Rosella Sensi: "Avrei dovuto comunicare meglio. Mio padre ha pensato alla Roma fino al suo ultimo giorno di vita"

Rosella Sensi, figlia dell'indimenticato presidente Franco, non abbandona mai la Roma. Ogni volta che può, va allo stadio. Come in occasione della partita contro l'Hellas Verona. Sindaco di Visso dal giugno 2024, ma il club giallorosso farà sempre parte della sua vita. Questo un estratto delle sue parole a La Gazzetta dello Sport:
Lei sembra preferire fare più che apparire.
«È vero, ma non è sempre un pregio, soprattutto in un mondo che vive di apparenza. Se mi devo rimproverare qualcosa degli anni da presidente è non aver saputo comunicare le cose nel modo giusto».
Si riferisce alla fine della gestione Sensi?
«Era un momento difficile, lasciare era doveroso, ma mi dispiace che l'epilogo sia stato fatto in quel modo, probabilmente avrei dovuto spiegare meglio la situazione: sono state scritte tante cose sbagliate, che io non volevo quello, che non volevo quell'altro... Quello che posso dire è che a volte, quando si vivono dall'interno certe situazioni, le decisioni che prendi o che ti fanno prendere sono dettate da tanti fattori, spiegarle avrebbe forse creato meno astio. Per fortuna con i tifosi, dopo un primo periodo molto difficile perché come famiglia, e io in particolare, sembravamo essere il male della Roma, ho di nuovo un rapporto eccezionale, molto nel ricordo di papà, ma posso dire che anche verso di me c'è un affetto che mi commuove».
Allora parliamo di grandi emozioni.
«La più grande, scontato dirlo, l'ho provata al fischio finale della partita che il 17 giugno 2001 ci ha consegnato lo scudetto: all'invasione di campo ho visto la faccia di papà e ho corso per stargli vicino, da una parte ero fuori di me dalla gioia, dall'altra terrorizzata ta dal caos... Ma vi racconto un altro momento emozionante, brutto per la Roma, ma bellissimo per me a livello umano: era la stagione dei 5 allenatori, 2004-05, dopo la vittoria a Bergamo che valeva la salvezza c'è stato un abbraccio con Bruno Conti, che ci aveva aiutato tanto prendendo la squadra in corsa, e gli altri dirigenti che ha creato dei legami che durano ancora».
Ricorda momenti di rabbia?
«Soprattutto vedendo il dolore di papà per le contestazioni, perché per lui fino all'ultimo giorno, nonostante fosse in terapia intensiva, la Roma era la prima preoccupazione. Quanto a me, 25 giorni dopo aver avuto mia figlia ho cominciato a ricevere minacce di morte importanti: avevo paura, per mio marito e soprattutto per mia figlia».
Anche Pallotta l'ha fatta un po' arrabbiare...
«Non infierirò perché non mi piace farlo su chi non c'è più. Purtroppo ha fatto parte della storia della Roma per un certo periodo, la rabbia non è tanto per la famiglia Sensi, perché la storia non la cancella nessuno, quanto per quello che è stato fatto all'interno della società. Che cosa? Scelte secondo me improprie, dettate probabilmente anche dalla lontananza di un presidente che magari aveva lasciato dei manager che non erano del tutto capaci di fare quello che dovevano. E poi c'è la storia della Cappella di Trigoria trasformata in un magazzino: mia madre ha pianto, non lo faceva mai».
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 20/2010 del 11/11/2010
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Alessandro Carducci
© 2025 vocegiallorossa.it - Tutti i diritti riservati
