Jeda: "Olsen sta mostrando il suo valore a Cagliari, a Roma può aver sofferto la pressione"
Anche l'attaccante brasiliano Jeda, ex Cagliari, ha parlato nel Match Program di Roma-Cagliari. Queste le sue dichiarazioni:
Come mai la scelta di riprendere l’attività?
“Sono stati un insieme di fattori. Fino a poco tempo fa ero il tecnico della Vimercatese Oreno. Lì avevo trovato un ambiente ideale per lavorare. E più allenavo, più mi piaceva entrando in sintonia con il gruppo e portando in Eccellenza la mia esperienza maturata da professionista. Poi, ho avuto la possibilità di rimettere gli scarpini con il Muggiò – praticamente a due passi da casa – e non me la sono lasciata sfuggire. Sto bene fisicamente, mi diverto, perché no?”.
Da allenatore, che idea di calcio trasmetteva ai suoi giocatori?
“Guardi, io sono dell’idea che un allenatore non debba fare il protagonista e non debba inventarsi nulla di eclatante. Dovrebbe solo mettersi al servizio dei suoi calciatori, dando loro ampia possibilità di espressione. Ho avuti tanti tecnici in carriera, ma il metodo di Massimiliano Allegri è quello che nel corso del tempo mi ha impressionato di più. Lui aveva una caratteristica precisa, ascoltava tanto il parere dei suoi collaboratori. Grazie al suo staff è cresciuto ed è diventato il top manager che conosciamo tutti. Con umiltà, dando il giusto spazio a chi lo circonda. In ogni caso, non è per togliere qualcosa agli altri che ho incontrato in carriera, anzi da ciascuno cerco di riprendere un dettaglio e di applicarlo al mio lavoro. A cominciare da Reja, quando arrivai a Vicenza”.
Lei si trasferì in Italia nel 2000, poco più che ventenne. Poco meno di venti anni fa.
“Giocai un ottimo Viareggio con il Campinas, contribuendo al terzo posto finale. Quelle prestazioni furono notate da alcuni dirigenti del Vicenza, tanto che poco tempo dopo mi fecero arrivare un’offerta importante. Partii subito per l’Italia e da quel momento è diventata la mia seconda casa. Ho quarant’anni, metà di questi li ho vissuti qui e tanti altri ancora ne trascorrerò”.
Nel 2003, segnò all’Olimpico, in un Roma-Vicenza 6-3 di Coppa Italia. Lo ricorda?
“Come potrei dimenticarlo? Era una bella squadra, la nostra, allenata da Mandorlini. Segnai il primo gol, poi la Roma dilagò e ne mise dentro sei. Quella giallorossa era una rosa spaventosa, non a caso due anni prima vinse il campionato. In una sola serata mi trovai di fronte gente come Samuel, Candela, Cafu, Emerson, Totti, Cassano, Delvecchio, più Capello in panchina. Però l’Olimpico è rimasto uno stadio fortunato per il sottoscritto”.
Segnò anche nel 2009, da attaccante del Cagliari.
“Ricordo bene pure quella partita. Andammo in vantaggio sul 2-1, con una rete mia e una di Daniele Conti su punizione. Daniele era incredibile, segnava sempre al suo ex club. Quel giorno ricordo pure il papà Bruno a bordocampo, che restò di sasso dopo la “mina” del figlio. Poi, la Roma recuperò e vinse nei minuti finali con Vucinic, che si tolse i pantaloncini per esultare (ride, ndr)”.
Domenica ci sarà un altro Roma-Cagliari, sempre all’Olimpico.
“Ma stavolta non ci sarò io… Scherzi a parte, prevedo una partita aperta a ogni risultato. Come è stata Napoli-Cagliari. Il gruppo di Maran ha valori importanti, ha preso calciatori di livello a centrocampo e in attacco, ma anche in porta con Olsen. Lo svedese sta dimostrando di essere un interprete di valore. Forse a Roma ha sofferto un po’ di pressione, bisogna avere tanta personalità per fare bene nella Roma. E sa cosa mi piace della Roma?”.
Cosa?
“Il suo allenatore. Fonseca è un allenatore giovane, rampante, spregiudicato. La squadra a vederla in campo sembra avere la stessa filosofia. Però, allo stesso tempo, il portoghese si sta adattando al meglio al calcio italiano, dimostrando intelligenza. La stessa cosa che dicevo prima, il tecnico non
deve fare il protagonista. I protagonisti stanno in campo e fanno gol. La Roma sarà protagonista di un bel campionato”.