Franco Sensi - La Roma, una vita - Spalletti: "Era il primo tifoso della Roma". Totti: "Ha dato tutto, lo ringrazierò per sempre"

02.08.2016 22:15 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Roma TV
Franco Sensi - La Roma, una vita - Spalletti: "Era il primo tifoso della Roma". Totti: "Ha dato tutto, lo ringrazierò per sempre"
© foto di Vocegiallorossa.it

Alle ore 21:30 su Roma TV è andato onda lo speciale Franco Sensi - La Roma, una vita, sullo storico presidente del terzo scudetto giallorosso venuto a mancare nel 2008, che lo scorso 29 luglio avrebbe compiuto 90 anni. Ecco tutte le dichiarazioni di chi ha voluto ricordarlo ai microfoni dell'emittente ufficiale.

Luciano Spalletti: "Mi ricorderò sempre al primo impatto i suoi grandi occhi profondi. Assorbiva questo entusiasmo e l'amore per i colori dal popolo giallorosso e se ne faceva carico per restituire gioie. Attraverso questo amore era forzatamente il primo tifoso, era colui che trasferiva alla squadra, che portava in campo, che restituiva tutte queste belle cose che la Roma è. Amava agire, prendeva decisioni, era una cosa fondamentale. La Coppa Italia? Sapevamo cosa potesse dire ricevere un qualsiasi trofeo. Aveva questa qualità di dare valore affettivo al legame professionale, quando gli portammo la coppa in tribuna fu una sensazione bellissima, ha ricevuto questo dono come fosse un nuovo figlio che arrivava in famiglia. Gli brillavano gli occhi di felicità, è stato un momento emozionante, sognato da parte mia, sapevo quanto ci tenesse".

Francesco Totti: "Lo ringrazierò per sempre. La viveva come fosse un giocatore, era sempre presente con la squadra e la società, ha dato tutto quello che poteva dare. Le accuse al sistema? Non ha peli sulla lingua, ha sempre detto quello che pensava, in quel momento è successo quello che è successo. Alla fine i fatti gli hanno dato ragione. Ci ha sempre messo la faccia, ha sempre fatto il massimo. Fortunatamente siamo riusciti a ottenere una delle cose più importanti in carriera, la vittoria dello scudetto. Ogni attimo dopo il 17 giugno era felicità, amore, passione, tutto quello che aveva messo, accumulato in tutti quegli anni da presidente. Ha sempre ribadito al mondo intero che mi reputava l'unico figlio maschio, questo mi ha gratificato, era un rapporto vero, di stima, che andava oltre ogni confine. Uno dei momenti che ricordo, che mi ha toccato molto, è la vittoria della Coppa Italia. Scendemmo con la Coppa, ci aspettava sotto all'aereo, era commosso, non riusciva a riconoscere i giocatori. Lo ringrazio per quello che ha fatto, il rapporto e la stima reciproca, l'amore per me e per la Roma. Per me è un ricordo, mi auguro di trovare altre persone così".

