Da Pallotta a Friedkin, da Petrachi a Dzeko - Cinque interviste che hanno segnato il 2020

01.01.2021 17:45 di  Danilo Budite  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Danilo Budite
Da Pallotta a Friedkin, da Petrachi a Dzeko - Cinque interviste che hanno segnato il 2020
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Sta per terminare il 2020, un anno che resterà unico nel suo genere, o almeno si spera, contrassegnato dalla pandemia da COVID-19. Per i colori giallorossi è stato un anno controverso, iniziato malissimo con le deludenti sconfitte contro Torino e Juventus e il crollo tra gennaio e febbraio. Poi il lockdown, la ripresa e di nuovo un altro crollo, nel match di Europa League col Siviglia. Un tripudio di incertezze hanno accompagnato l'inizio della nuova stagione, con Fonseca sulla graticola e una partenza non indimenticabile, con il pasticcio liste a Verona e il pari pieno di rimpianti con la Juventus. Poi però la Roma è uscita fuori, ha cominciato a vincere e convincere, al netto dei blackout contro Napoli e Atalanta, e ha chiuso questo 2020 al terzo posto in classifica.

Dallo 0-2 col Torino al 3-2 col Cagliari sono successe tantissime cose: l'addio di Pallotta, l'arrivo dei Friedkin, i due infortuni di Zaniolo, il licenziamento di Petrachi, l'ennesimo mancato addio di Edin Dzeko. Un anno denso di emozioni e momenti chiave per la Roma, che vogliamo rivivere attraverso le dichiarazioni dei protagonisti, le cinque che hanno maggiormente lasciato il segno in quest'ultimo anno.

"VORREI LASCIARE IL CLUB IN MANI SOLIDE" - Il 2020 si è aperto con una grossa incertezza societaria. Le voci sul possibile arrivo di una nuova proprietà dominavano la scena, col nome di Dan Friedkin che sembrava destinato a raccogliere l'eredità di Pallotta. Già sul finire del 2019 sembrava tutto fatto per il passaggio di consegne, si aspettava per fine anno un annuncio che non è però arrivato. Non lo ha fatto nemmeno nei primi mesi del 2020, tanto che la sicurezza iniziale si era trasformata gradualmente in un sano scetticismo. Dopo mesi di congetture e incertezze l'allora presidente della Roma, James Pallotta, è intervenuto finalmente il 15 giugno per fare chiarezza sulla vicenda. "Il gruppo Friedkin si è avvicinato a noi lo scorso autunno e verso la fine dell’anno stavamo iniziando a trovare un accordo. Abbiamo approfondito i dettagli, nei quali spesso si nascondono le difficoltà, ma dopo le modifiche apportate dai loro avvocati e banchieri, l'offerta ha iniziato a trasformarsi in qualcosa di sempre meno appetibile sia per la Roma sia per il nostro gruppo di investitori. L'ultima offerta semi-concreta che abbiamo ricevuto, sulla quale dei dettagli sembrano essere trapelati da alcuni dei loro avvocati o banchieri, non era minimamente accettabile": questa la grande rivelazione di Pallotta. L'offerta c'era, la trattativa era avviata, ma la pandemia ha cambiato le carte in tavola.
"Se il gruppo Friedkin avesse i soldi e volesse parlare ancora e avanzare un’offerta tale da essere ritenuta accettabile da tutti noi per la Roma, lo ascolteremmo. Potrebbero essere i proprietari ideali per la Roma? Forse": questa la miccia che riaccende l'interesse intorno a un imminente passaggio di proprietà, con Pallotta che poi chiosa: "Invecchiando sto pensando al futuro e vorrei lasciare il Club in mani ottime, solide. Vorrei qualcuno che sia una buona guida per la Roma e che le permetta di poter competere come a tutti noi piacerebbe"
Con questa lunga intervista uscita sul sito ufficiale del club James Pallotta finalmente svela ogni dettaglio, fino a quel momento semplicemente ipotizzato, sul presente e futuro societario della Roma. Inutile sottolineare come le parole dell'ex presidente abbiano risvegliato l'attenzione attorno a un passaggio di proprietà che di lì a poco tempo si sarebbe finalmente concretizzato.

"SAREMO MOLTO PRESENTI A ROMA" - A quasi due mesi esatti da quelle parole esplosive di Pallotta arriva il closing ufficiale. È il 17 agosto 2020 e la Roma passa nelle mani di Dan Friedkin. Il giorno successivo arrivano le prime parole giallorosse del nuovo proprietario, una dichiarazione d'intenti per il futuro: "Il nostro impegno nei confronti della Roma è totale. Saremo molto presenti a Roma". Queste le parole che inevitabilmente scaldano l'atmosfera nella Capitale: al di là dei risultati sul campo, ciò che è sempre stato contestato a Pallotta è stato il suo allontanamento dalla Capitale. L'ex presidente ha passato parecchio tempo lontano dalla squadra, lasciando suoi delegati a seguire da vicino la squadra. Se ciò sia stato effettivamente un male o se abbia inficiato meno di quanto si pensi sui risultati del club in fondo non è dimostrabile, ciò che però è certo è che la piazza ha spesso lamentato la latitanza del presidente e l'annuncio di Dan Friedkin di voler trascorrere del tempo nella Capitale e di voler stare vicino al club, parole confermate poi dai fatti, ha portato parecchio entusiasmo.

