Piove solo sulla Roma
Una settimana a parlare di possibili rinvii per pioggia, e finisce che l’unica cosa su cui ha piovuto resta la Roma. Da Marassi i giallorossi portano via un solo punto, all’enorme costo di altri due infortunati (Cristante e Kalinic, quest'ultimo in campo per proteggere uno Džeko in condizioni menomate che alla fine è stato anche chiamato a tirare la carretta personalmente, non riuscendoci) e uno squalificato (Kluivert, espulso nel finale in una partita in cui chi ha picchiato decisamente di più certamente non aveva la maglia giallorossa addosso). Lo fanno dopo una partita in cui tutto ha girato contro: tecnico avversario conservativo chiamato a risistemare il disastro di chi lo ha preceduto, un campo scarsamente accettabile per giocare a pallone prima ancora che a calcio, tante botte permesse (come spesso sta accadendo) e, soprattutto, l’impossibilità di mettere in pratica qualsiasi cosa provata in allenamento per mancanza di materiale umano. Si può fare la semplice conta degli assenti e osservare che a centrocampo c’era un titolare su due (Veretout, considerando la vita breve della partita di Cristante) e dalla cintola in su nel secondo tempo tre (papabili, perché poi andrebbe ampiamente spiegata una rinuncia tecnica a gente come Pellegrini o Mkhitaryan) su quattro, poi si può fare un ragionamento più ampio e rendersi conto che giocare con Florenzi alto a sinistra è ben diverso che farlo con Kluivert - dirottato a destra - o Perotti - bentornato a lui, uno di quelli che già dalla prossima gara dovrà sanare il deficit collettivo con giocate personali -, che Pastore mediano è un lusso che ci si può permettere soltanto contro chi ti aspetta nei suoi primi trenta metri a oltranza e che l’asse Džeko-Kolarov, che tante partite ha risolto in passato, funzionerà certamente meno se il primo ha una frattura allo zigomo e il secondo - 33 anni non può mai fermarsi.
Attenuanti, tante; poi ci sono i demeriti e, se il collettivo non può essere accusato più di tanto, sono i singoli a doversene fare carico. In una situazione come questa, sbagliare scelte - come quella, ad esempio, di Zaniolo, che in superiorità numerica opta per una giocata alta per un calciatore basso e marcato, forse sbagliata a prescindere - e vincere pochi duelli individuali diventa sanguinoso: andare oltre le difficoltà è sempre complicato, ma bisogna fare tutto il possibile per uscire dal campo senza rimpianti e la Roma, probabilmente, non lo ha fatto neppure in questo caso. Il mucchio di squadre in zona-quarto posto ancora non si è sgranato e questo lascia ai giallorossi tempo per provare a ricomporsi: dovranno letteralmente farlo, giacché è improbabile (se non impossibile) anche solo ipotizzare un qualsiasi futuro (ma anche presente) tecnico senza avere gli elementi base per metterlo in pratica. Roba da far pensare che, tutto sommato, un po' di pioggia vera sarebbe andata anche meglio.