Anyway the wind blows
Se dici Roma, pensi a quei tre intorno al numero 16: Daniele, Bruno e Francesco. Cognomi pesanti, che hanno fatto e sono (purtroppo) la storia di questa squadra, ma prima di tutto romanisti. In un momento particolare, senza senso di appartenenza di una tifoseria nella società, il mondo Roma si è fermato ad abbracciare l'ultimo figlio del club, fratello di tutti i romanisti, dimenticandosi di tutto (fallimento stagionale, Pallotta, Baldini o chi volete voi). Contava solo tirare fuori quell'affetto speciale, quel legame caratteristico di questa squadra. Questo accadeva soltanto domenica scorsa. Da ieri, comunque, il vento è ritornato a soffiare. Non c'è ancora il caratteristico ponentino a stemperare l'usuale calore romano, ma ancora cielo grigio e pioggia. Deve cambiare ancora la stagione. In questo momento, l'unica cosa certa è che la squadra giocherà in Europa League, e non si ha neppure in questo caso la certezza al 100% da quale turno inizierà a disputarla. Si sa che alcuni big daranno (o l'hanno già dato nelle stanze di Trigoria) l'addio alla squadra: fortuna altrove in cambio di una plusvalenza.
Manca però, ancora, il progetto tecnico. Quello che ha fallito in questa annata iniziata senza troppe aspettative (vista la Juve di CR7), finita come non ti aspettavi. DS, allenatore, nuovi giocatori. Questo è l'effetto domino che dovrà avvenire nei prossimi giorni. Petrachi ok, Gasperi-no. Dopo quello di Conte, la Champions "toglie" ai giallorossi anche il piano B per la panchina. Non è bastato un ricco contratto e la possibilità di allenare una squadra di maggiore caratura internazionale rispetto all'Atalanta. Non è un bel segnale, anche solo dal punto di vista di appeal-mediatico. Questo porterà nuove critiche alla società in un clima già difficile per i fatti ormai noti. Avanti il piano C. Anyway the wind blows. Anche se il vecchio, caro ponentino aveva tutto un altro fascino.