Celtic, Nancy: "Gasperini è un allenatore che rispetto molto"
Wilfried Nancy, allenatore del Celtic, ha parlato in coferenza stampa in vista del match di domani contro la Roma
Come si sente in vista della sua prima partita europea alla guida del Celtic?
«Mi sento bene. È la prima gara, abbiamo avuto due giorni per allenare la squadra e ciò che ho visto è stato davvero interessante. Abbiamo avuto momenti molto buoni con il pallone e senza il pallone. Poi ci sono stati anche momenti un po’ più difficili, o meglio, situazioni che avremmo potuto gestire meglio. Non sono soddisfatto del risultato, ovviamente, ma sono soddisfatto di come abbiamo giocato e di come ogni giocatore abbia voluto connettersi con gli altri. Per essere la prima partita, è stato molto interessante».
Quanto è difficile trasmettere le sue idee con così tante partite, e così diverse tra loro, passando dal campionato scozzese all’Europa League?
«Per me è fantastico, perché come allenatore il mio lavoro è trovare soluzioni. Poi bisogna stabilire delle priorità. Ovviamente non posso mostrare tutto subito, ma l’idea è proprio quella di dare priorità alle cose importanti. Non dimentichiamo che c’è già una buona base: il mio compito non è cambiare tutto, ma aggiungere alcune cose, alcune sfumature offensive e difensive. Per me è l’unico modo per essere coerente con il quadro generale e con il punto in cui siamo adesso. Sono piuttosto soddisfatto di ciò che ho visto finora».
Avendo avuto uno o due giorni in più rispetto alla gara con gli Hearts, sente che la squadra abbia già fatto ulteriori passi avanti nell’apprendimento?
«Sì. Se avessi avuto più tempo sarebbe stato ancora meglio. Ma, per essere sincero, la sessione di allenamento di questa mattina mi ha davvero soddisfatto: è una sessione che solitamente facevo con tutte le squadre precedenti, e oggi è stata la prima volta che l’ho proposta qui. La qualità è stata eccellente. È un segnale che i giocatori sono in grado di abbracciare ciò che vogliamo fare. Poi vedremo come migliorare passo dopo passo».
Che tipo di allenatore è rispetto al rumore esterno? Legge reazioni online, giornali, radio? Oppure non le interessa?
«Bella domanda. Sarò onesto: quando ho avuto l’opportunità di diventare allenatore, dopo sette anni da vice, ho lavorato con molti tecnici diversi. Mi sono sempre detto che, quando sarei diventato primo allenatore, avrei tagliato tutto. E così ho fatto. Su Twitter ho disattivato tutto ciò che riguardava il mio nome, il club, quello che la gente può dire. Le persone hanno diritto di parlare, fa parte del lavoro, ed è per questo che studiamo. Ma non sono qui per commentare ogni cosa. Se andiamo al ristorante, magari a lei piace il piatto e a me no. Funziona così. Io controllo ciò che posso controllare: essere in sintonia con i miei giocatori, con il club, con le persone con cui lavoro, e massimizzare le possibilità di vincere attraverso buone prestazioni».
I giocatori hanno parlato positivamente dei suoi messaggi e del modo in cui ha cambiato alcuni aspetti tattici. Hanno detto che non è così diverso giocare con difesa a tre o a quattro, perché si può costruire sia a due che a tre. È questa la sensazione che ha avuto anche lei?
«Sì. Ho percepito grande disponibilità. È stata una sfida importante anche per me, perché è la prima volta che prendo una squadra a stagione in corso. È una situazione nuova: sono arrivato con molta fiducia, ma anche con molta umiltà. Tutti parlano del sistema, ma nell’ultima partita abbiamo giocato con una linea a quattro. Difensivamente poteva sembrare una linea a cinque, ma non lo era. A volte difendevamo a tre. Non è il sistema il punto centrale: sono i concetti. Come vogliamo giocare, come possiamo connetterci meglio, come manipolare l’avversario per attaccare meglio l’area, come rompere le linee, come difendere la nostra area. Questo è ciò che conta. E i giocatori lo hanno capito. Per me il sistema non è importante, conta la coerenza. Se faccio una scelta è perché credo possa essere positiva per la squadra. E se devo cambiare qualcosa, lo farò. L’idea è essere coerenti con chi sono, con il mio modo di vedere il calcio, e dare tempo ai giocatori per elaborare tutto. So che devo vincere per guadagnare tempo, ma è sempre stato così ovunque. Valeva in MLS, valeva quando ero giocatore. Vale anche per voi nel vostro lavoro: bisogna essere bravi per rimanere».
