Slideshow - Julio Sergio: "Con la parata su Mauri è cambiato tutto"
L'ex portiere della Roma Julio Sergio ha parlato ai microfoni di Roma TV.
"E' sempre un'emozione tornare, rivedere tutto quello che sta succedendo, i cambiamenti, fa sempre piacere. Ho iniziato il corso UEFA da allenatore, sto girando l'Europa per imparare. Vedo il lavoro di Garcia, lui è uno dei tre-cinque allenatori migliori al mondo. Allenare in Italia? Magari, so che la strada è lunga. Aver vissuto tutto questo per me è un bene, ho lavorato con tante persone che hanno metodologie diverse, Roma è una piazza particolare, penso sia un'esperienza ancora più importante. La Roma? Sento quello che si dice, ma ha avuto un girone difficile in Champions League, è seconda, è in corsa in Coppa Italia e in Europa League. Per me la Roma sta andando bene, può aver avuto un calo di gioco, ma ha avuto tanti infortuni e partite consecutive. A volte non capisco tutto questo movimento per 3-4 prestazioni non al livello. La situazione è tranquilla, la squadra e allenatore hanno qualità".
Julio Sergio sarà anche protagonista dello Slideshow di oggi, alle ore 19:00. Ecco le sue dichiarazioni:
Ribeirao Preto.
"E' la mia città, dove ho iniziato a giocare a pallone e dove vivo adesso. Per otto anni ho vissuto a Roma, ma questa è casa mia. Un posto meraviglioso che difficilmente lascerò".
Taffarel.
"Uno dei più grandi brasiliani. Ha vinto un mondiale, è stato difficile per tutti. Non era un portiere molto alto, come me, ma aveva un'agilità di gambe impressionante. E' stato criticato all'inizio, poi ha superato tutto, è stato un esempio".
Al Santos.
"Dove ho avuto la fortuna di giocare in una squadra fortissima, avevo 22-23 anni, ero uno dei più vecchi. All'inizio del campionato tutti dicevano che saremmo retrocessi, abbiamo vinto due scudetti in tre anni. Abbiamo fatto una finale di Libertadores con una squadra in cui quasi tutti sono venuti in Europa".
L'arrivo a Roma.
"C'è Bonaiuti che mi guarda. Sono arrivato qui dopo un intervento al ginocchio, erano momenti difficili, allenamenti diversi. Mi sono fatto male dopo la preparazione, è stato un periodo difficile di adattamento. Per imparare ci ho messo 6 mesi, Bonaiuti è una persona strana, però come allenatore dei portieri è quello che mi ha insegnato di più. Non avevamo un rapporto personale, ma mi ha dato indicazioni giuste. Sono arrivato qui per fare un provino, sono rimasto 22 giorni, sono andato via senza un contratto, poi mi hanno chiamato e alla fine ho fatto sette anni e mezzo. Ho vinto una scommessa"
Con Artur e Doni.
"Non avevamo un buonissimo rapporto, sono stati momenti difficili per la mia famiglia. I brasiliani sono abituati a stare insieme. Mi giudico una persona giusta, ho principi che vanno oltre il calcio. Prima devi essere uomo, ho sempre fatto le cose giuste per me, ma non potevo fare male agli altri".
Spalletti.
"Un grande, mi ha fatto rimanere ma per tre anni non mi ha fatto giocare. Mi hanno fatto il rinnovo del contratto, ho avuto un ottimo rapporto con lui e lo staff. Il giorno dell'esordio non sapevo che avrei giocato, è venuto e mi ha dato una botta sul petto e mi ha chiesto se fossi pronto, io ero sempre pronto. Purtroppo fu la sua ultima partita, penso che se non fosse stato per lui non sarei rimasto alla Roma. Vedeva qualche qualità, ma anche la qualità dello spogliatoio. Per questo mi ha fatto rimanere".
La Supercoppa.
"Abbiamo vinto e fatto cose belle. Anche se non giocavo mi sentivo parte di quella squadra, sono titoli, cose che non si dimenticano".
Roma-Juventus, l'esordio.
"Inaspettato, diciamo. Doni era infortunato, abbiamo fatto una partita vinta 7-1 contro una squadra che non ricordo (il Kosice, ndr). Artur prese un gol e lo fischiarono, non so perché Spalletti mi mise. Fu una partita buona per me, perdemmo ma riuscii a fare delle parate e dimostrare quello che potevo fare. La mia qualità più grande è sempre stare al posto giusto al momento giusto. Menomale che è andata così".
Ranieri.
"E' quello che mi ha dato più fiducia, anche se mi conosceva poco. E' arrivato in un momento complicato per tutti, alla fine abbiamo fatto una partita a Milano, ricordo che vidi la sua intervista in cui disse che sarei rimasto titolare. Devo ringraziarlo, mi ha fatto avere le soddisfazioni più grandi nel calcio di alto livello in Europa. Mi ha dato fiducia per fare quello che ho fatto, ho un debito con lui a vita".
Con la squadra.
"C'è Taddei, l'unico brasiliano che mi è venuto incontro. Ho vissuto qui per 30-40 giorni e lui mi ha dato una mano, ha un cuore fantastico. Andreolli e gli italiani sono sempre stati vicini, Daniele dopo il derby in cui ho parato su Mauri mi ha scritto un messaggio in cui c'era scritto che i ragazzi che lavorano meritano le cose buone. E' un personaggio che a Roma conta, mi fa piacere. Erano sempre vicini a me, stavo giocando da poco per cui son cose che capitano. E' sempre bello ricordarle, tutto questo nel calcio passa e quello che resta sono le persone, le amicizie che si fanno, le cose belle che dicono di te. In questo senso penso di aver fatto il mio lavoro più che bene".
