Il grande merito della Curva Sud
Non era facile, non era semplice, non era per niente scontato. Eppure la Roma ha schiantato il Feyenoord conquistanto, di forza e prepotenza, la semifinale di Europa League.
ROMA-FEYENOORD - I giallorossi hanno mostrato di essere complessivamente più forti, riuscendo a superare ostacoli disseminati un po’ ovunque, quali infortuni e pali vari. Grazie però sostanzialmente al lavoro di José Mourinho, i capitolini hanno dato sempre l’impressione di poter ribaltare la partita. Anche nei momenti più delicati, anche quando a poco più di 10 minuti dalla fine la Roma era fuori dall’Europa League comunque l’impressione era che la Roma potesse segnare, potesse farcela.
Il profumo di impresa, di rimonta, di forza aleggiava nell’aria fin dai primi minuti e lo stesso José Mourinho ha faticato a rimanere sobrio e, negli ultimi minuti, sembrava un tifoso qualunque e non sarebbe stata una gran sorpresa se avesse fatto il giro dello stadio correndo con una bandiera in mano.
PELLEGRINI - Si parla spesso di tattica, di tecnica, di preparazione atletica. Tutte cose giuste, tutte cose necessarie, ma viene spesso sottovalutato l’aspetto mentale. Dopo l’errore dal dischetto a Rotterdam, Pellegrini si è trovato davanti a un bivio: affondare in una stagione, fino a lì, non eccellente, o risorgere. L’accoglienza allo stadio prima di Roma-Udinese ha dato l’input giusto, con lo striscione della Curva Sud: "Nel bene o nel male... il capitano rimane tale". Non è un caso se il capitano giallorosso sia rinato dopo questo attestato di amore incondizionato, forse nel momento più delicato della sua stagione. Più del tifo incessante, più delle bandiere, più dei cori per 90 minuti, la Curva Sud può vantare di aver avuto, forse, un ruolo determinante nel far ritrovare serenità a Pellegrini. Fiducia che poi si è tramutata in gol, assist, prestazioni importanti per la Roma. E ora, Budapest non è più un sogno lontanissimo ma un obiettivo concreto, il più importante nella storia recente della Roma.