padova?
“Padova è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Il ricordo più bello è la doppietta a Varese, in semifinale playoff. Pareggiammo per 3-3, andammo in finale col Novara”.

Ti piacerebbe tornare alla Roma?
“Non sono nella posizione di poter rispondere. Chiaro che a Roma ho lasciato tantissimo, ho costruito non solo un percorso calcistico, ma molto di più. Mi sono sentito come a casa, come in una famiglia. Mi manca l’Italia perché è casa mia, ma non fatemi domande di questo tipo”.

Allegri, Di Francesco o Spalletti?
“La cosa più importante è stata il modo in cui mi hanno gestito. La cosa migliore da fare è la gestione, sia fisica che soprattutto mentale. Allegri con me è stato impeccabile, nel senso che ero agli inizi, ha saputo dosarmi nel minutaggio il primo anno, per darmi più fiducia nel secondo. Questo ha fatto la differenza. Stessa cosa è valsa per Spalletti e Di Francesco, mi hanno dato grande fiducia nei momenti giusti. La cosa principale è la fiducia, il rapporto che si crea è di fondamentale importanza. Ho avuto un buon rapporto con tutti e tre e questo ha fatto la differenza, poi ci devo mettere nel mio”.

Cosa ti manca più dell'Italia?
“Tutto, è casa mia. Mi mancano i miei genitori, che non vedo da un po’. Quando vieni catapultato in un mondo totalmente diverso dal tuo, ti mancano tante cose. Ho avuto la fortuna di ritornare spesso in Italia anche grazie alla nazionale, non ho mai perso contatto con il mio paese, con le persone che ci vivono, con i miei amici e la mia famiglia”.

Rimpiangi di essere andato via dal Milan?
“Ero arrivato in un momento della mia carriera in cui secondo me c’era bisogno di cambiare. L’ho sempre detto, sono milanista nel cuore, tutti lo sanno, il Milan resta la mia squadra. Ci sono state circostanze per cui era giusto andare via, ma il Milan resta la squadra che ho tifato fin da bambino e basta”.

Cosa ti piace della Cina?
“Shanghai è una città molto internazionale, molto occidentale. All’interno della stessa città vivi tantissime realtà, ci sono più di 26 milioni di persone. Ho avuto modo di conoscere tantissimi italiani, è chiaro che la cultura e il modo di vivere sono completamente diversi dai nostri. A livello lavorativo hanno un forte senso di rigore e disciplina, nel lavoro sono molto seri”.

A Padova avevi 18-19 anni…
“Avevo 18 anni, ero appena maggiorenne. Tra l’altro ho iniziato con qualche difficoltà, la squadra non andava benissimo. Poi ci fu il cambio d’allenatore, giocavamo col 4-3-1-2 e con Dal Canto fui spostato a sinistra nel 4-3-3, con una risalita incredibile fino ai playoff”.

Il gol più bello della tua carriera?
"Ce ne sono tanti. Con il Milan quello contro lo Zenit quando vincemmo per 3-2 e con la Roma il primo gol di tacco contro il Frosinone, il gol contro il Chelsea e quello con la Fiorentina".

Sei ancora amico con Balotelli?
"Siamo ancora amici. Ogni tanto lo sento".