Il pari a Milano con l'Inter.
"Feci una buona prestazione, è tutto diverso per me. Facevo parte della squadra ma mai in campo, poi si è aperto un altro mondo. In quasi tutte le partite giocate ho sbagliato pochissimo, sono stato anche protagonista. Ho saputo aspettare il momento giusto, pur volendo andare via diverse volte. Non riuscivo mai a trovare una cosa che non mi piacesse, Roma è una città bellissima. Sono stato ripagato per quanto messo negli anni in cui non giocavo. Partita indimenticabile, abbiamo fatto grandi cose contro l'Inter. Quasi abbiamo vinto lo scudetto, sono cose che non capitano sempre nel calcio. E' una bella storia".
Giorgio Pellizzaro.
"La persona che mi ha fatto crescere come portiere e come uomo. Non avevamo un buon rapporto tra i portieri, lui è un maestro a gestire tutto. I suoi allenamenti erano piacevoli, io non sono un portiere altissimo, dovevo essere molto più veloce degli altri. Mi dispiace per quello che gli è successo, se fossero rimasti l'avrei fatto pure io".
La parata su Mauri.
"Ricordo che sui giornali dicevano che non ero pronto per giocare un derby. E' stato il momento in cui le persone hanno capito che avevano un portiere, lì è cambiato tutto nei confronti dei tifosi, è stato più piacevole. Vincere un derby a Roma solo chi lo gioca può capire cos'è. Una delle parate più difficili, forse la più bella".
La parata sul rigore di Floccari.
"Con Pellizzaro passavamo ore a studiare i rigoristi. Sapevo che Floccari calciava più a destra, che a sinistra. All'intervallo uscirono Totti e De Rossi, dopo due minuti rigore per la Lazio. Siamo rimasti in corsa per lo scudetto. Se prendevamo questo gol, le cose sarebbero state diverse. E' una delle parate più importanti per quanto rappresentato".
Roma-Sampdoria.
"Lì abbiamo perso lo scudetto. Vincevamo 1-0, all'intervallo rientrammo, successero tante cose e perdemmo 2-1. Storari ha fatto una grandissima partita, prendemmo due gol stupidi. E' scivolato un sogno tra le mani, una cosa che poteva essere la più bella storia del calcio italiano. Non rimpiango nulla, ma questa partita ha deciso la storia di quel campionato e anche la mia".
La moglie.
"Siamo arrivati a Roma nel 2006, lei era due anni più giovane di me. Ha mollato tutto per venire con me, ha lasciato la sua vita per me. Non è facile. Ci siamo tolti soddisfazioni immense, vuole vivere qua per sempre. Purtroppo non è possibile, stiamo cercando di fare le cose giuste. Lei è più romana e romanista di tanti che conosco".
I figli.
"Sono nati a Roma, Roma come città mi ha dato tanto, anche ai miei figli. Sono le cose più belle. Purtroppo ora sto qua e loro sono in Brasile, è una gioia essere padre, avere figli perfetti. Nella vita non si può avere tutto, ma ho una famiglia che mi sostiene sempre, che è sempre al mio fianco. Loro sono spettacolari, solari. Il mondo del calcio è duro, siamo sempre lontani dalla famiglia. Ho fatto 8 anni di Roma, per 8 anni non ho visto nulla in Brasile. La famiglia è rimasta là, le persone a volte criticano senza sapere quello che passa ai calciatori. E' giusto fare considerazioni sulle persone, se ci sono dei problemi non si riesce a esprimere tutto".
Totti.
"E' sempre spontaneo, scherza, non crea mai un problema, non alza la voce anche se poteva farlo. E' una leggenda del calcio italiano che non ci sarà mai più e riesce a essere sempre un ragazzo. Ci sono certe cose che forse non possiamo raccontare, lui mi ha dato una grossa mano".
Genoa-Roma.
"Ultima partita di Ranieri e mia. Non so dire cosa è successo, partita che avevamo in mano, poi è successo un casino nello spogliatoio, siamo arrivati a Roma e alla fine Ranieri fu esonerato e io non ho mai più giocato con la Roma. Un addio brutto".
Montella.
"Vincenzo, abbiamo giocato insieme. Dopo quella partita arrivò lui, abbiamo un rapporto ottimo e mi piace più la postura che ha avuto lui che altri. E' arrivato da me e mi ha detto che un altro era meglio di me. Era la sua testa, come allenatore deve fare una scelta. Poi magari ho sbagliato qualcosa con lui, ma ho chiesto scusa. E' stata una scelta sua, è stato onesto con me. Preferisco le persone così".
Brescia-Roma
"Andai fuori area a prendere la palla, non dovevo. Ero troppo lontano e in quel momento ho avuto una microfrattura di un osso. Non avevamo più sostituzioni e rimasi in campo 2-3 minuti col piede rotto. Non ho fatto finta di essere forte, perdevamo una partita strana con un rigore che non c'era con l'espulsione di Mexes, son cose che ti fanno imparare. Le persone mi fermano per strada per parlarmi di questa partita. Ho dato tutto sempre per questa maglia, qui non è stato diverso".
Castan.
"Castan di tutti i brasiliani, insieme a Taddei, è quello con cui ho i rapporti migliori. Stiamo sempre insieme, so che lui sta facendo di tutto per tornare, però è più importante che prima stia bene. Anche lui ha una famiglia, ha avuto una cosa serissima. Fa la differenza per cattiveria e atteggiamento, oltre che per qualità. Tornerà più forte, ha volontà di fare le cose giuste. Riuscirà ancora a fare la differenza".