Pausa forzata
A pochi giorni dalla fine dell’estate calcistica, proviamo a ricordare come era iniziata. Dopo l’addio di Luciano Spalletti, la Roma ha scelto Eusebio Di Francesco, regista delle migliori stagioni del pur piccolo Sassuolo, portato a giocarsi l’Europa League grazie a un impianto di gioco riconoscibile ed efficace. Lo scopo della Roma era quello di mettere in piedi una cosa simile, ma difficoltà di apprendimento e di mercato hanno fatto sì che i giallorossi non arrivassero totalmente preparati al primo appuntamento della stagione, con tre punti portati via da Bergamo più con la forza che con la qualità. L’infortunio di Bruno Peres ha messo ancor più nei guai il tecnico, che per la partita contro l’Inter non potrà disporre di nessun terzino destro di ruolo e che quindi sarà costretto a inventarsi una soluzione one-shot.
Paradossalmente questi problemi di formazione sono l’unico elemento che va in continuità con i precedenti, che suggeriscono - se non obbligano a - una pausa forzata che possa condurre la Roma alla sosta con meno danni possibile, per ricominciare a costruire a partire dal terzo appuntamento, quello con la Sampdoria. Una partita che precederà anche l’esordio in Champions League, competizione in cui avere un’identità di gioco è ancor più importante che in campionato e che già in passato ha finito per impattare negativamente sulle prestazioni domestiche più di quanto già possa fare normalmente. L’Europa, dunque, come causa (la partecipazione) e scopo (qualificarsi ancora) di una scelta che va però giocoforza accantonata per qualche giorno ancora: c’è una catena che va sistemata e chissà che l’anello forte non possa essere agganciato prima di quanto si possa pensare.