Com’è stato questo inizio così rapido, tra arrivo, domande, lavoro sul campo? Come sono stati i primi giorni per lei e il suo staff?
«Mia madre mi ha detto che ho le occhiaie! Le ho risposto: “Mamma, sono appena arrivato, jet lag, tante cose da anticipare…”. Ma fa parte del nostro lavoro. Sono davvero entusiasta. Cerco di rimanere in pace con me stesso, con la persona che sono. Cerco di aprire gli occhi per comprendere la cultura, il contesto. Poi farò ciò che sono abituato a fare: il mio modo di giocare è uno stile di vita, non qualcosa che cerco semplicemente di adattare. Lo sento dentro. E poi vedremo».
Serve molta fiducia in se stessi per credere nelle proprie idee e guidare il club nella direzione giusta?
«Come allenatore – o meglio, come leader – devi essere così. Se non sei convinto della tua strada, quando cominci a parlare perdi credibilità. Il mio compito non è solo allenare: alleno quando aiuto un giocatore a controllare meglio il pallone o prendere una decisione migliore. Ma sono un leader. E un leader deve capire il contesto, avere fiducia, unire questa fiducia al contesto e abbracciare l’adversità. Con umiltà, è ciò che cerco di fare. Non dico che sia facile, ma è dove sono ora. Credo che sia il modo migliore per essere coerente e fare ciò che reputo utile per aiutare la squadra a vincere».
C’è stata molta attenzione per l’uso della lavagna tattica a bordo campo. Le sorprende questa reazione a uno strumento così comune?
«No. Le persone hanno il diritto di parlare. Magari mi vesto in un certo modo e qualcuno dice che non gli piace. Non perdo tempo su queste cose. Se uso la lavagna è perché è utile per me, semplice. Non credo che la userò sempre, ma non ho alcun problema con la reazione delle persone».
Quella contro la Roma sarà la sua prima partita europea. Cosa si aspetta dall’atmosfera del Celtic Park e dal valore dell’avversario?
«È un onore per me giocare in Europa League. Con il mio inglese (ride), ma con tanta umiltà. Non dimenticate che sono arrivato in finale di Champions League CONCACAF, quindi so cosa significa vivere certe partite. Ora sono in Europa, ed è diverso, ma è qualcosa che attendo con entusiasmo. Gasperini è un allenatore che rispetto molto per il suo stile di gioco: è un tecnico che ho studiato tanti anni fa. Sono molto emozionato per il mio debutto europeo qui in casa e per questa sfida».
Ha detto che il suo compito è trovare soluzioni e poi stabilire delle priorità. Considerando come il Celtic ha giocato finora e come vuole farlo giocare lei, qual è la sua priorità immediata?
«La mia priorità è essere coerente con ciò che credo possiamo fare per massimizzare le nostre possibilità di vincere. Poi, ho una lista lunghissima di cose da fare: devo valutare i giocatori che ho a disposizione, valutare il contesto, valutare il fatto che siamo insieme da appena una settimana. E quindi devo dare delle priorità. Per esempio, invece di proporre un esercizio che normalmente va da 0 a 10 con il massimo della complessità, non lo farò: lo farò arrivare solo fino a 5.
Non sono qui per cambiare tutto: questo si può fare in pre-season, quando hai cinque, quattro o tre settimane. Non è questo il caso. Devo essere intelligente e pragmatico in certi momenti, per essere coerente con la squadra in questo preciso momento».
Auster ha detto che i giocatori devono essere adattabili, sempre più adattabili. Vale lo stesso anche per un allenatore?
«Sì. Io credo che non sopravvive chi è più forte, ma chi è capace di adattarsi al cambiamento. Questa è la mia filosofia. Non sto dicendo che cambierò ciò in cui credo, ma che devo capire tutto il contesto per poter dare delle priorità. E poi vedremo cosa dovrò fare per migliorare».
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 20/2010 del 11/11/2010
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Alessandro Carducci
© 2025 vocegiallorossa.it - Tutti i diritti riservati