Capradossi: “Segnare con l’Uganda una delle emozioni più intense della carriera. Guardo ancora le partite della Roma"

Capradossi: “Segnare con l’Uganda una delle emozioni più intense della carriera. Guardo ancora le partite della Roma"Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Oggi alle 11:13Interviste
di Valerio Conti

Elio Capradossi, ex giocatore della Roma, si è raccontato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, dove ha raccontato il passaggio dalla nazionale italiana a quella dell’Uganda. Infatti Capradossi ha vestito la maglia azzurra fino all’Under 21 per poi scegliere la nazionale africana. Qualche giorno fa ha segnato anche il suo primo gol con la nazionale maggiore contro il Mozambico.

Che effetto fa, Elio, a 29 anni?
"Emozionante. Siamo in corsa per qualcosa di grande, che in questo Paese non avrebbero mai potuto immaginare fino a pochi mesi fa, Ma anche se non dovessimo farcela, vivremmo comunque la fase finale della Coppa d’Africa a dicembre. Il calcio sta crescendo anche quaggiù".

Da che tipo di calciatori è composta la nazionale ugandese?
"Sono tutti professionisti. Alcuni giocano in Europa, non solo nei campionati minori: c’è anche chi ha raggiunto la B inglese... Il livello è molto più alto di quanto pensassi".

E con la lingua come si fa?
"La lingua ufficiale è l’inglese. Parliamo di una colonia britannica".

Perché ha deciso di vivere questa avventura?
"Per due motivi. Il primo è che l’Africa è dentro di me, rappresenta le origini di metà della famiglia. Il secondo è l’avventura professionale, che può farmi crescere come uomo. Non ho figli, posso viaggiare liberamente. Certo, è faticoso. Ma ne vale la pena".

Quante ore di volo servono per raggiungere l’Uganda?
"Considerando gli scali, devi calcolarne circa 15".

In business class, almeno?
"Macché! Economy. Ma si fa, dai: dormi...".

Cosa ha scoperto vivendo questa esperienza?
"Ho conosciuto meglio il continente. È elettrizzante, per certi versi. Quando sono a Kampala giro poco per le strade, perché la nazionale resta chiusa nel centro sportivo sotto stretta vigilanza. Ma avverto nitidamente la differenza enorme tra i pochi ricchi e i tanti poveri. Non esiste la classe media, è stata spazzata via".

E la gente come vive il calcio?
"Con enorme passione. La partita non è soltanto un evento sportivo, è uno spettacolo di intrattenimento che coinvolge la cittadinanza. A chi non è mai stato in uno stadio africano, consiglio di provare: tra canti, balli e vuvuzela, che ricorderete dal Mondiale sudafricano, il frastuono è garantito".

Cosa ha provato quando ha segnato per l’Uganda?
"Una delle emozioni più intense della mia carriera. Da difensore non ho tante occasioni per festeggiare. Averlo fatto con questa maglia è speciale".

Un’altra emozione?
"La partita da titolare che ho giocato in Serie A con la Roma, a Cagliari. Allenatore Di Francesco".

Risultato?
"Abbiamo vinto 1-0. Certe cose non si dimenticano".

Guardandosi indietro, ha qualche rimpianto?
"No. Sono contento di quello che ho raggiunto. Il mio sogno era giocare nella Roma e vivere una carriera da professionista. Avrei potuto guadagnare di più? Non lo so, non ci penso, mi basta quello che ho".

La passione per la Roma è rimasta, a quanto pare
"Totale. Anche adesso che gioco in Romania, nell’Universitatea Cluj, mi organizzo per guardare le partite. Di carattere non sono un tifoso esagitato ma esulto e mi inalbero, questo sì. Speriamo che vada tutto bene, quest’anno: la squadra è forte...".

Ma Capradossi si sente italiano o ugandese?
"Il mio cuore è diviso a metà. C’è spazio per diversi sentimenti dentro di me".