Aspettando Pizarro
Com’è strano il mondo. Fino allo scorso 27 ottobre, giorno dell’infortunio alla coscia, David Pizarro era considerato un giocatore insostituibile, un elemento imprescindibile dal quale dipendevano le sorti della Roma. Una sorta di semidio, insomma. Una fama giustificata dalla classe e dalla tenacia che il cileno ha sempre messo a disposizione della squadra giallorossa, contribuendo a sfiorare l’impresa scudetto, l’anno scorso. Improvvisamente, complice un infortunio muscolare prima, un’influenza poi e una serie di risultati utili per la Roma, l’ex playmaker dell’Udinese diventa quasi ingombrante. Durante la sua assenza, De Rossi torna a giocare davanti alla difesa, nel rombo di centrocampo: “E ora dove lo mettiamo Pizarro?” si chiede qualcuno.
Il cileno torna nella gara di Palermo e sembra irriconoscibile. Appare fuori forma e impreciso, sfoderando tra le peggiori prestazioni degli ultimi anni. L’ex centrocampista dell’Inter, lo ha spiegato anche Ranieri, nel rombo si trova più a suo agio come vertice basso o come vertice alto. Quest’ultima posizione viene saldamente occupata da Menez, in alternativa c’è Simplicio che a Verona, schierato in quel ruolo, ha siglato una doppietta sfiorando anche il terzo gol. Rimane il ruolo davanti alla difesa, con De Rossi che può benissimo giocare come interno di centrocampo, al posto di Greco o di Brighi. Quando Pizarro tornerà in forma una soluzione deve essere trovata perché alla Roma manca tantissimo una mente a centrocampo, qualcuno che sappia come far girare il pallone, che dia i tempi alla squadra e che crei superiorità in mezzo al campo, grazie a quei dribbling che tanto fanno inorridire alcuni ma che spesso gli consentono di superare il suo diretto avversario.