Giovanni Ferreri (ex vicepresidente): "Un romano e romanista vero, un romanista ante litteram. Era nata questa passione che gli aveva trasmesso il padre, che era stato un dirigente di una delle tre società che si sono fuse nella AS Roma. In un pomeriggio di maggio mi passarono una telefonata di Franco Sensi, mi disse che aveva comprato la Roma e che gli chiesero di intervenire per salvarla. Il treno di investitori perse vagoni, uscirono uno dopo l'altro finché non ci trovammo soli con Mezzaroma. Il 21 giugno venne costituito il primo CdA della Roma. La Roma era una sorta di passione carnale su cui ha costruito l'ultima parte della sua vita. Ci incontravamo sempre allo stadio, era un tifoso da curva. Il dato fondamentale è che lui era tifoso e che molti tifosi avevano solo la Roma. Una volta perdemmo 3-0 a Bologna, incontrammo il presidente del Bologna, che incontrò Franco e gli disse che la Roma aveva fatto una bella partita, che il risultato non era giusta. Sensi gli rispose mandandolo a quel paese (ride, ndr). Lui è un signore, ma un signore romano. Sappiamo tutta la letteratura di Roma, che ci insegna che il romano al momento opportuno non le manda a dire. La battaglia per i diritti televisivi se l'è inventata Sensi. Il problema è che mal si adattava a subire le prassi consuetudinarie di questo mondo. Voleva che la realtà venisse interpretata in senso logico. Lo scudetto? È la storia dove viene fuori il romanista, un Sensi che non riesce ad accettare che abbia vinto la Lazio. Diventa l'Orlando Furioso, un personaggio non più controllabile. Quando dopo tre giorni di discussioni furibonde con Aloisio, l'avvocato di Batistuta, sulle condizioni del contratto, Franco Sensi mi ha ossessionato. Continuavo a discutere e lui ogni mezz'ora mi chiamava dicendo di chiudere. Sapeva, da persona intelligente, quello che sarebbe successo. Noi chiudemmo il contratto di Batistuta e fissammo la presentazione all'Olimpico due giorni dopo. Arrivarono in 15.000 per vedere due-tre palleggi e lanci del pallone. Il giorno dopo lo scudetto della Lazio era  dimenticato. Il 17 giugno? olle fare il giro di campo, era una follia, eravamo talmente stretti dalla folla, che eravamo imbambolati, come in trance. Discutemmo anche del fatto che tutto questo costò tanto, ma mi disse che in fondo era felice. Totti? Sensi gli voleva bene, tutti e due beffardi, tutti e due romani, gli scambi affettuosi erano basati sulla presa in giro, il romano ha sempre pudore a lasciarsi andare alla retorica dei sentimenti, preferisce smorzarli con ironia. Auguri? Gli vorrei dire che ha regalato a me e ai romanisti un sogno, quello dello scudetto. Di questo, a nome di tutti i romanisti, lo ringrazio. Gli faccio gli auguri di una vita felice guardando dall'alto la sua meravigliosa Roma".

Vincenzo Malagò (ex vicepresidente): "Silvio Sensi è stato uno dei fondatori della Roma. A 23-24 anni fui chiamato al consiglio della Roma col presidente Sacerdoti, Silvio Sensi mi prese a ben volere, mi sedevo vicino a lui per apprendere quello che non sapevo. Poi Silvio Sensi si ritirò e al suo posto entrò Franco Sensi e lo conobbi. Divenni responsabile quando Ciarrapico ebbe problemi, furono mesi difficili. A un certo punto, durante una partita in casa, Franco Sensi mi chiamò e mi disse di sentirci. Credo che essere tifosi della Roma sia anche essere fortunati. Sei tifoso di una squadra stupenda che porta il nome della città. Lui è romano al 100%, avevamo un presidente romano e romanista. Fu il primo a lottare contro ingiustizie, nella vita chi dice la verità non viene pagato. Ha avuto merito e coraggio, con un'operazione forse non brillante dal punto di vista economico, di comprare Batistuta che ci fece vincere il campionato. Totti è considerato uno della famiglia. Avrei rifiutato questa intervista se non avesse ricordato Franco Sensi".

Marco Delvecchio: "Il presidente Sensi era molto romanista. Si vedeva da come teneva la squadra, da come curava ogni particolare, da quanto si arrabbiava dopo le sconfitte. Al presidente piaceva che ognuno gli dicesse quello che pensava e ribatteva colpo su colpo. Voleva l'ultima parola, giustamente. L'atteggiamento verso le istituzioni richiedeva massima lealtà, alla luce dei fatti non aveva tutti i torti. L'anno dello scudetto, il presidente aveva tante aspettative. L'ha vissuto con la voglia di arrivare fino i nfondo e con la paura di non farcela e il nervosismo del fatto che potesse andare male. Un susseguirsi di stati d'animo. Il giorno in cui è stato più felice è stato quello dello scudetto. Vincere a Roma fa festeggiare per i tre mesi successivi. Il rapporto tra Sensi e Totti era un rapporto padre-figlio, lo ha visto crescere e consolidarsi, diventando il campione che è. È stato un presidente che ha dato tanto alla Roma, tutti gli sono riconoscenti, ci sarebbe piaciuto che fosse ancora qui per vedere un altro scudetto e festeggiare".