Spalletti: "Rimpianti? Immagino cosa sarebbe stato vincere lo scudetto... Totti? Mi è stato presentato il conto. Di Francesco? Domani parlerò"
Luciano Spalletti ha rilasciato un'intervista alla trasmissione La Partita Perfetta in onda su Sportitalia il giorno dopo la qualificazione in Champions League. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Questa è un'intervista con il mister Luciano Spalletti, un'intervista esclusivamente calcistica, questo è il nostro patto e io lo rispetterò. Poi sappiamo che domani dirai tutto sul tuo futuro in conferenza stampa.
“Diciamo con il collega Luciano Spalletti, perché anche tu sei un allenatore e hai vinto un campionato con gli juniores dell'Asa. E allora ti si fanno i complimenti perché vincere è sempre una materia molto difficile, quindi quelli che ci riescono sono bravi”.
Grazie. Tu ci sei andato molto vicino.
“Avevo detto che ero venuto per finire il mio lavoro: il lavoro è stato sistemato, la conclusione è stata questa qui. La Roma era in un brutto momento, sono venuto per ricreare i presupposti. Non abbiamo vinto, ma chi vuole interpretarla come una sconfitta questo secondo posto, deve sapere che abbiamo lavorato tantissimo per raggiungere la sconfitta di ieri”.
Straordinario campionato, lasciandosi alle spalle il Napoli.
“D'accordo, hanno giocato un calcio da paradiso, quel fraseggio, quella tecnica, quella velocità è stata una roba bellissima”.
Cominciamo dall'inizio, dall'arrivo alla Roma. Da quale base tattica sei partito?
“A me piace il 4231 poi devi essere bravo lavorando a capire la qualità dei giocatori che hai a disposizione, poi devi considerare la condizione mentale, infatti non siamo partiti benissimo.
Complimenti al Verona, mia prima avversaria di campionato. Hanno vinto in serie B, complimenti al mio allievo Fabio Pecchia”.
Partito con il 4231, poi hai cambiato molto togliendo punti di riferimento, anche con il famoso 3 e mezzo. Il modello era Sousa?
“Esatto. Sousa è stato bravissimo con il 3 e mezzo, come il calcio di una volta con il tornante, il 7, che faceva il quinto nella difesa dove si alzava spesso il 3. La sintesi è che l'anno scorso la Roma era un pochino più corta, quest'anno abbiamo dovuto allungarla di più per le caratteristiche di Dzeko. Il Napoli è riuscito a restare più compatto proprio perché ha giocato con Mertens centravanti”.
Quanto fai vedere i video ai tuoi giocatori?
“Venti minuti per gli avversari, palle inattive e tattiche di squadra. Poi uno il martedì sulla prestazione appena giocata la partita”.
La difesa a volte prende gol come se fosse una squadra disorganizzata.
“Vero, anche il gol di ieri... Sembra che non siano allenati benissimo (ride). Abbiamo avuto quel ritardo di non aver potuto lavorare con la linea difensiva nel periodo della preparazione, quando stai un mese insieme quando lavori e recuperi, e nei recuperi stai sempre in campo a preparare queste intese. Avevo solo Manolas in ritiro. Sarri è il più forte di tutti sotto questo aspetto qui. Ha ragione ad essere dispiaciuto ad essere arrivato terzo. Hanno giocato un gran calcio, ma anche la Roma lo ha fatto. E' un collega bravo e un grande amico, ma mi piace poco quando parla dei rigori che ci hanno dato. Noi lo scorso anno ci hanno superato di un punto e abbiamo avuto un solo rigore da quando io sono andato alla Roma. Potevo portare questo come motivazione l'altr'anno e non l'ho fatto. Oppure si poteva fare tutta la statistica a confronto l'anno scorso con quest'anno. Lui deve restare sulla qualità della sua squadra, è un calcio da paradiso”.
(Immagini di Dzeko). Lo scorso anno che cosa aveva Dzeko di diverso rispetto a questa stagione?
“Secondo me, lui ha sofferto la pressione. Perché quando si esalta una situazione se ne appiattisce un'altra... Senza citare nessuno in particolare, è proprio una chimica che si verifica. Poi io l'ho peggiorato perché quando sono arrivato l'ho tolto, ma lui stava un po' peggio degli altri dal punto di vista psicologico, avevo da fraseggiare, palleggiare, dominare la partita. Gli altri forse erano più adatti in quel momento. Invece quest'anno ho fatto una scelta diversa. Gli ho detto: "Io ho bisogno di te, ma tu devi stare con me, stai tranquillo, tu stai con me. L'inizio un pochettino qualche volta gli ho dovuto dire qualcosa per cercare di stimolare. Poi quando arrivano le risposte tipo quelle che mi ha dato in campo è segno che hai raggiunto l'obiettivo, l'hai colpito nel segno. Che sei riuscito a stimolarlo...”.
Quanto ha inciso Guardiola nel calcio moderno? C'è un prima e un post Guardiola per gli allenatori?
“Sì, ci sono degli allenatori che hanno lasciato un segno. Penso a Sacchi, a Zeman che nella fase offensiva e nei tagli ha ispirato tutti... Guardiola è stato bravissimo a fare il fraseggio con la palla sui piedi. Inizialmente quando guardavo il suo Barcellona dicevo: Esagera con questo fraseggio. Insisteva anche quando aveva creato tutto lo spazio per chi voleva e invece lui continuava con questa palla sui piedi. Poi ho capito perché: perché li apri ancora di più, perché poi li fai faticare gli altri. Correre dovendo lavorare dietro al ragionamento dell'altro è una fatica enorme. Correre su una tua scelta è molto più facile. L'hanno ripreso un po' tutti: dicevamo di Sarri, il Bayern di Ancelotti, tornando in Italia anche la Sampdoria di Giampaolo che è un altro grande allenatore, l'Empoli di Martuscello anche se poi ieri gli è andata male...”.
