Cambio Campo – Giordano: “Abraham e Osimhen sono un lusso per il calcio italiano. Oggi mi aspetto una partita molto tirata”

18.04.2022 17:57 di  Emiliano Tomasini  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Emiliano Tomasini
Cambio Campo – Giordano: “Abraham e Osimhen sono un lusso per il calcio italiano. Oggi mi aspetto una partita molto tirata”
Vocegiallorossa.it
© foto di www.imagephotoagency.it

Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.

L’ospite di oggi è Marco Giordano di Radio Punto Nuovo, con il quale abbiamo parlato di Napoli-Roma.

Entrambe le squadre hanno bisogno di vincere, che partita ti aspetti tatticamente e come si affronteranno le due squadre?
“Sarà una partita molto tirata. Il Napoli – dopo le vittorie di Milan e Inter - non può sbagliare, mi aspetto quindi un Napoli offensivo fin da subito, che proverà a schiacciare la Roma fin dai primi minuti di gioco. La Roma giocherà una partita votata alle ripartenze, me la immagino pronta a incassare i colpi del Napoli per poi ripartire, come ha fatto la Fiorentina nell’ultimo turno di campionato. Poi quando e se il Napoli sarà in difficoltà, la Roma prenderà il pallino del gioco e proverà a gestirla. Tutto il peso della partita è sulle spalle del Napoli, è la squadra che deve assolutamente da vincere”.

Spalletti è - nel bene e nel male - legato alla Roma. Come valuti questa sua prima stagione a Napoli?
“Per il momento per me è una stagione da 8,5. Spalletti ha preso una squadra e un ambiente disastrati dopo la partita con il Verona e la mancata qualificazione alla Champions. Prima ancora del discorso tecnico-tattico, Spalletti ha rimesso in piedi un sistema mentale, tale da consentire al Napoli di ritrovare una condizione importante. Spalletti sta dando al club la possibilità di tornare ad alti livelli dopo due stagioni non buone e questo era tutt’altro che scontato, perché anche lui veniva da due anni senza squadra. Ha presentato un calcio moderno, un calcio che ha fatto fare al Napoli una piccola rivoluzione copernicana. La squadra non gioca più esclusivamente palla a terra con il fraseggio rapido, impostazione voluta prima da Benitez e poi esaltata da Sarri. Ancelotti e Gattuso non sono riusciti ad evolvere quel tipo di calcio, mentre Spalletti c’è riuscito. Quello che a Napoli si trascura è che Spalletti ha dato alla squadra una dimensione tattica alternativa a quelle precedenti e propedeutica a preparare il Napoli del futuro. Poi chiaro, ci sono alcune spigolature di Spalletti, che non sempre riesce a essere un allenatore che unisce tutto il gruppo. Ci possono essere alcune perplessità in alcuni giocatori, ma questo è normale. È un allenatore dal carattere forte. Io credo lui fino ad ora abbia fatto benissimo e il fatto che il Napoli è ancora in lotta per lo scudetto lo certifica”.

Nonostante una stagione così positiva, c’è comunque il rischio di terminare il campionato solo al quarto posto, che comunque significherebbe Champions. Eventualmente, sarebbe un risultato positivo o deludente?
“La piazza di Napoli è particolare. Sicuramente il quarto posto sarebbe visto come una deminutio, anche se non lo è. Chiaro, hai accarezzato un sogno e lo stai ancora vivendo. La pancia dei tifosi va rispettata. Ma l’analisi che deve essere fatta deve essere scevra del giudizio da tifoso, il quarto posto per il Napoli sarebbe comunque un risultato positivo. Terzo o quarto posto cambia pochissimo, perché vorrebbe comunque dire Champions. Credo, però, il Napoli abbia le carte in regola per mantenere il terzo posto”.

Per anni si è parlato di Insigne come possibile Totti del Napoli, come mai questa separazione quando è ancora nel vivo della sua carriera?
“Il rapporto tra Insigne e il Napoli era finito da tempo e non c’è mai stato un vero e proprio idillio. C’è sempre stata la consapevolezza di avere in casa un grande giocatore, che però non è mai stato amato fino in fondo per quello che è. D’altra parte, però, negli anni ci sono stati dei comportamenti di Insigne che non hanno creato quel rapporto viscerale. Essere profeta in patria è difficilissimo. Secondo me, ha fatto bene ad andare via da Napoli. Insigne rischiava di diventare un peso. Dopo tanti anni, c’era il rischio che ci si continuasse aspettare qualcosa di diverso da lui. Insigne non è un campione, è un grandissimo giocatore ma non è un campione. Ha dato tantissimo alla causa del Napoli. Non so perché ci si aspettava dovesse portare il Napoli alla vittoria di 6 Champions e 12 scudetti, il pubblico ha avuto delle aspettative eccessive. Dall’altra parte, Insigne, forse, poteva avere una forza mentale diversa per farsi amare di più. Poteva essere – lasciamelo passare – più paraculo. Il rapporto non è mai decollato del tutto, quindi alla fine la scelta di andarsene è giusta. La scelta di andare a Toronto però non so se è giusta. Vai là per i soldi, perché è chiaro che vai lì per i soldi. Ha scelto di vivere una seconda parte di carriera tranquilla e ricca, è una scelta che io non avrei fatto, sarei rimasto a giocare ad alti livelli. Fossi stato lui, avrei preferito un’altra grande sfida. Per me poteva restare anche in Italia, non alla Juventus, ma in Italia sì. Però, sono scelte personali e va bene così”.

Abraham e Osimhen sono due giocatori fondamentali per Roma e Napoli, in cosa uno è migliore dell’altro e viceversa?
“Sono due giocatori che si somigliano molto, anche dal punto di vista caratteriale. Sono due ragazzi trascinanti, sanno essere grintosi, cattivi e anche solidi. A volte hanno anche un temperamento eccessivo. Entrambi attaccano la porta in maniera devastante. Faccio fatica a prendere qualcosa dell’uno e dell’altro. Se devo cercare il pelo nell’uovo, Abraham potrebbe avere qualcosa in più nella conclusione in porta, mentre Osimhen è più forte nel colpo di testa. Ma parliamo di decimali. Entrambi sono un lusso per il calcio italiano, che ultimamente sta perdendo sempre più talenti. Fin quando saranno in Italia coccoliamoceli, perché sono di un livello tecnico superiore alla media”.

Come giudichi il percorso che sta facendo la Roma con Mourinho?
“Io credo che il progetto Mourinho sia un progetto che possa portare a Roma non solo un trofeo, ma soprattutto una mentalità. Mourinho sta costruendo una mentalità diversa, che è una cosa fondamentale. Lui non resterà in eterno alla Roma, ma sta gettando le basi anche per il futuro. Come l’Inter di Inzaghi ha ancora residui importanti della forza mentale dell’Inter di Conte. Quindi Mourinho rappresenta un percorso che la Roma sta facendo. Sicuramente si potrà vincere qualcosa, già quest’anno c’è la Conference League. Una Coppa che non va assolutamente sottovalutata. Quindi ben venga l’era Mourinho a Roma e possa durare il più possibile per restituire grande dignità alla Roma”.