Perrotta: "Sono rinato"

24.05.2010 08:05 di Greta Faccani   vedi letture
Fonte: Il Messaggero
Perrotta: "Sono rinato"
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

Simone Perrotta ha rilasciato un'intervista a Il Messaggero. Ne riportiamo uno stralcio.

Lo scudetto che finisce all’Inter, una delusione.
«Dura, è stata dura da digerire. Dopo Roma-Samp sono stato male per due giorni. E’ stata una delusione fisica. Poi a Parma è ritornata la carica, ci abbiamo ricreduto, pensavamo che qualcosa potesse ancora succedere. Ma erano davvero poche le speranze che l’Inter lasciasse punti a Siena. Infatti...».
Il Siena ha pure provato a opporre resistenza. E certe cose non si fanno...
«Mi vuole far parlare del ministro La Russa?».
Qualcosa ha già detto, ci sembra.
«Quando l’ho visto saltellare in tribuna con la Coppa Italia in mano non mi ha fatto una bella impressione. Poi, le sua dichiarazioni post Siena-Inter le ho trovate fuori luogo. Lui ricopre un ruolo istituzionale, rappresenta tutti noi».
dicono. Una questione di ruoli».
Così come Totti che scalcia Balotelli e passa come esempio da non prendere.
«Beh, sì. Siamo personaggi pubblici, bisogna stare attenti ai gesti. Francesco ha sbagliato quella sera».
Ma Balotelli se le cerca.
«Ha un atteggiamento che infastidisce, provoca. Il razzismo non c’entra. Tu non puoi dire «sei finito, sei un vecchietto». Quando ho visto Francesco rincorrere Balotelli ho detto: noooooo. Non lo vedevo scattare in quel modo da parecchio».
Anche Chivu non è stato gradevolissimo quella sera.
«Gliel’ho detto subito. Aveva dei rancori verso chi lo aveva insultato prima di andare all’Inter. Ma anche lì, torniamo al discorso degli esempi. Sono gesti che non si fanno».
Però su Totti si esagera, vero?
«Direi di sì. Non può fare niente e tutti lo attaccano. A un certo punto, basta. Lui è un simbolo, per quello se la prendono con lui. C’è abituato».
Sta pensando di smettere?
«Non lo so, spero di no».
Torniamo al campionato. I tifosi festeggiano e ringraziano. Belle sensazioni, no?
«Bellissime. Ma qui è normale, non mi sorprende».
C’è chi vi prende in giro: la Roma festeggia il secondo posto. Che ci sarà mai da festeggiare...
«In questi anni ho capito che nel calcio esistono i tifosi e esistono i tifosi della Roma. Una categoria a parte, gente di altro spessore. I nostri sostenitori non fanno il tifo, sono innamorati della Roma. E l’amore ti porta a fare cose che razionalmente non pensi mai di fare. A me piace. E in questo contesto vanno accettate anche le contestazioni. L’amore e l’astio di un innamorato. L’orgoglio romano è simile a quello mio, calabrese. Negli anni sono cambiati i nostri tifosi, sono più maturi. Basti vedere come si considera il derby: il laziale vede quello e basta, noi andiamo oltre».
Ma quella rincorsa all’Inter, ve l’aspettavate?
«Ma no. Ogni settimana cambiavamo obiettivo. Prima uscire dai bassifondi della classifica, poi il quarto posto, poi il terzo. Quindi siamo arrivati primi. Ma per due giornate».
Il segreto?
«Un gruppo fantastico, di amici. Persone che si frequentano anche con le famiglie, che trovano sempre il modo di risorgere. Sono due anni che cominciamo male il campionato e due anni che dimostriamo di non essere finiti, anche se tutti pensano il contrario. I vari allenatori ci hanno messo del loro, ma questo gruppo ha qualcosa di speciale».
Ma prima o poi può succedere davvero, che il gruppo si scarichi.
«No, non credo a breve. Abbiamo cose importanti da ottenere. Lo scudetto, ci riproveremo, poi c’è la Champions. Speriamo che arrivi qualche giocatore nuovo a darci una mano. La Roma ha bisogno di qualche ritocco, non tantissimi però. Pochi ma buoni, diciamo».
Lazio-Inter lei l’ha vista?
«No. Tanto sapevo come sarebbe andata a finire».
Ne avrà sentito parlare.
«Certo. Giocatori minacciati, dicono. Bisogna vedere se è vero. E’ una cosa triste. Cosa avrei fatto io? Di sicuro avrei denunciato il fatto».
Ora pensa alla Roma, lo scorso anno stava per andare via.
«Non sentivo la fiducia dell’ambiente. Anche Spalletti mi disse che il mio ciclo qui era finito. Poi, avete visto... Ora sto qui, sto bene. Sono rinato».
Che ne pensa di Mourinho?
«Un grande allenatore, un vincente. Però basta, certe volte è pesante. Anzi, sono pesanti. E mi riferisco anche a Ranieri. Tutti quei battibecchi, dopo un po’...».