E il Sassuolo di Di Francesco?
“È un po' più zemaniano. Nel senso che i tagli in profondità, l'attacco degli spazi, gli esterni che tagliano in continuazione, l'intercambiabilità tra il centrocampista e la punta esterna... È una cosa che ti devasta perché se non sai scambiare l'uomo di trovi con il mediano terzino, il centrale che deve rincorrere al centro del campo...”.
Di Francesco è l'uomo giusto per la Roma?
“Secondo me questo è un tranello... Domani in conferenza ne parlerò”.
(Immagini di Totti).
“Ecco, questo è quel ragazzino lì... Quando la palla va a lui, gli altri sono talmente abituati... Lui vede dove non guarda e la palla la mette lì”.
Qualità che si allenano o è roba che si ha nel dna?
“Lui è sistematico, lui sceglie sempre la migliore opzioni, tra tre o quattro diverse. C'è il seguito a quella che è la sua scelta... Conosco bene le sue qualità”.
Ieri gran bella festa...
“Bellissima. E abbiamo corso il rischio di non farla... Come fai a farla venire così bella se poi il risultato è diverso? Sarebbe stato un grande dispiacere”.
Ieri hai detto che forse hai sbagliato qualcosa con lui... L'hai pensato vedendo quel sentimento così forte per lui?
“Io il sentimento di ieri allo stadio l'ho subito... Da un anno e mezzo me lo ricordano tutti quello che ho fatto... Quello che abbiamo visto allo stadio ieri. Mi è stato presentato il conto. Ma io sono l'allenatore e devo fare delle scelte. Certe parole le ho usate per dare stimoli alla squadra. L'esaltazione lui non l'ha subita perché se l'è guadagnata sul campo perché ha vinto con campioni che non l'hanno subita. In una Roma dove di campioni ce ne sono un pochino di meno e che subiscono il morso di una piazza così importante è difficile. C'è qualcuno che se lo fai giocare in quello stadio di ieri all'ultimo gradino dell'Olimpico inciampa... Come è stato con Emerson all'inizio o Dzeko in alcuni momenti che non riusciva ad esprimersi e vedeva tutta questa passione, questo amore...”.
Questo amore non si poteva sfruttare in maniera diversa?
“Noi ci si è lavorato su quello che è stato l'argomento Totti in generale. Ieri ho comprato 40 biglietti per Roma-Genoa per amici tifosi anche di altre squadre che siccome Totti non gioca più volevano esserci, volevano vederlo... Ricordo sempre l'episodio che ho avuto allo Zenit, dei bambini che incontravo con la scritta Zenit sul petto mi guardavano e dicevano: "Spalletti-Totti-Roma". Riconoscendo me ero stato abbinato a Totti...”.
(Parte un video con i tifosi della Roma che esprimono un loro parere su Spalletti)
Ti capita di pensare di notte alla tattica, alla partita?
“Questa notte mi è preso il crampo. Mia moglie: "Che è successo, che è successo". Perché ritornava il film del finale di partita di ieri. Questo gol (quello di Perotti, ndr) è tutto, noi siamo qui da un anno e mezzo per questo gol”.
Qual è l'allenatore che ha la difesa più difficile da superare in Italia?
“Le difese lavorate bene si vedono”.
Sarri?
“Sarri è il più bravo in diverse cose, però anche Allegri e la Juve... Hanno la capacità di muoversi insieme. Sanno trovare la soluzione, fare reparto. Il Chievo, la Sampdoria, l'Empoli sono quelle che ti stanno più addosso”.
E l'Atalanta di Gasperini? Qual è la caratteristica che ti ha colpito di più?
“Hanno uno strapotere fisico imbarazzante. Li ho visti a Empoli. Il metterla uomo contro uomo sui 100 metri, diventa difficile. Strapotere fisico che ti mette in difficoltà. Ti segue quasi sempre a uomo. Arrivano prima di te, hanno corsa, recuperano posizioni. La mettono sulla continuità sui 90 minuti. Gli allenamenti di Gasperini dicono questo. Fa delle partite 7 contro 7 a tutto campo per ampliare ai ragazzi i metri da coprire... Bella esercitazione. Se non hai quelli che fanno i 100 metri in 12 secondi diventa difficile...”.
Immagini, commento tattico. Non usi droni?
“Mi mettono ansia, se ne casca uno? (ride, ndr) Poi fa anche un po' di rumore. Con le telecamere che abbiamo vediamo comunque tutto”.
Da allenatore hai un rimpianto del lavoro fatto con la Roma?
“Mi immagino cosa sarebbe stato vincere il campionato... Vista la festa di Francesco ieri...”.
Cosa faresti fare ora a Totti?
“Gli va fatto fare il vice-presidente. Non me ne vogliano i direttori o Pallotta. Dico il mio pensiero schietto. Ho parlato con lui, lo gratificherebbe. Incarico corretto, giusto per quella che è la sua storia, il suo valore e la figura che la Roma può ancora usare...”.
Senza le conferenze stampa per te sarebbe andata meglio o peggio?
(ride) “Le conferenze stampa sono importanti. Danno dei segnali che lo spogliatoio assorbe, sono fondamentali. Poi la mia prossima conferenza stampa sarà importantissima perché gli dirò che siamo in Champions!”.