"DOBBIAMO FARCI QUALCHE DOMANDA" - La prima stagione giallorossa di Fonseca si è conclusa sotto le aspettative, mancando la qualificazione in Champions League. Dopo un ottimo inizio, la Roma è letteralmente crollata nei primi mesi del 2020, per poi riprendersi però dopo il lockdown col cambio di modulo e il passaggio alla difesa a tre. Una svolta che ha riportato gioco ed entusiasmo nella squadra e soprattutto aspettative per quello che, sfumato il quarto posto, era diventato l'obiettivo principale della stagione: il cammino europeo. Dopo aver superato il Gent agli ottavi, la Roma aveva pescato il Siviglia ai sedicesimi di Europa League. La sfida, rinviata per l'emergenza da COVID-19, viene rifissata per il 6 agosto, a campionato ultimato e con l'insolita formula della gara secca in campo neutro.
Le tantissime aspettative riversate su quella partita si trasformano subito in amara delusione: Reguilon sblocca al 21', En-Nesyri raddoppia sul finire del primo tempo. La Roma non è mai in partita e non dà mai la sensazione di poter fare male al Siviglia, che a più riprese sfiora il tris. Il match termina 2-0 per gli spagnoli, i giallorossi steccano l'ultimo obiettivo rimasto e la depressione cala come un'ascia sui capitolini.
Nel concitato postpartita a tuonare è il capitano, Edin Dzeko: "Mi ha deluso tutto, non siamo mai stati in partita, ci hanno mangiato in tutto, in velocità, in tecnica, preparazione della gara, in tutto. Quanto ci manca per il salto di qualità a livello internazionale? Se guardiamo la partita di oggi, tanto. Dobbiamo farci tutti qualche domanda”. Dichiarazioni pesantissime, che sanno davvero di condanna. A esacerbare il clima ci pensa il mercato, con Dzeko promesso sposo alla Juventus. La partenza del bosniaco sembra ormai cosa fatta, quelle dichiarazioni colme di delusione sanno di addio e la Roma sta cercando un sostituto, individuato nel profilo di Milik. Alla fine però il risvolto è ben noto: Dzeko per la terza volta dopo essere stato a un passo dalla cessione rimane a Roma e Fonseca, che secondo molti era il bersaglio di quelle parole del bosniaco, resta sulla panchina giallorossa e lavora per far fare quel salto di qualità alla squadra e i risultati positivi ora sono sotto gli occhi di tutti.

"HO CAPITO CHE MI STAVANO CACCIANDO IN MODO SUBDOLO" - Una delle vicende più clamorose del 2020 è stata sicuramente quella che ha riguardato l'ex DS Gianluca Petrachi. A quasi un anno esatto infatti dal suo arrivo in giallorosso, l'ex dirigente del Torino viene clamorosamente sospeso dalle proprie funzioni, una decisione insolita, che fa molto scalpore nell'ambiente. Con il mercato alle porte, l'incertezza societaria e una stagione che non stava finendo come auspicato, ciò che mancava era un terremoto nei quadri dirigenziali. Circa un mese dopo arriva poi il licenziamento per giusta causa, con Petrachi che trascina la sua ex squadra in tribunale. La curiosità intorno alla vicenda si fa sempre più crescente, in risposta alla scarsità di informazioni rivelate dal club. 
A rompere il silenzio, dopo parecchio tempo, è lo stesso Petrachi, che diversi mesi dopo il suo addio torna a parlare della Roma, non ricorrendo a mezzi termini: "Ho cercato di creare un gruppo unito e forte, ma spesso alcune persone sparlavano a vicenda: io ho fatto tanto per cercare di unire, era importante avere compattezza all’interno del gruppo. Se alcuni elementi destabilizzano l’ambiente e la Società non mi dà modo di allontanare, allora perdiamo. Il calcio funziona così: ci sono regole non scritte che vanno rispettate. Io sotto Natale dopo la vittoria di Firenze ho mandato un messaggio al presidente e non mi ha mai risposto. In quel momento ho capito che stavano cercando di distruggermi in maniera molto subdola”.

"LA MIA TESTA E IL MIO CUORE SONO SEMPRE RIMASTI A ROMA" - La grande telenovela del 2020 in casa Roma è stata quella legata a Chris Smalling. Dopo un'ottima prima stagione in giallorosso, la volontà della Società è quella di riportare l'inglese nella Capitale acquistandolo dal Manchester United. Un desiderio che incontra però la tenacia resistenza dei Red Devils, che fino all'ultimo cercano di non cedere alle condizioni della Roma e di non assecondare il desiderio del calciatore di tornare in giallorosso. Quella che sembrava una pura formalità col tempo che passa si trasforma in un miraggio: i giorni scorrono e Smalling si allontana dalla Roma. Poi all'ultimo secondo dell'ultimo giorno di mercato, finalmente il lieto fine: Smalling torna ufficialmente nella Capitale. Non prima però di un mistero legato a qualche documento mancante, al rischio che tutto saltasse per qualche cavillo burocratico (ipotesi ancora più spaventosa a pochi giorni di distanza dal caso Diawara).
Come in un classico film hollywoodiano però tutto si rivolve per il meglio e le prime parole della seconda avventura giallorossa di Smalling sanno davvero di liberazione: "Nella vita le cose che contano non arrivano mai in maniera facile. La mia testa e il mio cuore sono sempre rimasti a Roma. Sono molto felice di essere uno di voi. Daje Roma".