Totti: "Correre insieme alla squadra sotto la Curva? È come se tutti i tifosi mi abbracciassero"
Questo uno stralcio delll'intervista rilasciata da Totti a Panorama:
Avresti mai pensato di diventare una leggenda o comunque cosa avresti voluto fare in alternativa?
«No, non mi sono mai posto l’idea dell’alternativa perché mi piaceva in maniera esagerata quello che facevo e poi mi sembrava straordinario poter lavorare coltivando la mia passione di sempre. Credo che questo sia un grande privilegio: far coincidere il lavoro con la passione o comunque con l’hobby. Non so se i miei figli seguiranno la stessa strada. Non sono di quei padri che pensano di indirizzare i figli a un mestiere o a un altro: mi auguro, com’è successo a me, che facciano quello che fortemente desiderano fare».
Ma questa saggezza come padre trova eguali anche nel matrimonio, sei un marito saggio?
«llary e io viviamo insieme da tanti anni, mi sento di dire che ho più difetti io di lei e che ho trovato in Ilary una madre e una moglie perfetta. Mi viene un sospetto: non sarò molto fortunato? Sì, forse sono proprio molto fortunato e, credetemi, correre insieme alla squadra verso la Curva che ti appartiene, a conclusione di una partita vittoriosa, è una grande soddisfazione. lo lo vivo come un regalo, come se tutti i tifosi che riempiono quegli spalti mi abbracciassero uno dopo l’altro.
Essere ormai una leggenda ti procura qualche rimpianto, qualche malinconia?
«Beh, certamente il trascorrere degli anni può portare a fare un bilancio, comunque a rimpiangere qualcosa che inevitabilmente non c’è più. lo sono fortunato nel senso che forse il rimpianto maggiore ce l’ho nei confronti di quelli che erano i miei sogni, i miei desideri, le mie speranze. Quando, come ti dicevo, scappavo in un campetto vicino a scuola a tirare qualche calcio al pallone. Ecco, l’entusiasmo di quelle ore, comunque attraversate dalla paura che qualche professore ti venisse a riprendere, so che non potrò più viverlo… Certo, ho vissuto soddisfazioni ben maggiori ma non ho avvertito la dimensione speranza, la dimensione sogno: da grande voglio fare il calciatore. Ecco, sono sempre malinconici gli anni che non consentono più di dire “da grande voglio fare” perché grandi ormai lo si è».
Quando ti sei accorto che non eri più soltanto il Francesco Totti capitano della Roma ma eri appunto Francesco Totti?
«Non ci avevo mai pensato… è stata una scoperta casuale quando una volta, entrando in campo, uno sparuto gruppo di tifosi della squadra avversaria mi omaggiò di un saluto. È chiaro, omaggiavano il Totti della Nazionale, ma la cosa era talmente insolita che mi fece piacere… Chissà, forse ci può essere anche qualche laziale che, nel proprio intimo, a insaputa di tutti mi manda un saluto o mi applaude, non palesemente ma dentro di sé, quando entro in campo».
Ma quando, fra cento anni, smetterai di scendere in campo, hai già pensato cosa fare?
«Sì, in parte , ma siccome cambio spesso idea, non mi va di parlarne. Sarà per un’altra volta».