Gasperini è la scelta giusta per la Roma. Da una scelta così impopolare derivano grandi responsabilità

Tempo fa, l'allora mister della Roma, Claudio Ranieri, oggi consulente della proprietà, aveva detto come i Friedkin avessero imparato dai propri errori. Quali? Principalmente l'aver buttato la scorsa stagione, con una gestione sbagliata sotto ogni punto di vista che ha portato a dover ricorrere proprio al mister di San Saba per tappare una situazione esplosa tra le mani.
Da novembre a oggi i Friedkin, Ghisolfi e lo stesso Ranieri hanno avuto tutto il tempo necessario per scegliere (in tutta serenità, visti gli ottimi risultati sul campo ottenuti) l'allenatore migliore per la Roma, capace di creare un nuovo, l'ennesimo progetto. Le difficoltà del club sono sempre le stesse: la Champions che non arriva da troppo tempo e i conti che limitano, obbligano le scelte in sede di campagna acquisti. Ecco che quindi la scelta del tecnico sarebbe stata probabilmente quella più delicata di tutte.
Un allenatore scommessa, anche se un fuoriclasse (l'esempio su tutti è Luis Enrique), non è detto che sia l'allenatore giusto in questo momento per la Roma club. La piazza fa un po' storia a sé, ci torneremo. Quando si parla di progetti, il modello del calcio italiano è sempre stato quello atalantino, con due grandi protagonisti: il DS Sartori (ora al Bologna) e mister Gasperini, capaci di prendere una squadra di provincia e portarla stabilmente in Champions League, vincendo un'Europa League, ristrutturando il proprio stadio. Voci di un interessamento della Roma a Sartori ci sono state, ma se non è zuppa è panbagnato e i Friedkin e Ranieri hanno scelto Gasperini.
La Roma si trova oggi ad aver preso il profilo più adatto a quelle che sono le esigenze del club e le visioni della proprietà. Difficile prendere gli allenatori che vogliono vincere subito e avere un mercato milionario. Per cosa è famoso Gasperini? Per il bel gioco, i risultati ottenuti con giocatori diventati grandi inseriti nel suo sistema tattico ben consolidato e di conseguenza permettere grandi plusvalenze e crescita, intesa anche come solidità economica del club. Tutto quello che serve alla Roma in questo momento. Un cambio di rotta che era stato preventivato, perché si era passati da Mourinho e l'acquisto di top player come Dybala e Lukaku, giocatori da instant team, a profili diversi che, come successo per Le Fée o Dahl, anche senza successo nella Capitale, sono stati facilmente piazzati altrove.
Spesso a Roma ci si rifugia dietro il detto di non essere stata costruita in un giorno. Lo disse a suo tempo Pallotta, l'ha ripetuto Ranieri di recente, ma il tempo è sempre stato un limite. Mourinho è riuscito ad accorciare i tempi per tornare a vincere un trofeo, ma anche lui, alla lunga, ha pagato dazio. Il problema di quanto di bello possa fare Gasperini a Roma è proprio questo: quanta pazienza avrà una piazza (ecco che ci siamo tornati) per un allenatore che riscuote già le antipatie dei più e che si è già presentato alla propria maniera coi giornalisti giunti a Fiumicino ad accoglierlo? Ovviamente è un discorso da ansia preventiva, perché tutto potrebbe andare per il verso giusto fin dal primo momento. In un caso contrario, l'unico che potrebbe placare il malcontento della piazza sarebbe ancora una volta il dirigente Ranieri.
Discorsi che, se non fosse Gasperini ma l'Allegri di turno, probabilmente non si sarebbero fatti. Qui rientra in ballo la società che sa di aver fatto fondamentalmente la scelta più adatta alle esigenze del club, sa anche di aver fatto una nuova scelta impopolare, dopo quella di Juric, e deve dimostrare di aver imparato dai propri errori nei fatti, costruendo la rosa più adatta a far rendere al meglio la nuova Roma di Gasperini.
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