Lampard: "Mourinho è l'allenatore che mi ha fatto crescere di più. Io, lui e Terry abbiamo pianto quando è andato via"
Frank Lampard, ex centrocampista e bandiera del Chelsea, è stato ospite del podcast condotto dal suo ex compagno John Obi Mikel "The Obi one podcast". Tra i vari argomenti, Lampard ha parlato di José Mourinho e del ruolo avuto dall'allenatore portoghese nella sua carriera.
Sotto chi sei cresciuto di più come calciatore?
«Senza dubbio José Mourinho. Avevo 25 anni circa, ero in un momento delicato, lui arrivò e portò fiducia. Ovviamente è molto bravo tatticamente, lo era anche ai tempi, ma per me è stato importante perché ha creato un sistema e una struttura su misura per me. Non dovevo andare tanto oltre, lui mi dava i dettagli, ma era quello. La cosa principale che mi ha dato è stato farmi fare un passo in avanti. Io ero un ragazzo molto umile, ero al Chelsea... non avevo aspirazioni, o meglio, le avevo, ma non pensavo di poter raggiungere un livello da Champions League. E José è arrivato quasi dicendomi "beh, dovresti". In quel periodo ha portato la mia carriera dall'andare bene a un altro livello. E io questa cosa l'ho percepita, l'ho sentita. Da allenatore capisci che sono le cose personali, non tattiche, che ti rendono un calciatore migliore. Ci sono calciatori che hanno bisogno del bastone, altri della coccola. Io non avevo bisogno di nessuna delle due cose, probabilmente solo di essere supportato e lasciato lavorare e lui mi ha dato questo».
Come reagì lo spogliatoio quando Mourinho, che tu e Obi Mikel amavate, lasciò il club?
John Obi Mikel: "C'è una storia dietro il suo addio. C'era una persona completamente in lacrime la prima volta che José è andato via (ride riferendosi a Lampard, ndr). Ma anche il mister era in lacrime".
Frank Lampard: "Sì, anche lui pianse e io non fui il solo. Io in genere ero seduto vicino a John Terry, quando ci ha salutati e ci ha abbracciati eravamo entrambi emozionati. L'intelligenza di José, l'istinto naturale di coinvolgerci sia sul piano emotivo sia sul piano del gioco... Con José è stato un viaggio incredibile, due anni in cui abbiamo vinto il titolo, i primi due sono andati molto bene, nel terzo si è rotto qualcosa. La situazione è diventata tossica molto in fretta, credo che ci fossero un paio di nuovi giocatori e c'erano questioni sul fatto che lui non fosse d'accordo con i loro arrivi. C'era questa negatività che si diffuse... Non fu una sorpresa, è successo molto in fretta a inizio stagione, ma come giocatore, dal punto di vista personale, ero distrutto e deluso".